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Trump-Putin in Alaska: la tregua in Ucraina non c’è

16 agosto 2025 | 06:17
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Trump-Putin in Alaska: la tregua in Ucraina non c’è

Dopo ore di vertice alla base militare di Anchorage, nessun accordo sul cessate il fuoco. Entrambi evitano le domande dei giornalisti, niente classico show da parte di Trump. Da Kiev e Bruxelles regna il silenzio. Cosa si cela dietro tanta ed insolita cautela?

Anchorage, 16 agosto 2025 – No deal. Il summit tenutosi alla Joint Base Elmendorf-Richardson di Anchorage tra Donald Trump e Vladimir Putin si è concluso senza intesa. Per la prima volta in dieci anni, il presidente russo è tornato sul suolo statunitense per un faccia a faccia con un leader americano: il summit si è svolto alla Joint Base Elmendorf-Richardson di Anchorage, in Alaska, con al centro la guerra in Ucraina e la sicurezza europea. Trump aveva alzato l’asticella già alla vigilia, dichiarando che non si sarebbe considerato soddisfatto se non fosse uscito dall’incontro almeno con un cessate il fuoco. Putin, invece, guardava al summit come a un’occasione per rilanciare la propria strategia internazionale e mostrare che, dopo anni di isolamento, la Russia non è più esclusa dal tavolo della diplomazia occidentale.

Trump e Putin in Alaska: stretta di mano, sorvoli militari e silenzi sulla tregua in Ucraina

“No deal”

Al termine delle tre ore di colloqui non è emerso alcun accordo concreto: Trump e Putin hanno parlato di “progressi” in termini generici, ma senza fornire dettagli né formalizzare impegni sul campo. Come ha sintetizzato lo stesso Trump: “Abbiamo fatto qualche progresso… non c’è nessun accordo finché non c’è un accordo“. In particolare, non è arrivato quel cessate il fuoco che Trump aveva indicato come obiettivo minimo del summit. La guerra in Ucraina prosegue dunque senza tregua, sullo sfondo non c’è alcun cessate il fuoco per ora. La conferenza stampa congiunta è stata breve e sorprendentemente asciutta: nessuna domanda ai giornalisti. I due leader hanno evitato le interviste lasciando i cronisti a mani vuote. Un atteggiamento insolito soprattutto per Trump, solitamente loquace e abituato a confrontarsi con la stampa.

La stampa internazionale evidenzia che semplicemente sedersi “faccia a faccia” con il presidente americano è stata una vittoria simbolica per Putin, che fino a pochi anni fa era stato ostracizzato da gran parte dell’Occidente. L’ECFR (il Consiglio Europeo per le Relazioni Estere) commenta che, a conti fatti, l’incontro “ha di fatto posto fine al periodo di isolamento internazionale di Vladimir Putin” . Putin stesso ha poi sottolineato che, a suo avviso, “se Trump fosse stato presidente nel 2022, la guerra in Ucraina non sarebbe neppure iniziata“, confermando implicitamente le parole di Trump . Trump infatti non ha mancato di ribadire che, secondo lui, la guerra “non ci sarebbe stata” se la Casa Bianca fosse ancora occupata da lui.

Il silenzio dei media e l’intervista a Fox

Alla fine dell’evento Trump ha sorpreso tutti: niente domande, niente botta e risposta con i cronisti, nessuno dei suoi soliti show mediatici. Invece di affrontare la stampa internazionale, ha scelto la via più sicura: un’intervista esclusiva al suo alleato di sempre, Sean Hannity, su Fox News. Lì ha parlato di “progressi” diplomatici e commerciali, senza però entrare nel merito. Una mossa che ha fatto discutere: perché Trump, notoriamente instancabile nel cercare telecamere e domande, ha preferito chiudersi nel recinto protetto di Fox? Cautela calcolata, timore di esporsi troppo, o semplice strategia per controllare il messaggio?

Il silenzio, però, non è arrivato solo da Trump. A Kiev nessuna reazione immediata: Zelensky ha scelto di non commentare a caldo, quasi a voler vedere prima cosa ne sarebbe uscito davvero da Anchorage. Lo stesso in Europa: Bruxelles e le principali capitali hanno evitato dichiarazioni affrettate, mantenendo una prudenza insolita. Un silenzio corale che fa riflettere. Perché se persino Trump, solitamente un fiume in piena, ha scelto la via della cautela, allora qualcosa sotto traccia deve esserci.

“La prossima volta a Mosca”

Infine, entrambi hanno accennato a possibili futuri incontri. Trump ha liquidato i cronisti con un “ci rivedremo molto presto”, lasciando intendere che il faccia a faccia con Putin non resterà un episodio isolato. Il leader del Cremlino ha rilanciato con un «next time in Moscow», quasi un invito ufficiale a spostare il prossimo round direttamente in casa russa.

In sintesi, il summit ha permesso a Putin di rompere l’isolamento occidentale e di tornare al centro della scena, mentre Trump ha ribadito il proprio ruolo da protagonista, sostenendo ancora una volta che con lui alla Casa Bianca il conflitto non sarebbe mai iniziato. Restano però molte domande: le parole sul “rivedersi presto” e sull’invito a Mosca preludono davvero a un nuovo round di negoziati, o sono solo esercizi di retorica? L’assenza di commenti urgenti da parte di Kiev e Bruxelles sembra suggerire cautela: tutti aspettano di capire se da Anchorage nascerà qualcosa di concreto o se resterà solo un vertice di simboli e frasi ad effetto. (Foto: X whitehouse)