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Articolo Redazionale

Supplì bros, storie di vita e di cucina: l’impasto perfetto

Il progetto di Alessandro e Michele, due figli di Fiumicino, giovani imprenditori coraggiosi oltre la pandemia

“Siamo di Fiumicino, siamo partiti da Fiumicino e a Fiumicino vogliamo affermarci. Poi penseremo ad altri territori”. Alessandro e Michele, 26 anni il primo 29 il secondo, fratelli di sangue, in “arte” Supplì bros, hanno le idee chiare. E non solo a parole.

Sono la rappresentazione di quel tipo di ragazzi che in parte oggi, purtroppo, sta scomparendo. Andrebbero tutelati come fossero panda, perché rappresentano la speranza di un mondo migliore, che non si ferma di fronte alle difficoltà, che non si piange addosso, che non ha paura della fatica, che considera anche il rischio come parte di una crescita.

In una società moderna dove spesso ci sono i genitori a fare di tutto (diciamo anche “troppo”) per togliere – anche nelle piccole difficoltà di ogni giorno – le castagne dal fuoco ai nostri figli, Alessandro e Michele hanno invece scelto di immaginare una strada e percorrerla, contro tutto e tutti.

supplì bros“Quasi” tutti, per la verità, perché la famiglia gli è sempre stata vicino. I genitori hanno capito il valore della scelta, e li hanno incoraggiati anche quando davvero era difficile pensare positivo. E anche questo – se vogliamo – è un altro degli aspetti che la società moderna ha perso: la vicinanza degli affetti, che non vuol dire solo mettere mano al portafoglio, ma anzi lasciare che i figli facciano la propria strada, anche sbagliando se necessario, pronti a tendere una mano, a dare un incoraggiamento, a spingere ove possibile, senza mai sostituirsi nel compito del cammino.

Andiamo al sodo. Alessandro viene dalla mondo della cucina, Michele dal mondo della sala. Insomma, la ristorazione la “masticano”, e decidono di fare un salto nel vuoto: acquistare un truck per lo street-food e provare a lanciare sul mercato i loro supplì e le loro pizze fritte. Scegliere il nome non è stato difficile: Supplì bros. Semplice, con all’interno delle due parole tutto il mondo che vogliono rappresentare. Supplì, perché è la loro punta di diamante, bros, perché questa avventura è prima di tutto la scelta di due fratelli, fatta di passione, sacrifici, preparazione, scelta delle materie prime e coraggio.

A pensarci bene, già nel nome – forse senza nemmeno saperlo – hanno traslato tutto ciò che sono. D’altronde cos’altro è un supplì se non un unico prodotto dove all’interno scopri tanti sapori, tante sfaccettature, tante “emozioni”, se vogliamo essere romantici.

Tutto parte verso la metà del 2019, e si scontra con le prime difficoltà. Tasse, permessi, autorizzazioni. Siamo in Italia, e non c’è modo di aprire un’attività senza passare per le forche caudine della burocrazia. “Ok, si va avanti senza scoraggiarci…”

Appena è tutto pronto… arriva la pandemia. Il Covid blocca le famiglie in casa, rende tutto più complicato. Per chi come loro aveva puntato sullo street food, poteva essere un colpo psicologico mortale. Ma Alessandro e Michele, figli dell’operosa e “dura” Fiumicino del nord, quella abituata a sporcarsi le mani nei campi, non mollano. Rilanciano.

“Se le persone non possono venire da noi, possiamo andare noi a casa loro”. E allora cambio di strategia: per il momento si punta tutto sul delivery.

Già, a parole è tutto facile. Ma senza una storia alle spalle, un “campo base” già conosciuto, una buona pubblicità, chi ti chiama? “E infatti – racconta Michele – i primi tempi sono stati durissimi. Non andavamo neanche alla Metro per comprare blocchi da 200 cartoni di pizza, perché sapevamo che era una spesa inutile. I primissimi tempi, avevamo 2 o 3 ordini al giorno, e andavo ad acquistare i cartoni dalle altre pizzerie per usarli quando ci chiamavano”.

Diciamoci la verità: in quanti, con uno sforzo appena fatto per partire, subito bloccati dalla pandemia, con lo street food praticamente messo al bando (non si poteva uscire, non si potevano toccare le cose con le mani…) in quanti avrebbero mollato tutto in attesa di ulteriori novità?

Alessandro e Michele, i Supplì bros, no. Loro non hanno mollato. Fermi sul loro progetto, sostenendosi l’un l’altro come solo due fratelli sanno fare, con l’appoggio della famiglia, non hanno mollato. Eh sì che tutto intorno, invece, era un continuo di “ma chi ve lo fa fare”, “ma non è questo il momento per partire”, “ma perché non provate all’estero”. Un bombardamento di negatività che solo l’accoppiata “tasse e burocrazia” riesce a superare.

supplì brosSacrifici? Un paio di cosette, tanto per capire: aperti 7 giorni su 7, estate e inverno. Sveglia alle 5 del mattino, chiusura locale a mezzanotte. E meno male che hanno la forza della gioventù. Perché un ritmo così è devastante, sotto ogni punto di vista.

