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I dazi di Trump atterrano a Fiumicino

10 agosto 2025 | 13:13
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I dazi di Trump atterrano a Fiumicino

Aeroporto e logistica sotto pressione. Lo scalo della Capitale si prepara a gestire i possibili effetti della guerra commerciale

Fiumicino, 10 agosto 2025 – Dal tavolo delle trattative internazionali alle banchine dei porti italiani, fino alle piste di Fiumicino: i nuovi dazi imposti dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sembrano un tema lontano, ma avranno ripercussioni concrete anche sulla logistica locale. Tra gli altri, infatti, anche l’aeroporto Leonardo da Vinci di Roma-Fiumicino, rischia di dover pagare parte del conto: a finire sotto pressione soprattutto il traffico merci e la logistica, con ricadute a danno di tutto l’indotto locale.

Dazi di Trump: l’Ue combatte una guerra commerciale… senza armi

L’aeroporto è da sempre un volano dell’economia locale e nazionale, sia come datore di lavoro diretto sia come infrastruttura strategica per i flussi di persone e merci. Il 2024 è stato un anno da record per lo scalo romano: 49,2 milioni di passeggeri transitati (+21,3% rispetto al 2023 un dato che ha portato Fiumicino al primo posto assoluto in Italia per traffico passeggeri, superando perfino Londra Gatwick nel ranking europeo. Contestualmente, è cresciuta anche l’attività cargo: con oltre 270.000 tonnellate di merce aerea gestite nel 2024, Fiumicino è diventato il secondo scalo italiano per traffico cargo. Si tratta perlopiù di spedizioni ad alto valore aggiunto o deperibili, legate all’export “Made in Italy” di qualità: molti prodotti italiani destinati al mercato USA viaggiano infatti in aereo per ragioni di rapidità e sicurezza, ad esempio abbigliamento di lusso, accessori moda, gioielleria, prodotti farmaceutici urgenti, componenti meccaniche di precisione e specialità alimentari fresche.

Ora c’è Trump e per l’Europa sono dazi amari

Già nei primi mesi del 2025, tuttavia, si era notato un leggero rallentamento: il traffico cargo a Fiumicino nel primo semestre 2025 è calato di circa -3% su base annua, risentendo di una generale contrazione del commercio internazionale. Questo trend riflette dinamiche globali: il 2022-2023 aveva visto un boom delle merci aeree post-pandemia, seguito però da un rallentamento dovuto a inflazione e minore domanda mondiale. Ora, con l’introduzione delle tariffe aggiuntive del 15%, è lecito attendersi una ulteriore frenata delle esportazioni italiane verso gli USA e dunque una diminuzione delle spedizioni cargo in partenza da Fiumicino. In altri termini: meno ordini dagli Stati Uniti significheranno meno merci da imbarcare sugli aerei diretti oltreoceano.

In definitiva, per il sistema logistico di Fiumicino i dazi USA rappresentano più una minaccia che un’opportunità (come a volte si dice, in casi come questi). Meno export verso gli Stati Uniti significa meno movimentazione di merci: spedizionieri, corrieri espresso, società di handling cargo attive sullo scalo romano vedranno con ogni probabilità un calo dei volumi da gestire. Molte imprese logistiche di Fiumicino lavorano proprio su traffici transatlantici – occupandosi di sdoganamento, trasporto e consegna di beni diretti oltreoceano – e ora potrebbero dover fare i conti con un business ridotto. Si consideri che nel 2024 l’export totale italiano verso gli USA è stato di circa 64,5 miliardi di euro in valore: con un dazio aggiuntivo del 15%, una parte non trascurabile di queste vendite andrà persa o dirottata altrove. Se anche solo un 10-15% di quelle merci non partisse più per gli States, stiamo parlando di miliardi di euro in meno di beni movimentati ogni anno – un colpo sia per le aziende produttrici sia per l’indotto logistico (trasporti, magazzini, servizi aeroportuali). A risentirne sarebbe l’intero ecosistema intorno allo scalo: dagli addetti al cargo agli autotrasportatori che portano le merci in aeroporto, fino ai servizi accessori come controlli doganali, broker, ecc. Meno lavoro per tutti questi attori potrebbe tradursi, nel tempo, in meno occupazione locale e minori entrate per il territorio.

Trump scatena la guerra dei dazi

Va aggiunto che l’impatto non si limita alle merci. Fiumicino è anche un hub fondamentale per il turismo internazionale in Italia, fungendo da porta d’accesso per milioni di visitatori stranieri. Un eventuale raffreddamento delle relazioni USA-UE o un rallentamento dell’economia statunitense potrebbe avere ripercussioni anche sui flussi turistici dagli Stati Uniti. Gli americani rappresentano infatti una delle componenti più numerose e spendenti del turismo estero in Italia (oltre 4 milioni di arrivi dagli USA nel 2023, +39% sull’anno precedente, e primi in assoluto per spesa in shopping tax. Se il clima commerciale teso dovesse indebolire il dollaro o erodere il potere d’acquisto dei consumatori statunitensi, potremmo assistere a un calo nelle prenotazioni di viaggi verso l’Europa. Per l’aeroporto Leonardo da Vinci, ciò significherebbe meno passeggeri su rotte cruciali (quelle con il Nord America) e dunque un doppio contraccolpo combinato: diminuzione sia del traffico merci sia di quello passeggeri legato ai turisti d’oltreoceano.
Al momento è presto per valutare gli effetti – e vanno considerate anche dinamiche opposte, ma è chiaro che ogni scossone nei rapporti economici transatlantici si riflette a cascata su tutto l’ecosistema connesso allo scalo romano. La parola d’ordine per i prossimi mesi sarà resilienza: fare di necessità virtù, adattandosi al nuovo contesto con flessibilità, in attesa (e nella speranza) che le tensioni commerciali si allentino e che la rotta del libero scambio torni, prima o poi, a prevalere.