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Laura Pasqua: “Il mental coaching la passione. E sul tatami, devi dare un pezzo di te per le tue compagne..”

15 maggio 2020 | 12:00
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Laura Pasqua: “Il mental coaching la passione. E sul tatami, devi dare un pezzo di te per le tue compagne..”

Ha raccontato di sé la campionessa di karate della Nazionale Italiana. La psicologia e la laurea. Il karate e le medaglie. La vita privata e il sogno del matrimonio

Un karate per gli altri e con gli altri. Una personalità per gli altri e con gli altri. Si mescolano le due donne in Laura. E non si possono dividere. E non possono prescindere, né dall’una né dall’altra. E’ una splendida ragazza di 34 anni oggi e una campionessa plurimedagliata del kumite dei 61 chilogrammi. E sta per sposarsi.

Il sogno del matrimonio e la passione per il mental coaching. L’atleta dei Carabinieri si racconta

Con Luigi Busà all’altare, la data dovrebbe essere quella del prossimo 11 settembre, ma con una emergenza coronavirus ancora nell’aria del Paese Italia, potrebbe non essere confermata. Lei spera che vada tutto liscio e non vede l’ora. Anche in questo momento della Fase 2 è insieme al suo fidanzato, uomo innamorato e pluricampione mondiale di karate. Ormai compagno di vita. Il loro amore è nato e cresciuto sul tatami e Laura dichiara che il suo campione è proprio la persona giusta per lei. Comprensione, amore. Convivenza e sport.

Luigi Busà e Laura Pasqua (foto@LauraPasquaFacebook)

Sa capirla profondamente e quella sera al Mondiale di Madrid, quando con l’argento iridato al collo e il cuore in tumulto, lui la chiese in sposa davanti ai compagni e agli allenatori della Nazionale Italiana (leggi qui), Laura si è emozionata e ha vissuto un sogno splendido. La loro vita va avanti nei giorni del maggio 2020 e il bronzo a squadre vinto agli ultimi Europei del 2019 descrive. Lo fa perché Laura è pronta nella vita a tendere una mano agli altri. E sul tatami a dare un pezzo di lei per le sue compagne. Questo è il segreto della gara a squadre. Quella competizione in cui, di fama nell’ambiente, l’atleta dei Carabinieri riesce ad esprimersi meglio. La sua vita, la sua carriera e la passione per il mental coaching. E’ qui che il karate di Laura si fa per gli altri e verso gli altri. Ed è qui che il suo cuore si mette a disposizione delle persone, lasciando sempre un pezzeto di vita per lei stessa. Lo ha imparato Laura, anche grazie al percorso fatto con Nicoletta Romanazzi. La sua mental coach. E’ un terreno conosciuto. Un campo che l’ha appassiona.

La laura in Psicologia e lo stato di “flow” al Mondiale di Madrid

Si è laureata in Psicologia all’Università Guglielmo Marconi di Roma la Pasqua colonna della Nazionale di karate Fijlkam. Prima una bella e impegnativa triennale frequentata, tra una sfida e l’altra con il suo karate del cuore. E poi ecco la Magistrale conseguita. Poco tempo fa. La Dottoressa Pasqua, quando i tornei riprenderanno oltre il buio del covid-19, sarà una donna laureata con i guantini in mano. E quella psicologia che lei adora la porterà in battaglia, sul tappeto. E’ una simbiosi a doppio taglio. Può essere positiva oppure no, la conoscenza di dinamiche e di reazioni umane, anche nello sport. Lo dice Laura a Il Faro on line. Nel suo terreno di scontro è importante avere la consapevolezza di ciò che si sta vivendo. Ed è accaduto a lei.

