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Roberto Gualtieri? “Perché votare alle Europee? Perché il parlamentare conta davvero”. Ma qui in Italia…

29 aprile 2024 | 17:37
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Il sindaco di Roma, rispondendo a una domanda del faroonline sul fatto che ci si batta tanto per l’affluenza alle europee, ma si deve fare i conti con l’astensionismo dilagante in Italia, ha spiegato come in Europa la situazione possa essere diversa.

Roma, 29 aprile 2024 – Ho azzardato una domanda, nell’ambito della conferenza stampa sulle prossimo elezioni europee (leggi qui). E ne è venuto fuori un ragionamento interessante, per l’Europa, certo, ma ancor più per l’Italia. Il segnale che qualcosa andrebbe cambiato, anche nel nostro sistema parlamentare…

La mia domanda: “Voi cercate di combattere l’astensionismo, giustamente perché la politica deve tornare centrale, perché è attraverso la politica che si governa. Però in Italia questo trend non accenna a diminuire, quindi va bene l’impegno, ma insomma… quello che si è fatto fino adesso non ha portato nessun risultato. Come la vedete?”

Gualtieri ha dato una risposta che oltre a spiegare il perché vale la pena votare per l’Europa, in qualche modo, implicitamente, ha anche spiegato perché gli italiani si siano ormai disaffezionati al voto.

“Stiamo facendo tutto questo – ha detto Gualtieri – perché pensiamo che ci siano le condizioni e che sia opportuno che gli italiani partecipino massicciamente al voto, perché il messaggio è quello che se non voti decide qualcun altro per te. Non è che hai fatto un dispetto a qualcuno, lo si fa a se stessi, tendenzialmente, perché comunque alla fine sempre i nostri deputati eleggeremo e quelli andranno e faranno le scelte.

Ecco – ha proseguito -, se posso permettermi di dare anche una piccola esperienza personale di chi è stato nei due Parlamenti, vi assicuro che non è paragonabile l’impatto che un parlamentare europeo può avere rispetto a un parlamentare nazionale Un parlamentare europeo non è che vota la fiducia e poi, diciamo, in qualche modo il gioco è fatto. Certo c’è la scelta dei vertici, ma poi la legislazione viene fatta in modo capillare, attraverso un lavoro che nelle Commissioni vede di volta in volta ogni singolo parlamentare nelle condizioni di incidere, ma incidere sul testo legislativo che poi è valido a livello europeo, un regolamento, una direttiva, oppure di poter respingere un atto delegato.

Oggi – ha proseguito Gualtieri -, a livello nazionale, se pensiamo ai decreti legislativi il Parlamento, una volta che ha dato la delega, può solo dare un parere. Il Parlamento Europeo può respingere un atto delegato. Quando c’è quindi un decreto di quelli che si chiamano DLGS, quelli che in realtà decidono le cose più concrete, a livello europeo il Parlamento può respingerlo; e avviene, è un esercizio a cui ci siamo dedicati come parlamentari, ripetute volte. Quindi il potere è concreto. Il tema è: chi lo esercita questo potere?

Io penso – ha concluso – che non debba essere la campagna elettorale per il voto, diciamo così, moralistica. Non vorrei essere brutale, ma direi che deve essere una campagna elettorale utilitaristica, per spiegare che se uno non lo esercita un altro deciderà per te. E in quei 720 (perché questa volta saranno 720 per la Brexit, quindi sono 15 parlamentari in più) decideranno tantissime cose, e il loro impatto non sarà una volta ogni tanto, non c’è la ‘fiducia’ lì.

In Italia invece, per ogni testo legislativo nel Parlamento Nazionale a un certo punto si mette la ‘fiducia’; e quindi se sei per il governo, voti la fiducia, se sei contro, non la voti. Fine della discussione. Al Parlamento Europeo non esiste la fiducia: ogni testo legislativo viene cesellato e ogni emendamento, ogni questione può essere sostenuta fino alla fine e può cambiare l’equilibro del testo legislativo, e ogni parlamentare ha un potere di farlo”.

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