Super poteri a Roma Capitale, c’è l’ok di Palazzo Chigi: cosa cambierà
Il Governo ha approvato il testo di riforma costituzionale. Ma i tempi sono lunghi: i super poteri concessi alla Città Eterna non potranno essere operativi prima del 2027
ROMA – Il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge costituzionale che punta a ridefinire il ruolo di Roma nel quadro istituzionale italiano, riconoscendole poteri legislativi su undici materie e maggiore autonomia finanziaria. Un passo che, se completato con il necessario iter parlamentare, modificherà l’articolo 114 della Costituzione, assegnando alla Capitale una posizione distinta e potenziata rispetto agli altri Comuni.
Rivoluzione in vista?
Il provvedimento, frutto di un lavoro condiviso tra Palazzo Chigi, Regione Lazio e Campidoglio, arriva dopo anni di richieste trasversali per una riforma che riconoscesse le specificità amministrative, sociali e simboliche di Roma. La città potrà legiferare in ambiti che vanno dal trasporto pubblico locale al turismo, dal commercio alla valorizzazione dei beni culturali, fino alla polizia amministrativa e alle politiche sociali. Il ddl prevede inoltre che Roma goda di “condizioni peculiari di autonomia amministrativa e finanziaria”, in coerenza con quanto previsto dall’articolo 119 della Costituzione.
Un consenso trasversale, ma…
Nonostante il provvedimento porti la firma del Governo Meloni, il consenso sul testo appare ampio e trasversale. Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha definito la riforma “una svolta”, sottolineando il “coinvolgimento serrato” tra Campidoglio e Palazzo Chigi nella stesura del testo. Per il primo cittadino, il punto centrale è il metodo: “È importante il testo in sé, ma anche la condivisione istituzionale che lo ha accompagnato”. Gualtieri auspica che la stessa logica venga mantenuta anche durante l’iter parlamentare, affinché la riforma possa essere approvata entro la fine della legislatura.
Anche il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha espresso soddisfazione, parlando di una “rivoluzione amministrativa” attesa da tempo, che “impatterà direttamente sulla vita dei cittadini” e rafforzerà l’intero territorio regionale.
“Battaglia storica di Berlusconi”
Dal centrodestra arrivano parole di apprezzamento, con il vicepremier Antonio Tajani che rivendica il ddl come parte di una “battaglia storica” già avviata da Silvio Berlusconi. La ministra per le Riforme Elisabetta Casellati ha parlato di una “legge rinforzata”, mentre tra i protagonisti del dossier figura anche il senatore di Fratelli d’Italia Andrea De Priamo, che ha ringraziato la premier Meloni per l’impegno mantenuto.
Le incognite: risorse, personale e attuazione concreta
Se da un lato la riforma rappresenta un cambio di passo formale e giuridico, gli interrogativi sull’attuazione pratica sono tanti, in particolare riguardo le risorse economiche, il personale e gli strumenti operativi che saranno messi a disposizione della Capitale. Su questo punto, il gruppo romano di Azione – con il consigliere regionale Alessio D’Amato e i capitolini Antonio De Santis e Flavia De Gregorio – ha espresso un cauto favore, chiedendo però garanzie concrete: “Accogliamo con favore il via libera al ddl, ma restano da chiarire aspetti fondamentali. Roma ha bisogno di certezze, non di annunci”.
Un punto critico riguarda infatti il rischio di burocratizzazione dell’iter parlamentare, come già accaduto in passato con provvedimenti analoghi mai giunti a compimento. Il timore è che, senza una legge ordinaria chiara e risorse definite, la riforma possa rimanere incompiuta.
Un ente “a sé”, ma non una nuova Regione
Secondo le intenzioni del legislatore, Roma non diventerà una Regione autonoma, ma un ente distinto dotato di poteri speciali, in grado di esercitare competenze finora gestite in modo frammentato tra diversi livelli istituzionali. Una posizione che si avvicina ai modelli delle capitali europee come Berlino, Madrid o Parigi, dotate di status speciali e risorse autonome. “La Capitale non è una città come le altre”, ha dichiarato la premier Giorgia Meloni, spiegando che la riforma intende colmare il divario con altre grandi metropoli del mondo, che già oggi godono di poteri più ampi e strumenti adeguati per affrontare sfide complesse.
I prossimi passi
Dopo il passaggio in Consiglio dei Ministri, il disegno di legge dovrà affrontare il percorso parlamentare previsto per le riforme costituzionali, con doppia lettura conforme in entrambe le Camere. Parallelamente, sarà necessaria l’approvazione di una legge ordinaria di attuazione, che specifichi nel dettaglio competenze, ambiti e risorse. Stando a tutto ciò, i super poteri concessi a Roma Capitale non potranno essere operativi prima del 2027. Il cammino, dunque, è ancora lungo. Ma il clima di collaborazione registrato finora potrebbe rappresentare una base solida per portare a compimento una riforma storica, attesa da decenni, ma che richiederà ancora molte scelte concrete prima di produrre effetti reali nella vita quotidiana della Capitale.



