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LA CELEBRAZIONE |
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Giubileo degli Sportivi, Leone XIV: “Lo sport porta in sé il riflesso della bellezza di Dio”

15 giugno 2025 | 21:56
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Giubileo degli Sportivi, Leone XIV: “Lo sport porta in sé il riflesso della bellezza di Dio”

Celebrata oggi in Vaticano, anche la Giornata Nazionale dello Sport. Tanti i protagonisti del mondo sportivo italiano e internazionale a San Pietro

Roma, 15 giugno 2025 – E’ stato un week end importante per il mondo sportivo italiano. Si è celebrata, oggi, la giornata conclusiva della Giornata Nazionale dello Sport, evento che ha aperto i suoi programmi ieri 14 giugno, in tutta Italia. Oltre alle tante manifestazioni in calendario (tra cui il Villaggio dello Sport e Piazza del Popolo a Roma) (leggi qui), si è anche svolto il Giubileo degli Sportivi, che ha visto tanti protagonisti del mondo sportivo e internazionale partecipare alla Santa Messa in Vaticano, in occasione della solennità della Santissima Trinità. Sua Santità Papa Leone XIV ha parlato dello sport, durante la sua omelia.

Numerose le Federazioni Sportive Nazionali, le Discipline Sportive Associate, gli Enti di Promozione Sportiva e le Associazioni Benemerite presenti durante la messa a San Pietro. Insieme ai tanti protagonisti del mondo sportivo e politico italiano e internazionale. Tra di essi il Presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach accanto al Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi. Con loro anche tanti campioni come l’ex ferrarista Felipe Massa, l’olimpionico del judo Pino Maddaloni, l’ex calciatore e oggi Sindaco di Verona, Damiano Tommasi, la campionessa paralimpica Giulia Ghiretti,  il campione dell’NBA, Gordon Hayward.

Presente anche Francesco Ricci Bitti, membro d’onore del CIO, insieme ai numerosi protagonisti del mondo sportivo italiano.

Le parole di Papa Leone XIV – Fonte AGC/coni.it

“Il binomio Trinità-sport non è esattamente di uso comune – le parole di Prevost durante l’omelia -, eppure l’accostamento non è fuori luogo. Ogni buona attività umana, infatti, porta in sé il riflesso della bellezza di Dio e certamente lo sport è tra queste. Del resto, Dio non è statico, non è chiuso in sé. È comunione, viva relazione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e si apre all’umanità e al mondo”.

“Lo sport – ha spiegato il Pontefice – può aiutarci a incontrare Dio Trinità, perché richiede un movimento dell’io verso l’altro, certamente esteriore, ma anche e soprattutto interiore. Senza questo si riduce a una sterile competizione di egoismi. Pensiamo a un’espressione che nella lingua italiana si mostra comunemente per incitare gli atleti durante le gare. Gli spettatori gridano ‘dai’, forse non ci facciamo caso, ma è un imperativo bellissimo, è l’imperativo del verbo dare. E questo può farci riflettere. Non si tratta solo di dare una prestazione visiva, magari straordinaria, ma di dare sé stessi. Si tratta di darsi per gli atleti, per la propria crescita, per i sostenitori, per i propri i cari, per gli allenatori, per i collaboratori, per il pubblico e anche per gli avversari. E se si è veramente sportivo, questo vale al di là del risultato”. Leone XIV ha quindi ricordato le parole di San Giovanni Paolo II, “uno sportivo” che definiva lo sport “gioia di vita”.

Il Pontefice ha quindi elencato tre motivi che rendono lo sport oggi “un mezzo prezioso di formazione umana e cristiana”. “In primo luogo – ha detto -, in una società segnata dalla solitudine, in cui l’individualismo esasperato ha spostato il baricentro dal noi all’io, finendo per ignorare l’altro, lo sport, specialmente quando è di squadra, insegna il valore della collaborazione, del camminare insieme. Di quel condividere che, come abbiamo detto, è al cuore stesso della vita di Dio, può così diventare uno strumento importante di ricomposizione ed incontro tra i popoli, nelle comunità, negli ambienti scolastici e lavorativi, nelle famiglie. In secondo luogo, in una società sempre più digitale, in cui le tecnologie, pur avvicinando persone lontane, spesso allontanano chi sta vicino, lo sport favorisce la concretezza dello stare insieme. Così, contro la tentazione di fuggire in mondi virtuali, esso aiuta a mantenere un sano contatto con la natura e con la vita concreta. In terzo luogo, in una società competitiva, dove sembra che solo i forti e i vincenti meritino di vivere, lo sport insegna anche a perdere, mettendo l’uomo a confronto con una delle verità più profonde della sua condizione: la fragilità. Il limite, l’imperfezione, questo è importante, perché è dall’esperienza di questa fragilità che ci si apre alla speranza. L’atleta che non sbaglia mai, che non perde mai, non esiste. I campioni non sono macchine, ma uomini e donne che, anche quando cadono, trovano il coraggio di rialzarsi”.

Infine, citando Papa Francesco, l’augurio per tutte le atlete, gli atleti, dirigenti e volontari delle tante associazioni sportive coinvolte: “Amava sottolineare che Maria del Vangelo ci appare attiva il movimento, perfino di corsa, pronta, come sono i padri e le mamme, a soccorrere i suoi figli. Chiediamo a lei di accompagnare le nostre fatiche e i nostri slanci – ha concluso -, e di orientarvi sempre al meglio, fino alla vittoria più grande: quella dell’eternità, il campo infinito, dove il gioco non avrà più fine, e la gioia sarà piena”.

Foto Coni/Facebook

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