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Articolo Redazionale

I vini piemontesi più conosciuti al mondo

è sufficiente nominare il Barolo per averne conferma

Ritenere i vini piemontesi delle eccellenze del Made in Italy conosciute in tutto il mondo non corrisponde a un’esagerazione ma solo alla constatazione di una realtà fattuale: è sufficiente nominare il Barolo per averne conferma. Prodotto nella Langa del Barolo, a sud-ovest della città di Alba (in provincia di Cuneo), questo vino vanta peculiarità speciali che derivano dal profilo geologico del territorio di riferimento, tanto complesso quanto eterogeneo. Già nel XVIII secolo il Barolo era conosciuto e apprezzato in tutto il continente europeo, anche se una produzione basata sulle stesse caratteristiche di oggi giunse solo nel secolo successivo.

Barolo: le ragioni di un successo

Uno dei motivi per i quali il Barolo ottiene riscontri così positivi va individuato nella sua notevole struttura e nelle sue caratteristiche organolettiche, che lo rendono idoneo all’esportazione e all’invecchiamento. Ammirato anche dallo scrittore Cesare Pavese, ha ottenuto il riconoscimento DOC nella seconda metà degli anni ’60 del Novecento e la DOCG nel 1980, anche se già dal 1934 esisteva il Consorzio di Tutela relativo. Tra gli abbinamenti raccomandati ci sono quelli con i brasati e gli arrosti di carne rossa, ma anche la selvaggina e la cacciagione. Non solo: il Barolo merita di essere servito anche con formaggi stagionati e a pasta dura, oltre che con cibi tartufati, che ad Alba non sono certo rari. Il manzo al Barolo e il brasato al Barolo sono eccellenze culinarie da leccarsi i baffi, ma lo stesso si può dire anche per lo stracotto al Barolo e l’anguilla piemontese al Barolo. Ogni anno a settembre va in scena anche una festa dedicata a questo vino.

La Barbera

Il nome della Barbera risale addirittura a più di un migliaio di anni fa, a dimostrazione della storia antica che esso può vantare. Ancora oggi è uno dei più consumati in tutta la regione, con ben quattro differenti tipologie DOCG. Ecco, allora, la Barbera del Monferrato, con un sapore asciutto e un colore rosso intenso: può essere bevuto giovane, e quindi a partire dall’anno successivo rispetto a quello della vendemmia, e risultare un po’ frizzante; si ottiene con uve Barbera fino al 90% a cui vengono aggiunte uve Dolcetto, Grignolino e Freisa. C’è, poi, laBarbera d’Alba, più acida e con un sapore asciutto. La Barbera dei Colli Tortonesi si presenta come un vino robusto e vivace. Infine, la Barbera d’Asti, che non scende sotto i 12 gradi e mezzo.

La Bonarda

Oltre al Barolo e alla Barbera, in Piemonte spicca anche la Bonarda, un vino tanto delicato quanto antico, con una gradazione alcolica che si aggira attorno ai 12 gradi. Realizzato a partire dalla Bonarda piemontese, un’uva nera, questo vino si caratterizza per un colore rosso rubino e si trova in modo particolare nel Monferrato e nella zona prealpina che si estende tra Novara e Torino.

Gli altri vini del Piemonte

Nel novero degli altri vini del Piemonte, meritevoli di essere scoperti con un Corso Sommelier Torino, rientrano l’Erbaluce e la Malvasia. La prima è un vino bianco, conosciuto anche con il nome di Albaluce, tanto ricercato dagli esperti quanto sconosciuto ai più: il sapore secco e il colore giallo paglierino sono le caratteristiche più importanti di un vino che in genere va consumato entro il primo anno di vita. Sono vini rossi, invece, le Malvasie del Piemonte, con un lieve tocco aromatico e una fragranza unica. La Malvasia di Castelnuovo Don Bosco viene ottenuta con uve Malvasia di Schierano e vanta una colorazione rossa simile a quella delle ciliegie, mentre la Malvasia di Casorzo può avere anche un colore rosso rubino. In entrambi i casi, il consumo è consigliato per l’anno successivo alla vendemmia.

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