Il sindaco di Udine Alberto Felice De Toni chiede il rinvio della gara per ragioni di opportunità e ordine pubblico. Dal Viminale arriva il via libera. Il CT Gattuso tiene la rotta: “sono un uomo di pace, ma dobbiamo giocare”. Intanto crescono proteste e appelli
Udine, 3 settembre 2025 – Lo sport si intreccia con la guerra nel caso della partita di qualificazione ai Mondiali 2026 tra Italia e Israele. A circa un mese dalla sfida, in programma il 14 ottobre a Udine, monta una polemica che va oltre il rettangolo di gioco. Sul tavolo non c’è solo un incontro di calcio, ma il peso di un conflitto internazionale che fa discutere istituzioni, partiti e tifosi. Il sindaco della città ospitante chiede un rinvio per “opportunità” e ordine pubblico, mentre dal Viminale arriva l’altolà: “la partita si può giocare”. In mezzo, un coro di voci dalla società civile e dal mondo sportivo – allenatori, attivisti e parlamentari – che invocano lo stop alla partecipazione di Israele. E mentre il commissario tecnico azzurro Gennaro Gattuso assicura di essere “un uomo di pace, ma dobbiamo giocare”, il dibattito infuoca.
Il sindaco di Udine: “Israele sia escluso dalle competizioni”
Il sindaco di Udine Alberto Felice De Toni durante un intervento pubblico ha chiesto l’esclusione di Israele dalle competizioni. Il primo cittadino udinese ha sollevato dubbi sulla opportunità di disputare la partita Italia-Israele nel contesto attuale. De Toni, esponente di centro-sinistra, ha chiesto formalmente di valutare il rinvio dell’incontro previsto il 14 ottobre allo Stadio Friuli, parlando di evento “inopportuno” alla luce della guerra in corso in Gaza. “Di fronte a un dramma che non ha eguali negli ultimi ottant’anni, davanti a tanta sofferenza io dico: fermiamoci, giocare adesso sarebbe inopportuno” ha dichiarato il sindaco, auspicando di posticipare la sfida a tempi più sereni. Pur riconoscendo che la decisione finale spetta a Uefa, Figc e al club proprietario dello stadio (l’Udinese), De Toni ha voluto lanciare un segnale: “Non abbiamo l’autorità per cancellarla… ma ritengo la partita inopportuna. Anche per ragioni di ordine pubblico con le manifestazioni che potrebbero esserci… mi auguro che sia almeno rimandata”. Già un anno fa, in occasione di un match di Nations League tra le stesse nazionali disputato sempre a Udine, si erano verificate proteste; oggi il sindaco teme che i dissensi possano essere ancora più forti, dato l’inasprirsi del conflitto. Le autorità comunali, pur non potendo annullare eventi sportivi autonomamente, sarebbero in prima linea nella gestione della sicurezza e dell’ordine pubblico: “Come Comune siamo al terzo livello… chiamati a occuparci di ordine pubblico con il coordinamento della Prefettura” precisa De Toni, ribadendo che il contesto locale potrebbe non garantire una “festa dello sport” serena.
Viminale e Figc: “Si può giocare”
Di fronte alle pressioni crescenti, la posizione ufficiale delle autorità competenti rimane per ora ferma: niente rinvio. Fonti del Ministero dell’Interno hanno chiarito – tramite l’ANSA – che “per quanto di competenza del Viminale”, la partita di calcio Italia-Israele del 14 ottobre a Udine si può giocare regolarmente. Tradotto: al momento non sussistono motivi di ordine pubblico tali da imporre la cancellazione o lo spostamento dell’incontro. Dello stesso avviso la FIGC, che continua a preparare l’evento in coordinamento con la UEFA e le forze dell’ordine. La Federcalcio è impegnata a garantire che la gara si svolga in piena sicurezza, prevedendo misure straordinarie vista la situazione internazionale, e ha annunciato iniziative di solidarietà: “La FIGC è al lavoro con la UEFA per garantire una partita in sicurezza e per avviare iniziative umanitarie a favore delle vittime civili, palestinesi e israeliane”. In sostanza, le istituzioni sportive italiane intendono mantenere il calendario agonistico, cercando però di contestualizzare l’evento con gesti simbolici e organizzativi che tengano conto della sensibilità del momento.
Gattuso: “Io uomo di pace, ma dobbiamo giocare”
Il commissario tecnico Gennaro Gattuso, nuovo selezionatore dell’Italia, ha dichiarato di sentirsi “un uomo di pace” ma che la Nazionale ha comunque il dovere di giocare la partita. In conferenza stampa a Coverciano, il tecnico calabrese ha espresso profondo dolore per le vittime civili del conflitto, pur ribadendo che “Israele è nel nostro girone e ci dobbiamo giocare… è il nostro lavoro” Gattusoha assicurato che la FIGC sta lavorando per garantire lo svolgimento dell’incontro in piena sicurezza. All’indomani delle polemiche sollevate dal sindaco di Udine, anche la Nazionale azzurra e il suo CT hanno dovuto prendere posizione. Rino Gattuso – alla prima uscita da commissario tecnico dell’Italia – ha risposto con equilibrio, cercando di spegnere le tensioni e al contempo confermare l’impegno sportivo. “Io sono un uomo di pace e mi fa male al cuore vedere civili e bambini colpiti”, ha esordito Gattuso, sottolineando la propria sensibilità verso la tragedia umanitaria. Tuttavia, ha aggiunto, la squadra ha una responsabilità professionale da onorare: “Noi però facciamo un mestiere… Il nostro dovere è fare il nostro lavoro”. Il CT ha ricordato che la partita contro Israele rientra nel girone di qualificazione e va giocata come da regolamento, senza che i calciatori diventino ostaggio delle vicende geopolitiche. Allo stesso tempo, Gattuso si è detto speranzoso che “si arrivi a una soluzione di pace, non solo in Israele ma ovunque ci siano guerre”, auspicando che lo sport possa lanciare messaggi positivi. Parole distensive, le sue, che rispecchiano il delicato ruolo di chi deve tenere la squadra concentrata sul campo mentre tutt’intorno infuria la controversia.
Sul piano pratico, il CT azzurro e la FIGC stanno predisponendo ogni misura per isolare la gara dalle polemiche esterne. “Il presidente Gravina si sta dando da fare per trovare soluzioni e fare la gara a Udine con Israele in modo perfetto anche dal punto di vista della sicurezza” ha evidenziato Gattuso. Questo significa massima collaborazione con le autorità e probabilmente iniziative simboliche prima del fischio d’inizio – minuti di raccoglimento, striscioni per la pace o raccolte fondi – per dimostrare che l’Italia scenderà in campo con uno spirito di solidarietà verso tutte le vittime. “Serve spirito di squadra e responsabilità”, ha dichiarato l’allenatore calabrese, riferendosi non solo al gioco sul terreno ma anche all’atteggiamento da mantenere di fronte alle tensioni. Gattuso, insomma, prova a tenere unita la concentrazione agonistica con la consapevolezza umana: la sua Nazionale vuole pensare al calcio, ma senza ignorare la realtà che bussa alle porte dello spogliatoio. (Foto: figc.it)


