Roma, armato di coltello rapina un minimarket: tradito dal tatuaggio

L’uomo è stato incastrato dalle immagini di videosorveglianza è identificato da un tatuaggio sul dorso della mano
Roma, 2 novembre 2024 – È stato rintracciato dalla Polizia di Stato il 40enne italiano che ha rapinato un mini market armato di un coltello in zona Ostiense: ad incastrarlo le immagini estrapolate dalle videocamere di sorveglianza dell’attività commerciale che hanno ripreso le varie fasi dell’accaduto.
L’analisi dei fotogrammi ha permesso agli agenti del commissariato Colombo di individuare con precisione il volto e l’abbigliamento indossato dal presunto responsabile. L’elemento distintivo risultato dirimente nella sua identificazione è stato un tatuaggio sul dorso della mano, che ha permesso ai poliziotti di riconoscerlo come abituale frequentatore della zona Piramide/Ostiense, noto per essere dedito alla commissione di reati predatori.
Quando gli agenti sono riusciti a rintracciarlo, lo hanno sorpreso con gli stessi capi di abbigliamento, occultati in una busta, catturati dalle immagini di videosorveglianza nel momento della commissione del fatto. Una volta bloccato, il 40enne, è stato immediatamente portato in Commissariato per ulteriori accertamenti, dove i poliziotti hanno ricostruito la dinamica dei fatti grazie all’incrocio degli elementi acquisiti dalle telecamere e dalle dichiarazioni raccolte dalla vittima, che – in sede di denuncia – ha subito riconosciuto dal book fotografico sottoposto alla sua attenzione il volto dell’autore della rapina. Quella sera, l’uomo aveva fatto ingresso nel negozio armato di coltello ed aveva asportato circa 300 euro in contanti dalla cassa facendosi consegnare anche il portafoglio contenente 245 euro per poi darsi alla fuga.
Ultimati gli accertamenti di rito, per l’uomo – già noto per precedenti specifici a suo carico – è scattato immediatamente il fermo di indiziato di delitto da parte della Polizia di Stato, convalidato nei giorni scorsi: il 40enne italiano rimarrà ristretto presso il Carcere di Regina Coeli a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.
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