Laura Pasqua e Savio Loria(foto@LauraPasquaFacebook)

Nella finale di pool al Mondiale di Madrid quel suo mondo interiore scorreva senza ostacoli. Pronta e concentrata, insieme al suo allenatore Savio Loria, che l’aveva scostata. L’aveva protetta nel warm up. Completamente isolata Laura, dalle sue avversarie, dai suoi pensieri. In questo modo ha conquistato l’ultima gara nella fase di qualifica. La vittoria di essa l’avrebbe proiettata in finale. Oro o argento. E mentre combatteva, contro la prima della classifica mondiale, il sangue scorreva, mischiato ad una gioia che andava a lambire quella concentrazione importante. Poi quel cartellino richiesto dal coach cinese ha scombussolato i suoi piani. Tanto dispiacere per non averla presa quella gara per l’oro, ma probabilmente è stato un passo in più per capire se stessa. Cosa è accaduto? Perché Laura si è distratta? Certamente sarà la sua professione di psicologa a farle analizzare la situazione. E per lei sarà più facile. Come sarà più semplice tornare sul tatami con le armi della sua rinnovata consapevolezza.

Bisogna attendere ancora un po’, però. Intanto si fa forte Laura, campionessa di karate, e va in questi giorni di quasi libertà a migliorare gli aspetti tecnici e caratteriali che necessitavano di un rinforzo. E’ stato questo il lato positivo del lockdown. Insieme al suo Luigi, ogni giorno, si è analizzata, allenata in condominio (e ringrazia i vicini della gentile concessione) ed è cresciuta. Ancora un po’. Come faceva da bambina.

La curiosità nel chiedersi il perché delle cose e le medaglie a squadre nel kumite

Nella sua intervista racconta della sua passione per la psiche umana nata sin dall’infanzia e quella voglia naturale di aiutare gli altri. Alle Superiori poi ecco la filosofia ad incuriosirla. E come gli storici filosofi, Laura si faceva molte domande. Sono quei “perché” che l’hanno spinta ad andare avanti, probabilmente. Come fossero state delle voci interiori. Una vocazione è fatta così. Si segue qualcosa che spinge dentro, a camminare, a comprendere, a salire anche sul tatami e a prendersi quelle medaglie vinte. Tantissime. 13 a livello internazionale, insieme ai titoli italiani conquistati. Medaglie messe al collo con soddisfazione, soprattutto a squadre. Ecco allora, la vocazione di Laura Pasqua di vivere la sua vita con gli altri e di sentirsi responsabile del destino delle persone. In poltrona ad ascoltare persone che hanno bisogno di un consiglio psicologico, come in combattimento. Nel karate con le sue compagne di team azzurro, ha condiviso battaglie epiche. Non solo con le leggende di una generazione più grande di lei, quando lei stessa era un’under della disciplina, Roberta Minet, Selene Guglielmi e Greta Vitelli, ma anche dopo. Quando lei stessa è diventata grande nel karate e si è fatta esempio per le più piccole. Amiche, compagne di viaggio e guerriere del kumite degli anni 2000. Tra di esse Lorena Busà, Clio Ferracuti e Silvia Semeraro. Anche loro con lei quella sera, quando Busà la chiese in sposa.

La Nazionale Italiana di karate(foto@Fijlkam)

Anche loro sul podio con la Pasqua a festeggiare il terzo posto continentale ottenuto a Guadalajara (leggi qui). Ma quando torneranno le gare? Non si sa ancora. Anche le Olimpiadi sono state spostate. Il coronavirus ha dettato i tempi dello sport, ma sotto la bandiera olimpica lo sport si prenderà la sua rivincita, quando gli oltre 11 mila atleti si ritroveranno ad onorare la vita e il loro sogno, oltre il tunnel del covid-19.

E Laura cosa farà? Ha guadagnato del tempo prezioso per strappare il pass. Ci crede ancora la psicologa del karate. Ed è giusto. Lo può fare grazie al suo talento, alla sua classe sul tatami. Come giusto è stato rimandare i Giochi di Tokyo. Lo dice Laura. Senza frasi fatte. Con ragione e sentimento. Le tattiche di Laura. Per vivere la sua vita. Da atleta e psicologa.

