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La coltivazione idroponica della cannabis: che cosa serve sapere

La scelta del tipo di impianto varia a seconda delle preferenze dei coltivatori.

Anche la cannabis può essere coltivata con il metodo idroponico. Per sapere in che cosa consiste ci siamo rivolti agli specialisti di grow-shop-italia.com

A che cosa si fa riferimento quando si parla di coltivazione idroponica?

Nella coltivazione idroponica le piante sono coltivate in una soluzione composta da acqua e nutrienti. Si tratta di una coltivazione fuori suolo in cui il substrato primario è rappresentato dall’acqua. Essa contiene tutte le sostanze nutritive che sono indispensabili non solo per la sopravvivenza delle piante, ma anche per la loro crescita. Le piante sono collocate all’interno di ceste o secchi che contengono un substrato colturale inerte. Inoltre, sono sospese su un serbatoio riempito di acqua, che viene ossigenato grazie a pietre porose. La scelta del tipo di impianto varia a seconda delle preferenze dei coltivatori.

Quali sono i benefici offerti da un sistema idroponico?

Le piante che vengono coltivate il sistema idroponico hanno la possibilità di crescere in tempi decisamente più rapidi di quelli relativi alla crescita delle piante che vengono coltivate in terra. Si tratta di una differenza che può raggiungere anche il 50%. Non solo: quasi sempre le rese di cui si può beneficiare sono più abbondanti. Il motivo va individuato nel fatto che le sostanze nutritive che caratterizzano un impianto idroponico risultano più disponibili. Infatti non devono attraversare alcun terreno, e quindi possono penetrare nel sistema radicale con più facilità. Nel caso delle piante che crescono in terra, le loro radici devono essere diffuse nel substrato in modo da riuscire a raggiungere i nutrienti che si trovano negli strati più in profondità.

Che vantaggi ne derivano?

Un accesso agevole alle sostanze nutritive fa sì che le piante riescano a conservare più energia, la quale può essere destinata alla crescita.

Che cosa serve per un sistema idroponico casalingo?

Le lampade, prima di tutto: possono essere al sodio o a led, ma ciò che è importante è non badare al risparmio, vista l’importanza della luce. Ci sarà bisogno, poi, di un igrometro, di un misuratore di pH, di alcuni vasi con trama a rete, di supporti per le lampade, di sostanze nutritive specifiche per la coltivazione idroponica, di una tenda di coltivazione, di ventole oscillanti, di un serbatoio per impianto idroponico, di un filtro a carbone, di una pietra porosa, dei tubi di canalizzazione, delle ventole di aerazione e ovviamente dei semi. Per quel che riguarda il substrato di coltivazione si può optare per la fibra di cocco.

La scelta del substrato è importante?

Il substrato di coltura è quella sostanza che deve essere in grado di fare in modo che l’intersezione fra le radici e il gambo sia mantenuta in posizione. Così le radici hanno l’opportunità di crescere nell’acqua per andare in cerca di nutrienti. Sono numerosi i tipi di substrato che vengono utilizzati dai coltivatori, ma quelli inerti si fanno preferire perché favoriscono un ottimo accesso dell’aria dalle radici nella loro parte superiore. Se non si vuole usare la fibra di cocco, che abbiamo menzionato in precedenza, si può fare riferimento alla perlite e alla lana di roccia.

Quali sono le caratteristiche di questi due materiali?

La perlite in molti casi viene impiegata per i terricci delle piante da giardino e ha la capacità di garantire una migliore aerazione: questa è la ragione per la quale è raccomandata anche come substrato per la cannabis coltivata con il sistema idroponico. Si tratta di un vetro vulcanico che, nel momento in cui viene sottoposto ad alte temperature, si espande. Per quel che riguarda la lana di roccia, invece, la si può posizionare dentro un cestello per l’idroponica o addirittura nella parte superiore di un serbatoio privo di coperchio. La sua ritenzione idrica è eccellente, e grazie ad essa le parti delle radici superiori possono essere mantenute umide.

Quale impianto di coltivazione conviene adottare?

Gli impianti si differenziano in base alla circolazione di acqua e all’esposizione. Diciamo che per chi è alle prime armi un punto di partenza ottimale è il Deep Water Culture, che ha anche il pregio di costare poco. Si basa su secchi in cui vengono posizionate le piante, riempiti con una soluzione nutriente, mentre l’apporto di ossigeno viene garantito da una pompa d’aria.

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