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Francia ed estrema destra: Macron vince la sua scommessa

7 luglio 2024 | 22:14
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Francia ed estrema destra: Macron vince la sua scommessa
Il presidente Emmanuel Macron (Foto: Pagina Facebook Emmanuel Macron)

Nessuno ha raggiunto la maggioranza assoluta, fissata a 289 seggi. Macron è l’ago di bilancia: o Nfp fa accordi con lui, o al potere non ci va

Parigi, 7 luglio 2024 – Lo avevamo scritto già nelle scorse settimane (leggi qui), il giorno dopo lo scrutinio delle Europee: guai a dare Macron per finito. E’ come un gatto: ha 7 vite. Anzi, è un vero e proprio volpone, un ingegnere della politica. E anche un abile giocatore di poker. Ha scoperto le carte, buttato tutto sul tavolo, ha fatto all-in. O la va o la spacca: non si torna indietro. Un rischio grande, enorme. Da molti analisti e commentatori definito un “suicidio politico”, quello di sciogliere l’Assemblea Nazionale. Ma alla fine ha avuto ragione lui.

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Senza Macron, non si governa

Già, perchè se è vero che il Nuovo Fronte Popolare ha sbaragliato la concorrenza (ha ottenuto tra i 178 e 205), è anche vero che Rassemblement National (113-148) è arrivato addirittura dietro ad Ensemble (157-174), ovvero il partito del presidente. L’estrema destra subisce una batosta inaspettata: già pronti a strappare lo champagne, ora saranno costretti a piangere sul latte versato. Jordan Bardella, delfino di Marine Le Pen, va in televisione ad urlare allo scandalo, parla di “alleanza del disonore dell’estrema sinistra”, cerca di guardare il bicchiere mezzo pieno affermando che “Rn ha preso la percentuale più alto della sua storia”. A Roma si dice che si sta riconsolando con l’aglietto. Ma non c’è da stupirsi: si sentiva già premier, il giovanissimo 28enne. E non solo lui, lo pensavano tutti. E invece, il voto ha dato un verdetto completamente inaspettato, per certi versi storico.

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Macron, dunque, ha vinto le elezioni? No, almeno non a livello matematico. Il Nuovo Fronte Popolare ha ottenuto tra i 178 ed i 205 seggi, mentre forbice di Ensemble parla di 157-174, poi c’è Rassemblement Natioanl tra i 113  ed i 148 (ricordiamo ai lettori che siamo tutti in attesa dei risultati finali, ma la proiezione è questa). Dunque, le urne hanno premiato Nfp. Ma c’è un problema: nessuno ha raggiunto la maggioranza assoluta, fissata a 289 seggi. Dunque, nessuno può reclamare il diritto di governare da solo. Sarà necessario fare accordi tra Nfp ed Ensemble, con buona pace di Rn. In soldoni: o Nfp accetta di accordarsi con Macron, o al potere non ci va. Senza il capo dell’Eliseo, non si governa. E’ questa la vera vittoria del presidente.

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Macron, aiutato anche da alcune celebrità di primissimo piano (tra cui spicca Kylian Mbappè, che durante l’Europeo si è pubblicamente esposto contro Rn e dando indicazioni di voto) ha fatto leva sul sentiment di paura che agitava i francesi, li ha anche “responsabilizzati” dopo le Europee, mettendoli di fronte una scelta: o me o gli estremisti. Sciogliendo l’Assemblea Nazionale ha dimostrato senso di responsabilità, ha mostrato importanza verso il voto delle Europee, prendendone atto senza girarsi dall’altra parte. Ha fatto la figura dello statista, spiazzando tutti. Anche Rn, che forse non si sarebbe mai aspettata di dover correre alle urne così presto, senza il necessario tempo per organizzarsi. 

Alleanza Nfp-Macron?

Poi, il Nuovo Fronte Popolare ha fatto il resto. In poche ore, tutti i partiti di sinistra si sono messi d’accordo, si sono uniti sotto un’unica lista destinata a durare nel tempo, ben lontana dall’essere un cartello elettorale. Ha mobilitato milioni di francesi in piazza, invadendo place de la Republique e non solo. Nonostante Nfp e Macron fossero rivali, in realtà hanno collaborato. E lo hanno fatto con l’operazione desistenza, ovvero il ritiro dei rispettivi candidati nei collegi in cui, al primo turno, erano arrivati terzi. Il motivo? Dare più possibilità ad un altro candidato di prendere un maggior numero di voti. Un’operazione che ha funzionato.

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Che succederà ora? Troppo presto dirlo. Difficile che Jean-Luc Melenchon, leader di France Insoumise e frontman dell’Nfp, possa essere nominato primo ministro: sarebbe uno spacco troppo grande per Macron mandare al Matignon (residenza del primo ministro francese) un uomo che si è formato nella sinistra rivoluzionaria. Molto più probabile che si aprano le porte per Olivier Faure, leader del Partito Socialista. Una nomina che, probabilmente, metterebbe d’accordo tutti: l’Nfp avrebbe un suo rappresentante al potere, e Macron salverebbe la faccia non cedendo a Melenchon che, come Le Pen, è il suo eterno rivale. C’è un’ultima ipotesi: un Governo tecnico stile Ciampi, Monti e Draghi. Ma è un’ipotesi, appunto. Più mediatica che reale. Almeno per ora, dato che non ci si può sorprendere più di nulla). (Foto: Pagina Facebook Emmanuel Macron)

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