Trump-Netanyahu, fumata grigia: l’accordo per Gaza ancora non c’è
Israele avalla il piano di pace, ma senza l’ok di Hamas il documento resta lettera morta
Washington, 29 settembre 2025 – Il presidente Donald Trump ha esordito in conferenza stampa parlando di “uno dei più grandi giorni della storia della civiltà”, ha usato l’appellativo “Bibi” per Netanyahu, ha dichiarato che “Gaza è solo una parte del piano più grande”, ovvero la pace eterna in Medio Oriente. Ha definito “stupidi” i paesi europei che hanno riconosciuto lo Stato di Palestina. Tuttavia la notizia che esce fuori dal meeting tra Trump e Netanyahu è che l’accordo per lo stop al massacro nella Striscia di Gaza ancora non c’è.
Tuttavia, stando ai documenti ufficiali, qualcosa sembra essere davvero sul tavolo. Prima del vertice tra i due leader, la Casa Bianca ha reso pubblico il piano di pace stilato da Trump, di cui alcune indiscrezioni erano uscite durante il weekend tramite media statunitensi ed israeliani (leggi qui). Un piano che, per bocca dello stesso Netanyahu, è stato già accettato dal governo israeliano. Il gruppo, però, continua a sostenere di non aver ricevuto alcuna proposta, ed ha commentato quella resa pubblica come “troppo vicina alla visione israeliana”: senza l’ok di Hamas, quel documento resterà lettera morta.
Il piano di Trump in poche parole
In breve, il progetto presentato da Trump prevede una tregua immediata in caso di accettazione da entrambe le parti, il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani entro 72 ore, uno scambio di prigionieri con circa duemila detenuti palestinesi, l’apertura dei valichi per aiuti umanitari e la creazione di una nuova autorità transitoria a Gaza, sotto supervisione internazionale. Israele, nelle parole di Netanyahu, manterrebbe “un perimetro di sicurezza” attorno alla Striscia e la responsabilità militare fino a nuovo ordine, con Gaza smilitarizzata e Hamas disarmata.
Netanyahu ha parlato di “passo decisivo per finire la guerra e preparare la pace in Medio Oriente”. Ma ha anche avvertito che, se Hamas respingerà o tenterà di sabotare l’intesa, Israele “porterà a termine il lavoro”. In altre parole: la tregua è subordinata alla resa politica e militare di Hamas, e l’esercito israeliano è pronto a proseguire le operazioni “con le buone (quali) o con le cattive”; Hamas ha dichiarato di non essere stata consultata e di non accettare alcuna proposta che non includa l’autodeterminazione del popolo palestinese e un percorso concreto verso uno Stato. Mahmoud Mardawi, esponente del movimento, ha parlato ad Al Jazeera di “tentativo di soffocare la spinta internazionale per il riconoscimento della Palestina”. Più dura la Jihad islamica, secondo cui il piano “alimenterà nuove aggressioni e incendierà la regione, mascherando con la diplomazia ciò che Israele non è riuscita a ottenere con la guerra”.
L’Anp appoggia il piano
Diverso l’atteggiamento dell’Autorità Nazionale Palestinese, che ha accolto con favore gli “sforzi sinceri e determinati” di Trump, pur restando ai margini dei negoziati. Da Roma, Palazzo Chigi ha definito la proposta “una possibile svolta”, ribadendo la disponibilità dell’Italia a fare la sua parte per la cessazione delle ostilità e la ricostruzione della Striscia. “Una pace giusta e duratura è possibile – si legge nella nota – con due Stati che vivono fianco a fianco in sicurezza e con la piena normalizzazione dei rapporti tra Israele e il mondo arabo”.
Il piano ha ricevuto apprezzamenti anche da otto Paesi arabi e islamici – Arabia Saudita, Egitto, Qatar, Giordania, Emirati, Turchia, Pakistan e Indonesia – che hanno dichiarato il loro impegno a lavorare per un accordo complessivo. Nella loro dichiarazione comune, hanno sottolineato il rifiuto di qualsiasi annessione della Cisgiordania e la necessità di integrare Gaza e Cisgiordania in un futuro Stato palestinese.
Il ruolo del Qatar e le scuse di Netanyahu
A margine del vertice, Trump ha avuto un colloquio trilaterale con Netanyahu e l’emiro del Qatar, Mohammed Al Thani. Netanyahu ha colto l’occasione per scusarsi del raid di settembre a Doha che aveva colpito la leadership di Hamas e provocato la morte di una guardia qatariota. Il Qatar, accettando le scuse, si è detto pronto a continuare la sua mediazione per la liberazione degli ostaggi e la fine del conflitto.
Gaza, il massacro non si ferma
Intanto la guerra continua. Fonti israeliane parlano di 800mila palestinesi fuggiti da Gaza City a causa dell’ultima offensiva di terra. Testimonianze locali raccontano di famiglie in fuga verso sud in condizioni disperate. A Tel Aviv, intanto, i familiari degli ostaggi protestano davanti alla sede diplomatica americana chiedendo un accordo immediato per il loro rilascio. (Photo: whitehouse.gov)


















