Gli italiani e il risparmio, come ottenere rendimenti accettabili con BTP ai minimi storici?
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Gli italiani e il risparmio, come ottenere rendimenti accettabili con BTP ai minimi storici?

18 settembre 2019 | 8:0


D’altronde, i cittadini del Belpaese, nel passato, sono stati viziati dai Titoli di Stato, in grado di offrire rendimenti stuzzicanti con la garanzia del capitale a scadenza


Un tema, storicamente, assilla i risparmiatori italiani: come allocare, finanziariamente, i propri risparmi? Una fase come quella attuale, oltretutto, aumenta dubbi e ansie: tassi ufficiali azzerati e mercati volatili, infatti, rendono la scelta sempre più complicata. Specie se il rendimento atteso non è basso. D’altronde, i cittadini del Belpaese, nel passatosono stati viziati dai Titoli di Stato, in grado di offrire rendimenti stuzzicanti con la garanzia del capitale a scadenza.

Il concetto “rischio/rendimento”, elemento cardine dell’educazione finanziaria

Oggi, invece, lo scenario è totalmente diverso. Basti pensare al rendimento del BTP decennale, che attualmente è attorno allo 0,90% lordo. E se si considerano le oscillazioni avvenute negli ultimi dieci anni, con lo spread contraddistinto da una volatilità degna di un titolo quotato sui mercati azionari, il rischio di liquidarlo anticipatamente subendo significative perdite rispetto al valore nominale investito, è un’ipotesi tutt’altro che campata per aria. Rendimenti bassi e rischio di vedere deteriorato il valore del capitale investito, spingono i risparmiatori ad approcciare ad altre tipologie d’investimento, accettando, loro malgrado, di sopportare un rischio maggiore. Il concetto “rischio/rendimento”, d’altro canto, è un perno dell’educazione finanziaria: per ottenere rendimenti significativi, maggiori della media offerta dal mercato dei titoli “free-risk“, bisogna accettare che il capitale investito possa subire, nelle fasi non favorevoli dei mercati, un deprezzamento. Talvolta, anche significativo.

Non è casuale, quindi, che un numero crescente di risparmiatori decida di allocare una parte dei propri risparmi nei mercati azionari, che non forniscono alcuna protezione del capitale investito, ma sono in grado, talvolta, di offrire rendimenti molto interessanti, spesso a doppia cifra. Quando “entrare” in questi mercati, ovvero – tecnicamente parlando – scegliere il giusto timing, non è un esercizio di facile lettura. Soprattutto per coloro non propriamente avvezzi ad investire in mercati a grado di rischio alto, come la maggior parte degli investitori italiani. È di fondamentale importanza, quindi, decidere quanta parte dei nostri risparmi possa essere allocata in questi listini. E nella scelta, l’aspetto psicologico svolge un ruolo d’assoluto protagonista: alcuni investitori, infatti, vanno incontro a veri e propri attacchi di panico se vedono il proprio capitale erodersi, anche solo momentaneamente, in percentuali irrilevanti. Per questi risparmiatori, quindi, investire somme in mercati come gli azionari, o simili, è altamente sconsigliato.

Criptovalute: è giusto approcciare a questo mercato?

La Borsa, però, non è l’unico luogo dove i risparmiatori decidono di investire in questo momento. Negli ultimi tempi, infatti, un numero crescente di persone sta approcciando al mondo delle criptovalute, le monete virtuali che, secondo alcuni, nel futuro andranno a sostituire le valute stampate da tutte le banche centrali del mondo. Uno scenario, ad oggi, di difficile realizzazione, come lo era, solo vent’anni fa, immaginare che tramite un cellulare si potesse navigare in Internet o scattare foto e molto altro. Se il futuro non si può prevedere, il presente, viceversa, si può tranquillamente analizzare. Questo asset, ormai presente nelle migliori piattaforme da oltre un decennio, può essere un ottimo coadiuvante all’interno di un portafoglio ben diversificato, in grado, in alcune fasi, di migliorare sensibilmente la performance globale di un portafoglio titoli.

Fare trading sui Bitcoin, la criptovaluta più nota ed affidabile presente sui mercati, è altamente consigliato per coloro che, consci di dover sopportare anche oscillazioni non indifferenti, cercano un rendimento-extra rispetto ai mercati “classici”. E’ importante, però, non eccedere nell‘allocazione delle somme. Per un investitore che accetta un grado di rischio medio, classificato come profilo “dinamico” dalla normativa MIFID, è consigliabile investire una somma non superiore al 3/5% delle proprie risorse finanziarie. Una percentuale, però, che potrebbe crescere se, come alcuni ipotizzano, le criptovalute dovessero essere disciplinate in futuro. Anche se l’attuale ostracismo dei grandi banchieri, talvolta supportato da validissime teorie ascrivibili alla materia della politica monetaria, non fa presagire ad una rapida regolamentazione delle stesse.