L’adozione di questa terapia è infatti tuttora rallentata da alcune difficoltà.
Sapevi che nel mondo sono oltre 10 milioni i pazienti affetti dal morbo di Parkinson? Un dato preoccupante per una patologia estremamente limitante per i pazienti. Tremori, rigidità muscolare e progressiva perdita di autonomia rappresentano infatti difficoltà importanti da affrontare nella vita quotidiana. I trattamenti disponibili oggi? Per lo più farmaci che gestiscono i sintomi senza risolvere il problema alla radice.
Interessanti prospettive per il futuro arrivano però dal trapianto di cellule staminali. Non è fantascienza. Parliamo invece di una terapia concreta, che mira a sostituire le cellule cerebrali danneggiate. Una vera e propria ancora di salvezza per chi convive con questa malattia.
Le cellule staminali sono un po’ come i jolly delle carte. Possono infatti trasformarsi in diversi tipi di cellule specializzate e hanno la capacità di moltiplicarsi. Ne esistono vari tipi che presentano caratteristiche diverse:
Questa versatilità le rende preziose per riparare tessuti danneggiati – una sorta di “ricambio biologico” per il nostro corpo.
Nel Parkinson, i neuroni che producono dopamina nella substantia nigra (una regione del cervello) muoiono progressivamente. La terapia con cellule staminali per parkinson punta proprio a sostituire i neuroni perduti.
Il processo è concettualmente semplice. La pratica, però, è ben più complessa. Le cellule staminali vanno infatti coltivate in laboratorio, ed “educate” a diventare neuroni dopaminergici. Solo dopo questo difficile processo, si può procedere a trapiantarle nel cervello del paziente. Qui dovrebbero integrarsi nei circuiti cerebrali esistenti e iniziare a produrre dopamina.
I benefici sono stati evidenziati in più sedi. Uno studio pubblicato su Nature Medicine ha mostrato per esempio che le cellule staminali neurali
non solo sopravvivono, ma effettivamente migliorano i sintomi motori.
Il trapianto di cellule staminali si rivela vantaggioso da più punti di vista:
È come scegliere tra riparare il tetto che perde o continuare a mettere secchi per raccogliere l’acqua.
Non tutto è rose e fiori, ovviamente. L’adozione di questa terapia è infatti tuttora rallentata da alcune difficoltà.
Le cellule trapiantate, per esempio, non sempre sopravvivono nel nuovo ambiente. Possiamo immaginarle un po’ come piante che faticano ad attecchire in un terreno diverso. Gli studi clinici mostrano insomma risultati promettenti ma variabili e legati alla risposta individuale.
Si parla poi tanto del rischio che le cellule trapiantate possano sviluppare tumori. Statisticamente le probabilità sono poche, ma rendono necessaria l’adozione di protocolli rigorosi per garantire la sicurezza dei pazienti. Senza dimenticare i costi elevati e le questioni etiche, specialmente per le cellule embrionali.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a progressi tangibili. Appena 5 anni fa, è stato completato il primo trapianto di neuroni derivati da iPSC in un paziente con Parkinson, con risultati molto interessanti. Un passo avanti significativo dopo anni di studi preclinici.
Swiss Medica è in prima linea in questo campo. Qui, infatti, specialisti stanno conducendo trial clinici con approcci innovativi. L’idea è di studiare cosa accade combinando diversi tipi di cellule staminali. I pazienti partecipanti vengono seguiti con tecniche avanzate di neuroimaging. In questo modo, si riescono a valutare non solo i cambiamenti sintomatici, ma anche le modifiche strutturali e funzionali a livello cerebrale.
Spunti preziosi arrivano peraltro da ricerche parallele, come quelle sulle cellule staminali cura SLA. Le differenze cliniche sono evidenti, eppure entrambe le patologie condividono alcuni meccanismi fondamentali di degenerazione neuronale. Da questa base, partono dunque interessanti sinergie tra i due campi di ricerca.
La terapia con cellule staminali per il Parkinson rappresenta oggi una concreta linea di ricerca, e non più solo un’ipotesi teorica. I dati preliminari degli studi clinici iniziali mostrano risultati promettenti, pur con le cautele necessarie in questa fase.
Siamo ancora lontani da una cura definitiva e universalmente accessibile, ma i progressi degli ultimi anni giustificano un cauto ottimismo. Le sfide tecniche, etiche ed economiche rimangono significative, ma la direzione è incoraggiante.
Swiss Medica continua a investire risorse nella ricerca sulle cellule staminali cura SLA e Parkinson, contribuendo all’evoluzione di questo campo. Con il perfezionamento delle metodologie e l’espansione degli studi clinici controllati, nei prossimi anni potremmo assistere a un significativo avanzamento nell’approccio terapeutico a queste malattie neurologiche complesse.
Hai vissuto l’esperienza del Parkinson, personalmente o attraverso un familiare? Ti interessano le terapie innovative? Condividi nei commenti – le esperienze reali sono preziose tanto quanto i dati scientifici per comprendere l’impatto di questa malattia e le speranze legate ai nuovi trattamenti.