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Secci: “Il porto di Traiano e la Necropoli di Porto siano Patrimonio dell’Unesco”

Dal settore turistico del Seccy Hotel Fiumicino è partita una proposta riguardante l'inserimento nel patrimonio Unesco di siti archeologici come il Porto di Traiano e la Necropoli di Porto

Dal settore turistico del Seccy Hotel Fiumicino è partita una proposta riguardante l’inserimento nel patrimonio Unesco di siti archeologici come il Porto di Traiano e la Necropoli di Porto. “Crediamo fortemente nella possibilità di poter riconoscere questi due luoghi storici del nostro territorio dal patrimonio Unesco” afferma il Responsabile del Seccy Hotel Fiumicino, Quirino Secci.

Il porto di Traiano

Dopo la costruzione del Porto di Claudio, inaugurato nel 64 d.C., le accresciute esigenze di rifornimento di Roma imposero la realizzazione di un nuovo bacino portuale costruito dall’Imperatore Traiano.

Il nuovo porto di forma esagonale fu collegato con un nuovo canale al Tevere in modo da facilitare il trasferimento delle derrate a Roma.

La costa oggi dista circa 3 Km dall’impianto antico di Portus, che si trova stretto in mezzo alle infrastrutture dell’Aeroporto, alla rete dei percorsi stradali e autostradali, all’avanzamento dell’urbanizzazione.

In questo contesto, l’area archeologica costituisce un’oasi inattesa anche sotto il profilo naturalistico, grazie alla presenza di aree umide e ricca vegetazione. L’estensione della città antica si può calcolare intorno ai 65 ettari per il periodo successivo alla costruzione del circuito murario, cioè per il V secolo.

La zona in proprietà demaniale (32 ettari) comprende solo una parte della città antica di Portusessendo l’esagono e tutto il suburbio ancora in proprietà privata.

Una vasta area archeologica situata all’interno della cosiddetta Isola Sacra, a ridosso dell’Oasi di Porto e poco distante dalla Necropoli di Porto.

Durante una piacevole passeggiata tra questi alberi secolari, immersi in una natura rigogliosa, avrete modo di rivivere i luoghi dove 2000 anni fa marinai e commercianti trasportavano le merci provenienti dai 4 angoli dell’Impero.

Dal Portico di Claudio, con le celebri colonnacce, arriverete fino ai Magazzini Severiani, passando per la Darsena e costeggiando il perimetro di quella geniale opera di ingegneristica conosciuta anche come l’esagono.

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La Necropoli di Porto

Il complesso che attualmente consente la visione di oltre 200 edifici funerari conosciuto come l’area demaniale della necropoli di Porto, costituisce l’estremo limite meridionale dell’insediamento sepolcrale sviluppatosi ai lati della la via Flavia Severiana, a partire dalla fine del I secolo d.C, fino al IV secolo d.C.

Come riporta il Ministero dei Beni Culturali, le dinamiche di occupazione del sito confermano l’importanza dell’asse viario sopraelevato verso cui convergono le tombe, che dapprima isolate, formano per addossamenti progressivi il primo fronte stradale. Seguono gli avanzamenti che inglobano la crepidine stradale e la costruzione di edifici lungo un secondo fronte arretrato di limitata estensione.

L’ultimo episodio costruttivo occlude lo spazio residuo nel primo fronte che risulta edificato senza soluzione di continuità.

Le tombe architettoniche visibili nella necropoli presentano una tipologia omogenea: la cella, anche a due piani, è tendenzialmente quadrata, ad essa si addossa spesso un recinto contemporaneo o successivo. Le coperture erano a botte o a terrazza, con timpano triangolare in facciata, movimentata da plinti, lesene, colonne e capitelli che disegnano l’accurata cortina in mattoni su cui si aprono piccole finestre e porte inquadrate da soglie, stipiti ed architravi in travertino.

Il valore rappresentativo della facciata è confermato dalle iscrizioni (in latino, più raramente in greco), poste al di sopra della porta entro cornici in pomice e mattoni.

Le iscrizioni riportano il nome del proprietario/a, le dimensioni della tomba, le disposizioni testamentarie e le norme d’uso del sepolcro, fornendo preziosi dati sulla composizione sociale della popolazione portuense composta in prevalenza da commercianti, liberti e piccoli imprenditori.

Proprio a queste attività e quindi all’identità terrena del defunto (l’ostetrica che assiste al parto, il chirurgo in atto di operare, il fabbricante ed il rivenditore di ferramenta, il commerciante di grano, etc.), si riferiscono le scene di mestieri – espressione di una vitale arte “popolare” – rappresentati sui mattoni posti ai lati dell’iscrizione.

L’aspetto esterno della tomba non è determinato dal rito funerario prescelto, l’incinerazione o inumazione, che ne condiziona invece fortemente l’articolazione interna mediante la suddivisione in due registri della parete: in alto nicchie contenenti olle per incinerati, in basso arcosoli per inumati; i piani sottopavimentali sono riservati alle deposizioni ad inumazione (formae, disposte su più livelli).

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