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Quanto costa la vita di un tennista?

Iniziamo a fare degli esempi concreti.

Il torneo di Wimbledon è alle porte, c’è chi spera nell’ennesimo trionfo di Roger Federer e chi teme l’en plein di Rafa Nadal; e così via via Nole Djokovic, in cerca di riscatto, fino ad arrivare ai giovani col dente sempre avvelenato Zverev, Tsitsipas e Thiem. In palio per loro oltre alla gloria c’è un montepremi da 2,7 milioni di euro, cifra da capogiro che però trova giustificazione se si analizzano le spese annuali che un giocatore di tennis deve sostenere dal dilettantismo fino ad arrivare al mondo dei grandi. La domanda è una: quanto costa la vita di un tennista?

Quanto spende un tennista? Un primo bilancio

Per giocare a tennis sono necessarie diverse qualità, che non staremo qui ad elencare. Per giocare a tennis a buon livello ne servono ancora di più, e altre ancora se la locuzione diventa ‘arrivare a mantenersi giocando a tennis’. Una di queste è avere la disponibilità economica per investire cifre importanti. Sembra un paradosso, per uno sport che ricopre di milioni alcuni giocatori, ma la realtà dei fatti è che i posti in paradiso sono pochi e tantissimi altri devono accontentarsi di una vita in un purgatorio, in perenne attesa dello spiraglio giusto per sbarcare il lunario. Ecco, per guadagnare quel posto in purgatorio c’è da spendere. E parecchio.

Facciamo un po’ di chiarezza. Secondo i dati a nostra disposizione, da quando i guadagni dei tennisti sono regolarmente tracciati, appena 634 giocatori di sesso maschile hanno guadagnato, nel corso dell’intera carriera, più di un milione di dollari. Di questi, soltanto 167 si sono spinti oltre i cinque milioni di dollari.

Per quanto il paragone sia sbilanciato, per volume d’affari complessivo dei due sport e seguito mediatico, basti pensare che nei cinque maggiori campionati europei di calcio – Bundesliga, Serie A, Premier League, Liga e Ligue 1 – esistono attualmente 939 giocatori che guadagnano almeno un milione di euro all’anno. Ribadiamo: da una parte i 634 tennisti che in tutta la storia del tennis hanno superato il milione di guadagni, dall’altra i 939 calciatori che al momento lo superano su base stagionale. Una sproporzione gigantesca.

Appurato il fatto che diventare milionari grazie al tennis sia e sia stata una prerogativa di pochissimi eletti, allarghiamo il campo d’analisi. Innanzitutto, non è tutto oro quello che luccica: nel tennis, a differenza di sport come il calcio, si continua a spendere grosse cifre per sostenere la propria attività agonistica fino all’ultimo punto giocato. Questo vuol dire che aver guadagnato un numero relativamente contenuto di milioni a fine carriera non significa necessariamente essere diventati milionari, forse nemmeno semplicemente ricchi, poiché al totale dei guadagni si devono sottrarre le spese sostenute nel corso degli anni.

Iniziamo a fare degli esempi concreti. Benjamin Becker, il tennista tedesco che ha messo fine alle carriere di Moya e Agassi, ha smesso di fare il tennista professionista nel 2017 dopo circa 13 anni di attività. Ha raggiunto la 35esima posizione del ranking mondiale (questo significa che in un dato momento della sua carriera, c’erano appena 34 giocatori in tutto il mondo verosimilmente più forti di lui), ha vinto 153 partite e un titolo. In totale ha guadagnato 4.399.584 dollari. Eppure, poco dopo il ritiro, ha dichiarato di non essere riuscito a mettere da parte i soldi necessari a godersi la pensione senza patemi.

Sara Errani, una delle tenniste italiani più vincenti della storia recente, nel 2010 – doveva ancora raggiungere i suoi maggiori successi, ma aveva già guadagnato oltre un milione di dollari – dichiarava di non essere affatto sicura di aver pareggiato le uscite che si erano rese necessarie per diventare una tennista professionista. Dopo otto anni di carriera professionistica, tre e mezzo dei quali trascorsi occupando stabilmente la top 100. Ma allora quanto costa davvero fare il tennista, e quanti sono quelli che possono dirsi professionisti?