Cara Laura hai appena conseguito la Laurea Magistrale in Psicologia a Roma. Come mai hai scelto questo percorso di studi?

“Da prima delle Superiori ho detto sempre ai miei genitori di volermi dedicare a questi studi. Non so, forse mi sentivo già portata per essi. Mi piaceva molto il tema. Seguivo con passione le materie umanistiche, tra le quali la filosofia. Mi sono fatta sempre tante domande. Sono sempre stata un po’ curiosa, anche da bambina. Mi chiedevo il perché delle cose. Mi piacevano le dinamiche umane e ho avuto il desiderio costante di volere aiutare gli altri”.

Che cosa personalmente tu cerchi negli atleti e in te stessa? Cosa vorresti trasmettere alle persone?

“Cerco quelle caratteristiche che ognuno di noi ha. Assolutamente speciali. Ci differenziano. Quello che cerco e che voglio trasmettere è che ogni persona dovrebbe scoprire le proprie  capacità. Con la consapevolezza di averle. Doti e qualità. Partire  da quelle per poi potenziarne altre. Magari quelle in  cui siamo carenti. Che poi ci possono essere utili per la vita quotidiana. Farlo con il rispetto di quella particolare natura che abbiamo tutti. Rispettare le nostre caratteristiche. Mi piacerebbe che negli atleti ci fosse l’idea, che io ho compreso tardi, che non c’è una ricetta che va bene per tutti per vincere. Ognuno ha la sua. Prima bisogna essere consapevoli delle proprie risorse, punti di forza, di quello che ci fa stare bene, quello che ci rende  felici e quello che non ci rende  contenti. Si riesce a cucire addosso a noi una ricetta vincente che  faccia al  caso nostro. Giusta per la nostra personalità. Vorrei trasmettere questo. Non uniformarsi agli altri, ma avere un proprio mondo perfetto, adatto a noi”.

(foto@LauraPasquaFacebook)

Quali sono le tue caratteristiche, come persona e atleta?

“Non posso prescindere dall’essere un’atleta. Le due cose vanno insieme. Sono molto sensibile a tutto. Per quello che provo e per quello che sentono gli altri. Nelle dinamiche che mi circondano. Messaggi verbali e non. Sono una persona che si accorge fondamentalmente di tutto, anche se sposti un sopracciglio. Questa sensibilità la vivo anche su me stessa. Sento ogni cambiamento che mi riguarda sia  emotivo che di altro genere. Sin da piccola possiedo una grande forza di volontà. Anche determinazione. Sono abbastanza aggressiva. Più come atleta, ma anche come persona. Ho molta pazienza e cerco di capire sempre tutti. Poi con il tempo ho imparato a mettere delle priorità. Prima vengo io e il mio benessere. Mettere in cima me stessa e farmi rispettare. Lo facevo in passato con una aggressività caratteriale, adesso lo faccio in maniera velata e matura. Ero forse un cane che abbaiava e mordeva poco. Adesso abbaio poco, ma  se voglio mordo (ride)”.

Nella diretta Facebook, insieme alla tua mental coach Nicoletta Romanazzi ed Alessio Sorrentino, giornalista della testata, hai  raccontato della finale di pool del Mondiale di Madrid. Cosa è accaduto in particolare in quel frangente?

“La finale di pool in cui mi sono giocata la finale mondiale. Ero in vantaggio sulla cinese, prima della ranking mondiale. A 15 secondi dal termine dell’incontro. E’ in quel momento che ho cominciato a pensare a ciò che dovevo fare e come. Gestire i secondi rimasti, insieme al sentire una dose di contentezza..perchè mancava davvero poco al fischio finale. Sarei arrivata ad una finale mondiale. Mi ha completamente fatta uscire fuori dalla sincronìa però. Sono uscita dal mio stato di “flow”. Necessario affinché un’atleta si esprima al meglio. Ero riuscita a restare concentrata in tutta la competizione di qualifica. Ho puntato sui miei punti di forza. Mi sono espressa al massimo. La consapevolezza che mancava poco. Il coach cinese ha richiesto un cartellino..e quello mi ha fatto uscire fuori dal mio stato di  concentrazione. Di sincronìa appunto. Ero in condizione di svantaggio. Mi ha precluso di arrivare in finale mondiale”.

