Alitalia, 2mila lavoratori restano a terra. E ora chi paga?
Salvo sorprese dell’ultima ora, dopo quattro anni di cassa integrazione per gli ex dipendenti Alitalia si profila la fine della cassa integrazione. Il lungo calvario sta per arrivare all’epilogo
Fiumicino, 4 ottobre 2025 – Salvo nuovi colpi di scena imprevisti, la tormentata vicenda dei lavoratori dell’ex Alitalia sembra ormai avviarsi alla conclusione — e non nel modo che dipendenti e sindacati auspicavano -. L’incontro al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, convocato per discutere della procedura di licenziamento collettivo e dell’ennesima possibile proroga della Cigs, si è chiuso con una fumata nera. Il Governo ha infatti escluso nuove proroghe della cassa integrazione speciale in scadenza il 1 ottobre 2025, che i lavoratori percepiscono ininterrotamente dal 2021. Le lettere di licenziamento dovrebbero essere inviate entro metà ottobre, con decorrenza dal 1° novembre 2025. Cala così il sipario su una vicenda emblematica, segnata da decenni di scelte sbagliate, sprechi e occasioni mancate. Ed ora, a pagarne il conto – come sempre – saranno 2mila lavoratori che si ritroveranno a spasso. Anzi, a terra.
Alitalia, una storia tutta italiana
La tormentata vicenda legata all’ex compagnia di bandiera – è una tipica storia tutta italiana. Caratterizzata da occasioni mancate, gettate via, sogni infranti. Ma segnata soprattutto da sprechi, sperpero di denaro pubblico, manager stra-pagati, maxi-tagli, dipendenti che ancora oggi si trovano in cassa integrazione nonostante Alitalia abbia chiuso baracca e burattini nell’ottobre 2021. Specie gli ultimi anni sono stati segnati da un inesorabile declino, dovuti non solo ad errori di strategie industriali, ma anche a responsabilità della politica che ha visto in Alitalia un terreno da lottizzare. Decenni segnati da vertenze endemiche, conflitti sindacali, spesso sfociati anche in clamorosi scioperi e proteste.
Una politica miope, incapace di guardare oltre il proprio naso e raccogliere il guanto di sfida delle privatizzazioni, ha trasformato Alitalia in una questione ideologica, incentrata sulla “difesa dell’italianità” ed altre cose di questo tipo. Risultato? La vecchia compagnia di bandiera italiana è costata oltre 13 miliardi di euro. In media, un terzo di legge finanziaria. Un disastro di cui la politica tutta è responsabile da almeno 4 decenni. Soldi buttati, che non sono serviti a nulla, dato che Alitalia negli ultimi anni di vita ha perso milioni di passeggeri, proprio nell’epoca in cui il trasporto aereo ha vissuto – e continua a vivere – un periodo floreo. In più, negli ultimi 20 anni di vita, Alitalia ha perso 11 miliardi di euro.
Resta ora da capire quale sarà il destino dei duemila lavoratori esclusi: l’ultimo capitolo di una crisi che, tra commissari, salvataggi e vendite, continua a pesare come un macigno sul sistema-Paese.