“Ma – spiega ancora Michele – è necessario se vogliamo far decollare questo progetto. Ci sarà tempo dopo per dividere gli impegni e provare ad avere ritmi meno totali”.

Eh già, perché i Supplì bros già pensano a “domani”. “Da settembre – racconta Alessandro – abbiamo intenzione di aprire un laboratorio, ossia avere un locale su strada dove poter fare le preparazioni e anche dove poter fare vendita al pubblico. Poi, altro step, un secondo truck da utilizzare per le feste private (“Ce lo chiedono in tanti”, dice Michele). E poi ancora chissà, nuovi locali a Roma… vedremo”.

Fatto sta che Supplì bros oggi è una realtà. E da quei 2/3 cartoni al giorno sono passati a una media di 60/70, con punte da un centinaio di pizze e supplì. Il che però vuol dire finire ogni giorno tutto ciò che si è preparato…

“Eh si – prosegue Michele -. E significa ogni giorno fare rifornimento di prodotti. Scegliamo il più possibile quelli a ‘chilometro 0′, quelli del territorio. E’ anche un modo per creare economia. Poi ci sono alcune cose, come il riso, che ovviamente dobbiamo prendere altrove…”

Creare economia è un loro obiettivo preciso: non solo nello scegliere i prodotti freschi, ma nel pensare ad ingrandirsi dando lavoro ad altri ragazzi. Andrebbero premiati solo per questo, ma non serve, perché ciò che fanno è talmente buono che non occorre convincere qualcuno a ritornare, lo fa da sé.

supplì brosDicevamo dei sacrifici. Alessandro ogni mattina si sveglia alle 5, si prepara, e alle 6 è già sul truck (parcheggiato vicino casa) a preparare ciò che servirà dalle 17 in poi in via Giuseppe Fontana, quando fino alla mezzanotte ci sarà l’andirivieni di famiglie e ragazzi, clientela che non dà problemi. Non si vendono superalcolici, si offre serenità e buon cibo.

E se Alessandro prepara, Michele invece è addetto alla spesa. E’ lui a scegliere i prodotti, a testarli… anche in senso reale: “Mica possiamo pensare che ogni nostra creazione viene subito bene, o che ogni idea che ci viene in testa sia necessariamente buona. Sai quante volte abbiamo buttato tutto perché non ci convinceva e abbiamo ricominciato da capo a sperimentare?!”

E’ da questa passione, da questa ricerca, che un supplì non è più solo un supplì. Non a caso da loro, sistemati ogni giorno in via Giuseppe Fontana a Fiumicino, nel parcheggio vicino Villa Guglielmi (3200131665 – 3668227327) si possono assaggiare – oltre ai gusti tradizionali – anche Supplì all’amatriciana, Supplì con gamberi pomodori Pachino e scorza di Limone, Supplì con bucatino alla carbonara, Pizza fritta con burrata, mortadella e pesto di Pistacchi, Pizza fritta con prosciutto Crudo, Burrata al Tartufo e Rughetta.

E dopo il salato, viene voglia di dolce. E allora spazio alle zoccolette alla Nutella, irresistibili palline di pasta fritte immerse nella paradisiaca crema alla nocciola, pensate per trasformare un gusto unico in un sogno culinario.

Salato e dolce, simpatia e determinazione. Nella storia di Supplì bros c’è sempre movimento, che la si veda dal punto di vista di chi l’ha costruita o dal punto di vista dei prodotti. Verrebbe da dire, in un solo concetto, dal punto di vista dei protagonisti, perché Alessandro e Michele, al pari dei loro supplì e delle loro pizze, sono protagonisti di un unico grande progetto.

Il menù è stagionale, nel senso che vengono usati prodotti freschi e dunque cambiano i gusti offerti come ripieno dei supplì o come condimento delle pizze fritte. Anche questo è un elemento da segnalare, perché restare legati alla natura, al ciclo delle coltivazioni, è la maniera migliore per mangiare bene.

Due ragazzi “d’altri tempi”, si direbbe. E invece no. Ragazzi di oggi, da esempio per molti altri. Talmente “smart” che da loro non si paga solo in contanti ma anche con carta di credito e bancomat, pur essendo uno street food, pur essendo su un truck. Al passo con i tempi, sempre e comunque.

Il futuro è di giovani come Alessandro e Michele e del loro Supplì bros. Potrebbe sembrare pubblicità spicciola, ma invece è un consiglio da buon padre di famiglia: vale la pena farci un salto.

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