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Dietro il sipario di WrestleMania. Perchè WWE: Unreal è un trionfo

4 agosto 2025 | 21:43
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Dietro il sipario di WrestleMania. Perchè WWE: Unreal è un trionfo
John Cena (Foto: netflix.com)

La docuserie Netflix scardina vecchi cliché, raccontando il wrestling non come una finzione da smascherare, ma come una forma d’arte da comprendere

Stamford, 4 agosto 2025 – Dal 29 luglio 2025, Netflix ha lanciato WWE: Unreal – La storia dietro le quinte, una docuserie in cinque episodi che ci conduce nel backstage della federazione di wrestling più famosa al mondo. Produzione che non solo rompe il tabù del “muro” del wrestling, ma offre un’immersione senza precedenti in un universo che, anche in Italia, sta finalmente conquistando il rispetto che merita. Per la cronaca si tratta della seconda docuserie che Netflix dedica alla WWE dopo Mr. McMahon, di cui trovate la recensione cliccando qui. La piattaforma streaming è ormai parte integrante della WWE stessa, dato che trasmette in streaming Raw, ovvero l’evento settimanale di punta: una vera e propria rivoluzione, che non solo permette anche al pubblico internazionale di potersi guardare lo show in diretta (non ancora in Italia, ma potrebbero esserci novità a breve) ma soprattutto consente alla federazione di ottenere uno status mediatico mai ottenuto prima d’ora nella sua lunga storia.

Dunque la serie potrebbe condurre alla facile auto-esaltazione, una deliberata e cercata mossa di marketing per spingere ad abbonarsi qualche migliaio (o milione) di persone. Beh, non è così, affatto: per la prima volta, WWE si spoglia, si mette a nudo, svelando il segreto di pulcinella: il wrestling è uno spettacolo scripted, ovvero chi vince si decide a tavolino. Continuare a “tenerlo nascosto”, o comunque a non ammetterlo ufficialmente, avrebbe rischiato d’insultare l’intelligenza dei fan, a cui sta benissimo così. La magia della disciplina sta esattamente qui.

CM Punk (Foto: netflix.com)

WWE Unreal, la recensione

La serie, che copre il periodo da gennaio ad aprile 2025, con focus sulla strada verso WrestleMania 41 (il SuperBowl del wrestling), è una lettera d’amore alla disciplina e ai suoi protagonisti. Attraverso filmati inediti, interviste ed momenti privati, WWE: Unreal mostra il lavoro titanico di Superstar come Cody Rhodes, Rhea Ripley, John Cena e Chelsea Green, ma anche degli sceneggiatori, produttori e del team creativo guidato da Paul “Triple H” Levesque. Questo non è solo un dietro le quinte: è un viaggio nella passione, nella fatica e nella creatività che trasformano uno spettacolo in un fenomeno globale.

Rhea Repley (Foto: netflix.com)

Uno dei punti di forza della serie è la sua capacità di parlare a tutti. Per i fan di lunga data come me, è un sogno che si avvera: vedere le riunioni del team creativo, scoprire come nascono le storyline e assistere a momenti di vulnerabilità delle Superstar, come Chelsea Green che riflette sul suo ruolo di “comedy character” o Kevin Owens che si scusa con Cody Rhodes per un momento rischioso in un match. Per i neofiti, la serie è accessibile grazie a spiegazioni chiare su termini e dinamiche del wrestling, rendendo ogni episodio godibile anche per chi si avvicina per la prima volta a questo mondo.
In Italia, dove il wrestling è stato a lungo visto come un semplice “spettacolo di botte” o, peggio, come qualcosa di finto e poco serio, WWE: Unreal smonta questi pregiudizi con eleganza.

Triple H e Jey Uso (Foto: netflix.com)

Non si nasconde il fatto che il wrestling sia uno spettacolo scripted, ma si celebra la sua natura di intrattenimento epico, dove l’atletismo si fonde con il dramma e la narrazione. La docuserie mostra il sacrificio fisico e mentale delle Superstar, dalle lesioni di Charlotte Flair al ritorno trionfale di Jey Uso come performer solista, passando per aneddoti toccanti come quello del Rolex di Dusty Rhodes, raccontato da Michael Hayes. Questi momenti non solo umanizzano i lottatori, ma dimostrano che il wrestling è una forma d’arte, non diversa da un film o una serie TV.

Bianca Belair (Foto: netflix.com)

WWE Unreal è rivoluzionario

Non mancano critiche, soprattutto da una parte della fanbase più tradizionalista che preferirebbe mantenere il “kayfabe” intatto, ossia l’illusione che tutto ciò che accade sul ring sia reale. Ma siamo nel 2025: i social media e l’accesso alle informazioni hanno già svelato molti segreti del wrestling. Piuttosto che combatterli, WWE: Unreal abbraccia questa trasparenza, mostrando come la magia nasca proprio dalla consapevolezza e dalla collaborazione tra wrestler, scrittori e produttori. È un messaggio positivo: la verità non rovina lo spettacolo, ma lo arricchisce.
La regia è fluida, con un montaggio che alterna momenti di alta tensione sul ring a retroscena emozionanti, come le riunioni creative dove si decidono i destini delle storyline. La narrazione di Triple H, spesso voce guida della serie, aggiunge autorevolezza e calore, mentre le Superstar femminili, come Rhea Ripley e Chelsea Green, brillano per carisma e autenticità, dimostrando quanto la divisione femminile sia centrale nella WWE moderna (e non è sempre stato così, anzi).

Foto: netflix.com

Se proprio vogliamo trovare un difetto, alcuni fan potrebbero desiderare un approfondimento ancora più crudo, che includa anche i momenti meno “perfetti” del backstage. Tuttavia, il tono positivo e celebrativo della serie è una scelta deliberata e vincente: non si tratta di un’esposizione voyeuristica, ma di un omaggio a chi rende possibile questo spettacolo.

WWE: Unreal è un must per ogni appassionato di wrestling, ma anche per chi vuole scoprire un mondo che unisce sport, teatro e narrazione in modo unico. In un’Italia dove il wrestling sta finalmente guadagnando terreno, questa docuserie è un’occasione per abbattere stereotipi e celebrare un’arte che merita di essere capita e amata. Guardatela, lasciatevi sorprendere e, come me, emozionatevi per la passione che traspare in ogni episodio.

Cody Rhodes (Foto: netflix.com)