Eni ha in mente nuovi progetti per il gas del Mediterraneo
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Eni ha in mente nuovi progetti per il gas del Mediterraneo

19 aprile 2024 | 8:0


L’Italia, in particolar modo, è uno dei Paesi più indietro nella tabella di marcia


Nonostante gli importanti passi in avanti nei confronti delle energie rinnovabili, l’apporto di energia da fonti combustibili è ancora necessario per colmare il gap tra produzione e consumo ed evitare che i costi energetici schizzino verso l’alto.

In questo ambito, ricordiamo come sia possibile risparmiare sui costi delle utenze domestiche con qualche accorgimento, come visitare ComparaSemplice.it per trovare le tariffe gas più convenienti per le proprie esigenze, limitare i consumi nelle fasce orarie di maggiore convenienza, o ancora acquisire nel proprio appartamento elettrodomestici meno energivori.

Tornando invece alle fonti energetiche, fatte salve le premesse delle scorse righe, non stupisce che Eni e il partner francese TotalEnergies abbiano annunciato l’intenzione di sfruttare una nuova scoperta di gas fossile situata proprio al centro del mare nostrum, a circa 160 km a sud-ovest da Cipro.

Le novità da ENI, cosa cambia per lo sfruttamento nel Mediterraneo

A confermare quanto sopra è un comunicato congiunto delle due aziende, che precisano di aver terminato con soddisfazione i test del pozzo Cronos-2, situato a pochi km di distanza da quel Cronos-1 avviato due anni fa, e che una prima fase di output avrebbe consentito di prevedere una potenzialità maggiore a 4,2 milioni di metri cubi di gas giornalieri.

Ricordiamo che Cronos-2 è stato il quarto pozzo che Eni ha perforato all’interno del Blocco 6 dopo le attività condotte con Calypso nel 2018 e Cronos e Zeus nel 2022. L’esito di questo tentativo è però stato evidentemente più incoraggiante e confortante, considerato che la partnership al 50% del cane a sei zampe con TotalEnergies ha ribadito che il potenziale produttivo è “significativo”, rimandando poi al prossimo futuro l’analisi integrale delle risorse individuate al fine di valutare l’alternativa di sviluppo più conveniente e contribuire così al rifornimento di gas al vecchio Continente.

Risorse non green, ma necessarie

Naturalmente, la scoperta delle nuove risorse del gas nel Mediterraneo ha ulteriormente acceso il dibattito sullo sfruttamento di tali fonti energetiche e sulla necessità di un maggiore orientamento verso le fonti green.

Possiamo ad esempio ricordare come già nel 2021 la IEA (Agenzia Internazionale per l’Energia) avesse tracciato un percorso per l’azzeramento delle emissioni nette di CO2 non oltre il 2050, confermando che in aggiunta ai piani già avviati quell’anno, in tale percorso non vi sarebbero dovute essere altri via libera per lo sfruttamento di nuovi giacimenti di combustibili fossili, così come non ci sarebbe bisogno di nuove miniere di carbone o allargamenti di quelle già in sfruttamento.

In altri termini, le linee guida dell’IEA prevedono che i combustibili fossili contenuti nei nuovi giacimenti avrebbero dovuto rimanere dove sono, nel sottosuolo. Anche se il concetto è stato ribadito a distanza di due anni dalla stessa Agenzia, che ha dichiarato che per giungere a emissioni nette zero entro 25 anni non bisognerebbe avviare nuovi progetti upstream sui fossili, la realtà è evidentemente ben diversa.

L’Italia, in particolar modo, è uno dei Paesi più indietro nella tabella di marcia, con un’entrata in esercizio di 5,7 GW di nuovi impianti rinnovabili nel nostro Paese nel corso dell’ultimo anno, contro i 12 GW che sarebbero stati necessari per essere in linea con i target europei nel 2030.