Case Ater Isola Sacra, “Io e mia figlia disabile siamo prigioniere dell’acqua”
Il grido d’aiuto di Elisa, residente di via Tago: “Dal 28 agosto viviamo in una casa allagata. Nessuno mi ascolta e non posso uscire per portare mia figlia a fare le cure”
Fiumicino, 16 settembre 2025 – “Nessuno mi ascolta. Siamo segregate in casa”: è il disperato grido di aiuto di Elisa Proietti, residente delle case Ater di Isola Sacra che da molti giorni vive una situazione di disagio all’interno delle mura domestiche. Elisa abita nello stabile di via Tago 18, scala G secondo piano. Dal 28 agosto “combatte” con allagamenti continui, per quella che è una grave criticità. Insieme a lei vive la figlia con disabilità: “Siamo sole e prigioniere dell’acqua, che continua a fuoriuscire dal lavandino del bagno e dai tubi nonostante l’abbiamo staccata”.
Quello che sta vivendo Elisa, infatti, una criticità insostenibile: “Non posso portare mia figlia a fare le cure necessarie all’ospedale. Non posso nemmeno uscire di casa per andare a comprare un pezzo dipane. Il mio è un presidio costante per il terrore di trovare tutto completamente allagato. Non sappiamo più come fare. Ho chiamato l’Ater in primis: un tecnico è venuto a vedere la problematica, ha detto che dovevamo metterci d’accordo per fare i lavori. Poi nessuna traccia…
Ho contattato tutti: Acea, carabinieri, polizia, vigili del fuoco. E la risposta è sempre la stessa: ‘non è di nostra competenza’. Uno scarica barile che ci fa sempre sentire sempre più abbandonate a noi stesse. Inutili anche le richieste presso il Comune, anche tramite mail e pec: sono venuti i servizi sociali a fare un sopralluogo, ma da quel giorno ancora niente”.
In questo scenario, fatto di secchi per contenere l’acqua che continua a fuoriuscire, non mancano danni all’abitazione: “I mobili sono tutti rovinati, – spiega Elisa – si allagano le camere da letto e la lavatrice non funziona più, quindi da buttare. Sono stata costretta a chiamare più volte un pronto intervento per cercare di risolvere spendendo di tasca mia più di mille euro. Ma eccoci qui, il 16 settembre, ancora a fare i conti con questo incubo”.
Elisa, denunciando quanto sta passando, chiede che la sua voce sia finalmente ascoltata: “Sono arrivata anche a minacciare gesti estremi pur di trovare qualcuno disposto ad aiutarci. Abbiamo bisogno di un intervento urgente per poter ritornare alla normalità”.

