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Emergenza sanitaria e crisi del settore Food, i dati di FIPE

Circa le produzioni industriali, l'allarme sembra essere non particolarmente elevato: la necessità di generi alimentari è ovviamente fuori discussione di conseguenza questo tipo di aziende saranno sicuramente abilitate quanto prima alla ripresa delle attività

Oltre ad essere una tragedia di enormi proporzioni, l’emergenza sanitaria che l’Italia sta attraversando avrà sicuramente dei pesanti risvolti sull’economia, anche per quel che riguarda il mondo “food“.

Settore food: poche preoccupazioni per l’industria, ma si teme per la ristorazione

Circa le produzioni industriali, l’allarme sembra essere non particolarmente elevato: la necessità di generi alimentari è ovviamente fuori discussione di conseguenza questo tipo di aziende saranno sicuramente abilitate quanto prima alla ripresa delle attività se pur, ovviamente, con tutte le precauzioni del caso.

Tra le attività che, probabilmente, registreranno le difficoltà più consistenti sono quelle di ristorazione, da intendersi come tutti gli esercizi che somministrano alimenti e bevande come ad esempio bar, ristoranti, stabilimenti balneari e quant’altro.

Mangiare fuori sarà un’azione che si potrà riprendere a compiere con moltissima cautela, e anche i bar, inevitabilmente, faranno fatica, al di là di quelle che saranno le disposizioni governative.

Anche l’industria del caffè continuerà ad essere attiva senza grossi problemi, d’altronde cialde, capsule e prodotti affini sono acquistabili sia nei negozi di alimentari che in e-commerce specializzati come www.outletcaffe.it, ma per il “rituale” del caffè al bar, momento che gli italiani amano tanto e che rappresenta anche un’iconica situazione conviviale, ci vorrà sicuramente pazienza.

Il report prodotto da FIPE

Proprio a questo riguardo FIPE, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, ha lanciato un allarme, sottolineando come appunto come bar, ristoranti, stabilimenti balneari e aziende analoghe saranno chiamate a risollevarsi non senza difficoltà con tempi che, al momento, è impossibile conoscere.

FIPE ha pubblicato un report denominato “Coronavirus, l’impatto sui pubblici esercizi”, scaricabile gratuitamente dal suo sito Internet ufficiale a questo link, il quale fornisce una serie di interessanti dati relativi alle principali difficoltà che le aziende del settore stanno incontrando in questo periodo così critico.

Anzitutto, FIPE rileva che le aziende in questione sono per il 64,6% ristoranti e pizzerie, per il 18,3% imprese come discoteche, banqueting, stabilimenti balneari e affini, per l’11,1% bar caffetterie, per il 3,5% bar serali infine per il 2,6% pizzerie con servizio al tavolo; la grande maggioranza di queste società, peraltro, è molto avviata, il 77,78% delle medesime infatti esercita da oltre 10 anni.

Le principali difficoltà per le aziende del settore

FIPE ha fornito un elenco delle principali difficoltà che gli imprenditori del settore si stanno ritrovando a fronteggiare in questa situazione di totale stallo lavorativo, e al primo posto figura il pagamento degli stipendi dei dipendenti, seguito dal pagamento dei contributi e dal pagamento dei fornitori.

Seguono ulteriori fattori quali liquidità finanziaria, pagamento delle imposte, canone d’affitto, pagamento di mutui e prestiti, pagamento delle varie imposte locali.

Le misure governative a cui si è fatto più ricorso

Per quanto riguarda, invece, le misure di supporto che sono state messe a disposizione dal Governo di cui queste imprese hanno scelto di usufruire, al primo posto vi è la cassa integrazione in deroga, chiesta nel 30,6% dei casi; questo non stupisce dal momento che, come detto in precedenza, il pagamento dei lavoratori risulta essere la difficoltà principale.

Il 25% di queste aziende ha richiesto la sospensione di mutui e prestiti, il 20,3% ha fatto ricorso alla cassa integrazione, ulteriori misure che seguono in questa speciale graduatoria sono la sospensione del pagamento dei tributi, il ricorso al bonus di 600 euro dedicato al sostentamento dei lavoratori autonomi, la sospensione di contributi previdenziali e ritenute fiscali, l’utilizzo del fondo centrale di garanzia e la sospensione del pagamento dell’IVA.

La situazione è ovviamente più critica per le aziende che esercitano l’attività presso dei locali in affitto: secondo FIPE il 60,3% del totale è in una situazione analoga e il 55,8% dichiara di avere difficoltà nel pagare regolarmente il canone.

Insoddisfazione e proposte da parte degli esercenti

Il malcontento degli esercenti risulta evidente nelle statistiche evidenziate da FIPE: il 96% si dice infatti non soddisfatto di quanto disposto dal Governo e propone ulteriori misure di sostegno quali liquidità a copertura dei mancati incassi, credito ad interesso zero o con tassi agevolati, sospensione del pagamento delle utenze dell’energia, incrementare gli importi destinati, annullare il pagamento di tasse e contributi e infine erogare dei prestiti garantiti integralmente dallo Stato.

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