In che modo tu e Savio Loria avete creato “quella bolla” per proteggervi dall’esterno e per mantenere la concentrazione in competizione? Che tipo di rapporto atleta e allenatore c’è tra voi? Quanto è importante instaurarlo?

(foto@LauraPsquaFacebook)

“Savio Loria ritengo che sia una persona e un coach sensibile. Ci conosciamo da tanti anni, molto bene. Anche lui lavora molto su questi aspetti psicologici. Anticipo che vorremmo realizzare una puntata di Karate Mind dove discutere questi temi. Tra atleta, allenatore e mental coach (insieme a Nicoletta Romanazzi). Mettere in relazione queste figure. E’ essenziale che l’allenatore conosca i propri atleti e tocchi i tasti giusti in momenti di stress, come quelli di una gara, tra un combattimento e l’altro. Mi ha saputa isolare. Sapeva che soffrivo di distrazione rispetto a ciò che mi circondava. Per le mie avversarie e per gli altri che si riscaldavano con me. Mi ha portata a fare il riscaldamento pre – gara in una zona isolata e abbiamo mantenuto la concentrazione”.

Sei un’atleta psicologa. Ti ha dato dei vantaggi nel praticare il karate? In cosa ti ha arricchito?

“Essere un’atleta psicologa mi ha dato dei vantaggi, ma è stato anche complicato. Ci sono due piani diversi. Da una parte esiste la conoscenza della mente e dei suoi processi cognitivi. Ragionamenti e relazioni interpersonali. Dall’altro c’è il trovarsi nella situazione. Molti psicologi fanno l’errore di pensare che, il fatto di essere tali, possano vivere una vita perfetta. O completamente sotto controllo. Non è così. Ovviamente vivere le cose in prima persona ci da quel coinvolgimento emotivo che non esiste se le viviamo in terza persona. La figura dello psicologo ti aiuta perché non è coinvolta nella situazione. In poi ha competenze. Ma nel momento in cui sei coinvolta (anche se hai le competenze) ci sono una serie di meccanismi che ti limitano, come accade a tutti gli altri.

La laurea di Laura Pasqua in Psicologia(foto@LauraPsquaFacebook)

Conoscere come sei ti da una marcia in più. Per esempio: ci sono tanti psicologi che  fanno consulenza a famiglie e a madri con figli, ma questo non significa che siano genitori perfetti nella vita “normale”. Le proprie dinamiche, con le emozioni, vengono poi ribaltate. Comunque aiuta essere entrambe le cose. Hai la consapevolezza di quello che ti sta accadendo”.

Ha vinto numerose medaglie in carriera. Soprattutto a squadre nel kumite. Qual è stata secondo te la più bella finale disputata? Riesci ad esprimerti meglio in squadra con le tue colleghe karateka, oppure no?

