La missione è finita, andate in pace (e salvate i soldati italiani)

La Forza Onu sotto attacco da parte dell’esercito israeliano
Un appello al Governo italiano da parte di dell’intera nostra popolazione: facciamo tornare a casa i 1.070 militari italiani di stanza in Libano sotto le bandiere ONU – UNIFIL. Questa missione era nata, secondo gli intendimenti dei vertici politici e militari delle Nazioni Unite, come forza di interposizione tra il Libano ed Israele, onde evitare sconfinamenti e contatti con Hezbollah, dislocata nell’area nevralgica del Medioriente dal lontano 1978. E’ composta da oltre 10.000 soldati di diverse nazionalità tra cui ghanesi, indonesiani, italiani, spagnoli.
Le nostre forze armate percepiscono uno stipendio di circa 130 euro al giorno pro capite, ed è la missione a più alto rischio tra le 54 cui l’Italia partecipa nel mondo sotto l’egida delle Nazioni Unite. I nostri soldati hanno a disposizione armi, munizioni, basi logistiche, mezzi di difesa, con un costo totale annuo per le casse dello stato italiano di 150 milioni di euro l’anno.
A seguito della invasione aerea e terrestre operata in queste ultime due settimane dall’esercito israeliano in Libano i militari di questa missione Unifil non possono più svolgere il loro scopo di “cuscinetto” tra le forze belligeranti e sono dovute andare a rinchiudersi nelle loro tre basi militari. E sono proprio queste basi che sono state attaccate dall’esercito di Telaviv.
Non si tratta di incidenti casuali ma mirati onde spaventare la missione militare e i rispettivi governi. Inoltre vi è la richiesta ufficiale israeliana onde queste forze di interposizione lascino la zona al più presto. Le forze politiche di opposizione in Italia ne chiedono il ritiro proprio perché lo scopo di questa missione è di fatto annullato e i nostri soldati corrono il rischio di essere uccisi, dopo il ferimento di ben 15 soldati indonesiani di quel contingente e l’invasione di due carri armati
israeliani entrati con la forza.
Lo stesso Ministro degli esteri Tajani e il Ministro della difesa Crosetto ritengono questi attacchi crimini di guerra e non bastano più le richieste di scuse rivolte al governo di Tel Aviv, scuse che peraltro non sono mai arrivate. Anzi al contrario Israele fa la voce grossa chiedendo che le tre basi si spostino più a nord per permettere alle loro truppe di avanzare comodamente in territorio libanese senza intralci e testimoni di sorta.
Il portavoce dell’Unifil, il capitano italiano Andrea Tenenti ha ammesso che lo scopo della missione, ovvero di tenere separati i vari schieramenti in lotta è ormai impossibile da portare avanti. Di qui ci si chiede perché mai lasciare i nostri soldati esposti ad ogni sorta di pericoli, difficilmente prevedibili od evitabili. Tanto vale rientrare al più presto in Italia onde evitare il peggio. Potremmo risparmiare vite umane, denaro ed altre figuracce.