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Mafia, 46 anni fa l’assassino di Peppino Impastato

9 maggio 2024 | 17:10
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Mafia, 46 anni fa l’assassino di Peppino Impastato

L’omaggio della nipote, Luisa Impastato: “Peppino ha scelto di lottare contro il potere criminale mafioso partendo da una posizione scomoda perché egli stesso era figlio di un mafioso. La sua è quindi una storia di rottura”

Peppino Impastato ha scelto di lottare contro il potere criminale mafioso partendo da una posizione scomoda perché egli stesso era figlio di un mafioso. La sua è quindi una storia di rottura”. Così Luisa Impastato, nipote del militante di Dp ucciso 46 anni fa dalla mafia, ricorda lo zio a Ossigeno per l’informazione.  La sua figura è tanto più complessa, racconta, perché “non solo si schierò dalla parte dell’antimafia, ma anche dei diritti, dell’antifascismo, dell’ambientalismo, istanze sociali che lo resero divisivo. E lo è ancora oggi (per fortuna!), come dimostra la vicenda degli studenti di un Liceo di Partinico che avrebbero sostenuto di non voler intitolare il loro istituto alla memoria di Peppino e della madre Felicia“.

“Un caso che da un lato ci ha amareggiato – spiega Luisa Impastato -, dall’altro è stata una occasione in più per continuare il nostro impegno, convinti che i ragazzi vadano sempre ascoltati e mai strumentalizzati”.  Peppino Impastato fu anche uno scrittore, un cronista “che faceva dell’informazione una forma di resistenza. Per questo mi fa piacere che sia annoverato da Ossigeno tra i giornalisti italiani uccisi nonostante lui non fosse ufficialmente un giornalista. Ricevette la tessera dall’Ordine dopo la morte, con la data 9 maggio 1978”, ricorda la nipote.

“È una figura simbolica – aggiunge Luisa Impastato – perché ha lottato per una società libera dalle oppressioni e dalle ingiustizie sociali. Se Peppino continua a ispirare l’impegno di tante e tanti si deve a chi ha continuato a raccontare la sua storia per difendere la sua memoria, in particolare a sua madre Felicia. La cultura mafiosa l’avrebbe voluta in silenzio a piangere suo figlio nelle mura di casa, lei invece scelse di aprire quelle porte e di continuare a raccontare il suo Peppino, riuscendo da un lato ad ottenere la verità giudiziaria per il suo omicidio, dall’altro a riscattare la storia del figlio, consegnandola alle generazioni successive”. (Fonte: Ansa)

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