Il Papa riforma il Diritto Canonico: la pedofilia diventa reato contro la persona

1 giugno 2021 | 16:25
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Il Papa riforma il Diritto Canonico: la pedofilia diventa reato contro la persona

Il centro dell’atto criminale non è la mancanza nei confronti delle regole ma l’offesa alla vittima. Dunque, saranno perseguibili anche i laici che sono investiti di ruoli specifici nella Chiesa come anche quanti abusino della loro posizione di autorevolezza

Città del Vaticano – Papa Francesco modifica il Codice di Diritto canonico e, tra le tante novità (leggi qui), cambia il reato di pedofilia e abusi sessuali, che d’ora in poi saranno considerati non più reati contro gli obblighi dei consacrati, ma contro la persona e la sua dignità. A mutare, come fanno notare da Oltretevere, non è tanto una norma quanto una filosofia: il centro dell’atto criminale non è la mancanza nei confronti delle regole, ma l’offesa alla vittima.

Dunque, secondo il nuovo testo del sesto libro del Codex, saranno perseguibili anche i laici che sono investiti di ruoli specifici nella Chiesa come anche quanti abusino della loro posizione di autorevolezza. Non solo: viene anche introdotto il reato di omissione della denuncia. Una conseguenza logica del nuovo atteggiamento e del tutto in linea con il recente Motu proprio di Papa Bergoglio che obbliga a denunciare (leggi qui). Un intervento che porta alla applicazione del nuovo diritto penale viene considerato pienamente parte dell’azione pastorale.

“Chi, oltre ai casi già previsti dal diritto, abusa della potestà ecclesiastica, dell’ufficio o dell’incarico sia punito a seconda della gravità dell’atto o dell’omissione, non escluso con la privazione dell’ufficio o dell’incarico, fermo restando l’obbligo di riparare il danno“, si legge nel testo, divulgato stamane ma approvato e pubblicato il 23 maggio 2021, Solennità di Pentecoste. Il documento entrerà in vigore l’8 dicembre.

Da notare che le nuove norme sulla pedofilia, gli abusi e la pedopornografia seguono, nel capitolo dedicato alle violazioni nei confronti della vita e della persona umana, gli articoli dedicati all’aborto. “Chi procura l’aborto ottenendo l’effetto incorre nella scomunica latae sententiae“, si legge, “nei casi più gravi il chierico reo sia dimesso dallo stato clericale”. Uguale eventualità per chi “commette un delitto contro il sesto comandamento del Decalogo con un minore o con persona che abitualmente ha un uso imperfetto della ragione o con quella alla quale il diritto riconosce pari tutela”. Lo stesso per chi “recluta o induce un minore, o una persona che abitualmente ha un uso imperfetto della ragione o una alla quale il diritto riconosce pari tutela, a mostrarsi pornograficamente o a partecipare ad esibizioni pornografiche reali o simulate”. Il terzo caso riguardo colui che “immoralmente acquista, conserva, esibisce o divulga, in qualsiasi modo e con qualunque strumento, immagini pornografiche di minori o di persone che abitualmente hanno un uso imperfetto della ragione“.

In altre parole, chi viola il minore, chi detiene foto pedopornografiche rischia di essere cacciato. Per una questione di difesa del più debole, e non dell’aderenza alla difesa della dignità della Chiesa.

La riforma, ad ogni modo, non riguarda solo i reati a carattere sessuale. Una particolare attenzione è dedicata alla materia finanziaria ed economica in generale. “Sono state previste nuove pene, quali l’ammenda, il risarcimento del danno, la privazione di tutta o parte della remunerazione ecclesiastica, secondo i regolamenti stabiliti dalle singole Conferenze episcopali, fermo restando l’obbligo, nel caso la pena sia inflitta ad un chierico, di provvedere che non gli manchi il necessario per un onesto sostentamento”, afferma durante la conferenza stampa, svoltasi in Vaticano, mons. Filippo Iannone, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, che ha ammesso una certa “rilassatezza” nell’applicazione delle sanzioni penali nella Chiesa negli ultimi periodi storici.

“Negli ultimi anni, come è stato evidenziato da più parti durante il lavoro di revisione dell’apparato normativo, il rapporto di compenetrazione tra giustizia e misericordia, ha subito, talvolta, un’erronea interpretazione, che ha alimentato un clima di eccessiva rilassatezza nell’applicazione della legge penale – osserva Iannone – in nome di una infondata contrapposizione tra pastorale e diritto, e diritto penale in particolare”.

“La presenza all’interno delle comunità di alcune situazioni irregolari, ma soprattutto i recenti scandali, emersi dagli sconcertanti e gravissimi episodi di pedofilia, hanno, però, fatto maturare l’esigenza di rinvigorire il diritto penale canonico, integrandolo con puntuali riforme legislative; si ‘è avvertita l’esigenza – aggiunge – di riscoprire il diritto penale, di utilizzarlo con maggior frequenza, di migliorarne le possibilità di concreta applicazione’, per meglio definire ‘un quadro sistematico e aggiornato della realtà in continua evoluzione’. Questa riforma, necessaria e da lungo tempo attesa, ha lo scopo di rendere le norme penali universali sempre più adatte alla tutela del bene comune e dei singoli fedeli, più congruenti alle esigenze della giustizia e più efficaci e adeguate all’odierno contesto ecclesiale, evidentemente differente da quello degli anni ’70 del secolo scorso, epoca in cui vennero redatti i canoni del libro VI, ora abrogati”. “Questa riforma, che oggi viene presentata, quindi, necessaria e da lungo tempo attesa, ha lo scopo di rendere le norme penali universali sempre più adatte alla tutela del bene comune e dei singoli fedeli”, conclude mons. Iannone.

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