“Assolutamente sì. E’ risaputo che nelle gare a squadre mi esprimo meglio, rispetto a quelle individuali. Ho avuto l’onore in tanti anni di carriera di essere stato un elemento decisivo nei momenti clou delle gare. Questo mi ha sempre riempito di gioia. Ho fatto molta esperienza in team. Le prime medaglie sono arrivate con Roberta Minet, Selene Guglielmi e Greta Vitelli, la vecchia guardia azzurra. Ero la più piccola. Loro per me erano il punto di riferimento. Anche lì ho imparato come ci si comporta. Quali siano le dinamiche delle squadra. Quando devi supportare e quando devi farti da parte. Le gare a squadre sono particolari. Non lo fai solo per te sul tatami. Quello che fai ha una responsabilità, per chi ti ha preceduto e per chi viene dopo. Mi reputo una persona sensibile agli altri e altruista e questo senso di responsabilità e stima verso  le mie compagne, mi ha sempre fatto mettere una marcia in più. Non lo facevo solo per me stessa, ma anche per loro. Mi ha dato una grinta incredibile. Adoro le gare a squadre. Mi trovo ad essere ora invece la più grande in un team composto da Clio Ferracuti e Silvia Semeraro. E’ stato completamente diverso. Mi sono ritrovata ad essere il punto di riferimento, con dinamiche e generazioni diverse. Nonostante questo, abbiamo fatto grandi cose, come agli Europei del 2019 dove abbiamo vinto il bronzo. C’è grande stima tra noi. Rispetto e affetto. Garantisco che se in squadra non c’è coesione ed energia particolare fatta di persone  che, per gli uni e gli altri sacrificherebbero pezzi di stessi, non si va da nessuna parte. Potrebbero essere elementi fortissimi sulla carta, ma sono individualisti. Bisogna avere aggregazione e senso di squadra. Non basta la bravura del singolo ma ci vuole qualcosa in più. Io ho sempre fatto così”.

Al Mondiale di Madrid Luigi Busà ti ha chiesto in sposa davanti alla delegazione della Nazionale Italiana. Puoi raccontare le tue sensazioni? Avete fissato una data per le nozze? Qual è il segreto del vostro rapporto?

“Luigi mi ha fatto questa proposta. Se guardo quel video mi emoziono ancora. Non mi aspettavo tante cose. Per il carattere che ha lui, non mi aspettavo che la facesse davanti a tutti. Mio padre, mio suocero. Tutti i compagni di squadra e gli allenatori della Nazionale. Non mi sarei aspettata che facesse una cosa del genere davanti a tutte queste persone. Emozione fortissima. Imbarazzo e estrema felicità. Siamo entrati in Nazionale che eravamo molto piccoli. Per noi il karate ha sempre avuto la priorità. Abbiamo fatto crescere comunque anche il nostro rapporto, strutturato tra la vita sportiva. Ci ha fatto crescere tantissimo.  Ci siamo conosciuti in modo profondo. Luigi è una delle poche persone che mi conosce in profondità. Mi sento amata per quello. Mi conosce in molte sfaccettature e mi fa sentire speciale per come sono. Quando trovi una persona così è sicuramente quella giusta, non c’è dubbio. Il rapporto si è consolidato nella nostra convivenza. Bisognava unire la vita di atleti insieme a quella casalinga, ognuno con i suoi egoismi e  spazi da  gestire. Ma ha funzionato e ci ha messi anche alla prova. Ha rafforzato il legame tra noi. Parliamo poco di karate quando siamo insieme. Aspetto con ansia il matrimonio, dovrebbe essere l’11 settembre del 2020. Uso il condizionale per l’emergenza coronavirus. Speriamo sia confermato tutto. Non vedo l’ora”.

Fai parte del Centro Sportivo dei Carabinieri. In che modo ti coadiuva questa appartenenza?

Luigi Busà e Laura Pasqua

“Un passaggio fondamentale per me. All’inizio caratterizzato da tanta paura perché venivamo dalla Forestale, in cui c’era una realtà diversa. I Carabinieri hanno storia e prestigio. Quando siamo entrati poi è svanito tutto subito. Abbiamo un rapporto ottimo sia con Juri Schiavoni che con Vincenzo Figuccio. Maestri di passione e dedizione per il karate. Abbiamo trovato persone che sposavano alla perfezione i nostri ideali, il nostro modo di vedere il karate e mettere impegno nelle cose. Ci sentiamo carabinieri al 100% e ne siamo fieri. L’Arma ci da tanto”.

Le Olimpiadi sono slittate di un anno e mezzo a causa del coronavirus. Cosa pensi?