Prima un breve excursus. Lo scorso anno l’ITF, la federazione internazionale, ha stimato che il 96% dei giocatori di tennis che ha disputato almeno un torneo internazionale (circa 14.500 nel 2018, considerando tutti i tornei minori) è in passivo e che il break even, ovvero il ‘pareggio’ tra entrate e uscite, si raggiunge attorno alla 350esima posizione del ranking. Niente guadagni, ma almeno non si va in rosso.

Quanto spende un tennista? Da dilettante a professionista, le prime spese

L’investimento, però, comincia ad alleggerirsi sin dalla tenera età.

Per un’analisi completa, bisogna infatti partire da una stima delle spese che ogni atleta sostiene fin dal primo momento in cui imbraccia la racchetta, ben prima di diventare un professionista e di avere la certezza di poterlo diventare. Lo ha fatto per noi la federazione britannica, che ha calcolato un esborso medio di circa 300mila euro per sostenere il periodo che va dai 5 ai 18 anni di un aspirante professionista.

In Italia questa cifra sembra essere di poco inferiore, ma possiamo facilmente stimare circa 16.000-18.000 euro all’anno, cifra per raggiungere la quale pesano soprattutto i costi degli allenamenti (una buona accademia italiana richiede un canone di almeno 5.000 euro), delle attrezzature (tra racchette, incordature e materiale tecnico si sta facilmente tra i 1.000 e i 2.000 euro) e soprattutto dei viaggi necessari a partecipare tanto ai tornei – prima nazionali, poi con il tempo internazionali – quanto ai raduni che le federazioni organizzano per monitorare i giovani più interessanti ed eventualmente decidere di investire su di loro.

Sostanzialmente, è questa la scala per il paradiso dei giovani più promettenti. Quando la federazione ti prende sotto la sua ala protettiva, oppure lo fa un’accademia importante – com’è accaduto di recente al 17enne italiano Jannik Sinner, finito a Bordighera alla corte dell’allenatore di fama internazionale Riccardo Piatti – le spese si riducono drasticamente e la famiglia dell’aspirante tennista può finalmente respirare. Ai giovani più in vista può capitare addirittura di strappare un accordo di sponsorizzazione ben prima di diventare dei giocatori affermati (in Italia sia Sinner che Lorenzo Musetti, anche lui 17enne, vestono Nike), il che significa smettere di spendere per il materiale tecnico e avere anche qualche soldino da investire altrove.

Ma quando tutto ciò non accade, e sono diversi i professionisti entrati in top 100 senza grossi contributi federali, si deve spendere di tasca propria fino all’inizio della carriera professionistica, momento in cui ci si affaccia sulla possibilità di ottenere i primi guadagni. Di lì comincia un’altra vita, non per forza più agevole, nella quale non si smette di spendere. Sì, ma quanto? Proviamo a capirlo.

Nel 2010 la federazione statunitense (USTA) ha calcolato che un tennista professionista deve sostenere spese per circa 140.000 dollari all’anno, aggiungendo che solo i primi 164 giocatori del mondo guadagnano abbastanza da sostenere questo esborso. Due giocatori che hanno abitato stabilmente la top 100, quel Benjamin Becker citato prima e l’ucraino Stakhovsky, hanno parlato rispettivamente di 130.000 euro a stagione (in linea con la stima di USTA) e di 170.000€.

Quanto spende un tennista? Viaggi, staff e alimentazione

Rispetto alle spese dell’attività giovanile, la voce più importante e che tende a crescere a dismisura è quella degli spostamenti. Il tennis è uno sport che si pratica sostanzialmente in tutto il pianeta, e l’attività internazionale implica spostamenti continui spesso senza la possibilità di programmare con anticipo congruo le date dei voli. Dipende dall’esito di ogni torneo. Per questo, continuando a tenere i dollari come valuta di riferimento, un tennista può spendere in voli e alloggi da 50000 fino ad oltre 100000$. Questo perché bisogna pagare per sé e per gli accompagnatori: allenatore, eventuale fisioterapista e per i più affermati o ambiziosi, magari anche un mental coach.

