Pestaggio in carcere, frattura alla mandibola: quattro giorni di attesa per un soccorso a Rebibbia

L’avv. Marcella Astorri denuncia. La direttrice di Rebibbia risponde alle accuse, ma il caso evidenzia gravi falle nel sistema carcerario.
Roma – Quattro giorni sanguinante su una branda, senza poter riuscire a mangiare e bere per le fratture riportate dopo un pestaggio. Accade a Roma, ad Alessandro, e la madre decide che è giunto il momento di accendere i riflettori sulle mancanze del sistema carcerario. Che certo sconta la poca attenzione delle Istituzione, sia in termini di risorse umane che di mezzi, ma alla fine è comunque responsabile di condizioni inumane di vita e, in qualche caso, di morte.
Per questo si è rivolta a ilfaroonline.it. Il caso di Alessandro (accaduto alla fine del 2024) un giovane detenuto presso il carcere di Rebibbia, solleva dubbi sul funzionamento dei protocolli di soccorso. Nonostante una mandibola fratturata, il soccorso è arrivato solo dopo quattro giorni e su forte pressione dei familiari.
Gravi ritardi nell’intervento sanitario
Secondo la posizione dell’avvocato Marcella Astorri, legale della famiglia di Alessandro, il ragazzo è stato lasciato in cella per giorni senza ricevere assistenza medica adeguata, nonostante le strutture interne del carcere siano in grado di effettuare molti esami diagnostici. La situazione è degenerata fino al 30 dicembre 2024 sera, quando un’ambulanza è intervenuta solo dopo le insistenti proteste dei familiari sistemati “in picchetto” fuori dal carcere.
La risposta della direzione di Rebibbia
La direttrice ha risposto per mail alle accuse dell’avvocato Astorri, segnalando che il ragazzo è stato visitato il 27 dicembre e che il medico ha richiesto una radiografia. Fatta poi il 30 sera, solo dopo l’intervento dei familiari e dell’avvocato. Ma l’episodio continua a sollevare dubbi sull’efficienza dei protocolli sanitari. In particolare, è stato riportato che l’intervento immediato è garantito solo per emergenze come infarti, lasciando scoperti casi di gravità evidente come quello di Alessandro.
Un sistema in crisi: droga, violenza e degrado
Le carceri italiane sono state più volte al centro delle critiche europee per quanto riguarda i diritti umani, luoghi descritti come segnati da traffico di droga, violenze e condizioni disumane. Il caso di Alessandro rappresenta solo una delle tante criticità che mettono in luce il bisogno di riforme urgenti.
L’episodio di Rebibbia dunque non è un caso isolato ma riflette le difficoltà sistemiche del sistema carcerario italiano. È necessario un intervento immediato per garantire dignità e sicurezza ai detenuti, affrontando le criticità con fermezza e trasparenza.
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