“Non dico una frase fatta o pensiero ricorrente per molti. E’ stato  giusto spostare le Olimpiadi.  Lo penso veramente. Il coronavirus ci ha fatto capire come la salute sia all’apice di ogni cosa. Senza di essa non si può neanche sognare. Obiettivi e speranze. Quello che vogliamo nella vita. Nel momento in  cui non stiamo bene, niente può essere raggiunto. Prima risolviamo questa situazione e vivere in sicurezza, per noi, i nostri cari e il mondo in generale. Poi si può continuare nei progetti. Non si può invertire l’ordine. Prima la soluzione e poi la vita. Vediamo i Giochi come l’espressione della nostra passione e  gioia. Meritano di essere svolti in questo clima e non diversamente, con tante paure.  Sarebbe negativo per l’evento. Non era proprio il caso svolgerle nell’anno in corso. Speriamo di venirne fuori presto. Tuttavia, costruiamo oggi i nostri Giochi in modo diverso. Stiamo solo allungando i tempi. Tempi che ci saranno utili per farci trovare pronti, e meglio, per la data decisa dal Cio. Mi hanno regalato un altro anno per la qualifica a Tokyo 2020NE. Curare gli aspetti che ho tralasciato per poco tempo avuto. Fare una gara ogni 15 giorni ti impediva di approfondire lacune che avevi. Adesso ce l’ho il tempo e sto curando gli aspetti che devo migliorare”.

Come hai vissuto la quarantena e come vivi adesso questa Fase 2?

“Ho vissuto bene il lockdown. Ci siamo attrezzati. Ho avuto la fortuna di viverlo con Luigi e non da sola. Di dividere questo tempo con lui. Coltivare il lato di coppia. Siccome le gare e le continue partenze ci avevano fatto mettere da parte questo aspetto. Mi sono dedicata alla cucina, con lui. La nostra passione. Ci siamo preparati a vivere il momento della quarantena e anche quello della Fase 2. Dello sblocco di questo lockdown. Abbiamo curato l’aspetto fisico e quello dell’alimentazione. Ci siamo  concessi qualche sgarro in cucina, ma mangiare con qualità. Allenamenti di mobilità una volta al giorno, che andavano a curare aspetti che trascuravamo prima. In condominio, dove ci hanno permesso di allestire un tatami e anche da un punto di vista mentale. Vissuto bene. Il lavoro con il nostro mental coach Nicoletta Romanazzi è stato assiduo e risolutivo. Tutti i giorni. Sapevamo che sarebbero uscite delle emozioni e aspetti spiacevoli. Come tutte le persone rinchiuse in casa. Abbiamo cercato di viverle nel rispetto di quello che stava succedendo e superarle. Sedute di meditazione e respirazione per rilassarci. Ci siamo premoniti. Non solo per vivere la fase più dura, ma anche quella successiva. Non da sottovalutare. Essere stati 50 giorni in casa, con poche persone intorno a sé non è  facile. Ritrovarsi ad affrontare la società e le persone ha in noi un impatto emotivo che va a scuotere i nostri sentimenti. Assolutamente normale. Bisogna lavorarci in modo che esso sia meno pesante possibile”.

Il Palmares di Laura Pasqua

Bronzo a squadre Mondiali 2008

Argento Giochi del Mediterraneo 2009

Argento a squadre Campionati Europei 2010

Argento a squadre Campionati Europei 2011

Bronzo a squadre Giochi del Mediterraneo 2013

Bronzo Campionati del Mondo 2014

Argento a squadre Campionati Europei 2018

Bronzo a squadre Campionati Europei 2019

Premier League Salisburgo 2015 oro

Karate 1 Hanau 2012 bronzo

Premier League Salisbrugo 2011 oro

Campionati Europei Juniores 2007 bronzo

Campionati Europeo Juniores 2005 bronzo

(Il Faro on line)(fotodicopertina@Fijlkam)