Ci sono poi da mettere in conto le spese del vitto a cui si aggiungono le spese minute che si rendono necessarie per chi è sempre fuori di casa, da moltiplicare (ancora) per il numero di membri dello staff: da 5.000 dollari all’anno fino a 30.000. Raramente un top 100 spende per le racchette, poiché ha uno sponsor che gliele fornisce, ma l’attività di incordatura è a carico del tennista e ne ha bisogno tantissime volte all’anno: i più facoltosi si rivolgono ad aziende o incordatori privati (Federer, ad esempio, spende 150.000$/anno), i comuni mortali se la cavano con una spesa che parte anche qui dai 5.000 dollari e può arrivare fino a 30-40.000.

Ultima voce di spesa, ma non certamente la più piccola, lo stipendio dei membri del team. Un allenatore professionista costa al suo allievo almeno 30.000$ a stagione, e non consideriamo altre eventuali persone a libro paga perché di solito un giocatore che bazzica attorno alla 100esima posizione in classifica si serve dei professionisti messi a disposizione gratuitamente dai tornei che frequenta (fisioterapisti, personale medico).

Unico vantaggio consistente per i professionisti è la possibilità di essere ospitati dai tornei che disputano, ovvero non pagare l’alloggio oppure pagarlo attraverso la diaria che alcuni tornei mettono a disposizione per i giocatori che non volessero servirsi dell’albergo ufficiale del torneo. Solo il tennista beneficia della hospitality fino a che rimane in gioco nel torneo, non allenatore ed eventuali altri accompagnatori che rimangono a suo carico.

Paragoniamo adesso queste cifre con i guadagni che i tennisti riescono ad ottenere. L’esempio scelto è quello di Yannick Maden, 29enne tedesco che nel 2018 ha ‘ballato’ tra la 120esima e la 150esima posizione, chiudendo la stagione da numero 126 con guadagni lordi per 233.000 dollari. Ipotizzando una tassazione media del 20%, viene fuori un guadagno netto di circa 186.000 dollari. Se la sua spending review è stata efficace, e dunque non ha speso più dei 140.000 dollari ipotizzati da USTA, si è messo in tasca circa 46.000 dollari. Una stima vicinissima al salario medio di un abitante degli Stati Uniti secondo i dati del 2018. Alla quale possono essere aggiunti gli introiti che provengono eventualmente dagli sponsor, ma per i tennisti fuori dalla top 50-70 parliamo spesso di cifre modeste e quasi sempre strettamente legate ai risultati. Niente che modifichi sostanzialmente la nostra equazione.

Un altro tennista (Stakhovsky, lo abbiamo citato prima) ebbe a dire che un top 100 che paga un solo coach mediamente si mette in tasca 30.000 dollari all’anno. Forse una stima leggermente al ribasso per un top 100, e spieghiamo perché. Nel 2018, Maden ha superato le qualificazioni in due tornei dello Slam su quattro – Wimbledon e US Open, perdendo entrambe le volte al primo turno – e soltanto questi due tornei gli hanno fruttato un montepremi lordo di oltre 100.000$. Quasi metà dei suoi introiti stagionali. Siamo quindi arrivati al punto: per campare di tennis, bisogna giocare gli Slam. Chi non li gioca, o non supera mai le qualificazioni, vive costantemente in bilico e guadagna certamente meno dei 30.000 dollari ipotizzati da Stakhovsky.

Per questo il traguardo della top 100 è così ambito. I primi 104 giocatori del ranking accedono di diritto ai quattro tornei più importanti dell’anno, il che significa assicurarsi almeno il montepremi del primo turno (46.000 dollari nell’ultimo Slam disputato, il Roland Garros). I giocatori compresi tra la 100esima e la 200esima posizioni sono certi di poter giocare le qualificazioni, ma bisogna vincere tre partite in pochi giorni per superarle. E come potete immaginare, la competizione è molto alta.

Avrò un giocatore forte quando qualcuno farà un mutuo su se stesso”, abbiamo sentito pronunciare una volta da un maestro di tennis. Senza investire su se stessi, continuando per tutta la carriera, è quasi impossibile arrivare abbastanza in alto da poter dire di aver vissuto grazie al tennis. Certo, se poi nasci Novak Djokovic, è tutto più facile.

Per l’intervista integrale segui il link a L’Insider

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