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Cartelle “pazze”, tutta la verità: ce la spiega l’amministratore della #Fiumicino Tributi, Antonio Quadrini

8 marzo 2017 | 07:10
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Cartelle “pazze”, tutta la verità: ce la spiega l’amministratore della #Fiumicino Tributi, Antonio Quadrini

Su 50mila a ruolo non pagate nel 2012 solo il 6% è risultato essere un invio sbagliato. Anche chi non ha più il tagliando può far fare gratis la ricerca direttamente agli uffici

Cartelle “pazze”, tutta la verità: ce la spiega l’amministratore della #Fiumicino Tributi, Antonio Quadrini

Il Faro on line – La storia delle “bollette pazze” per multe già pagate ha fatto il giro d’Italia. Prima le sollecitazioni al Consiglio regionale, poi gli articoli della stampa locale, infine la sortita di Striscia la Notizia che ha scoperchiato la pentola intervistando una persona che- per sua fortuna . Aveva conservato il cedolino della multa pagata e che dunque, alla fine, non ha subito alcun danno.

Ma come stanno realmente le cose? Davvero il cervellone è andato in tilt inondando di cartelle esattoriali “tarocche” le cassette della posta di migliaia di utenti? Lo abbiamo chiesto all’Amministratore unico della Fiumicino Tributi, Antonio Quadrini.

“Abbiamo controllato l’intero anno 2012 scoprendo ben 50mila cartelle esattoriali non pagate, messe a ruolo. Di queste però, circa 3.000 sono risultate già pagate, ce da lì è nato tutto il polverone. Quel 6% di scostamento, errore percentuale rispetto alla mole di lavoro fatto, è comunque un fatto per il quale chiedere scusa agli utenti, ma parlare di impazzimento generale del sistema mi sembra davvero fuorviante”.

Insomma, qualche problema c’è stato, però. Avete capito il perché?
“Certo. Il sistema elettronico prevede l’interfacciamento tra il cervellone elettronico delle Poste e quello della Tributi. I due computer, dialogando, allineano i dati in loro possesso. Capita però che alcuni file provenienti da Poste siano corrotti, magari perché la bolletta si è strappata in fase di estrazione dalla macchina lettrice, e dunque i due dati, quello del pagamento e quello in nostro possesso, non collimino. Non solo, ma è capitato anche che alcuni dati riguardanti ricorsi effettuati in Prefettura non fossero anch’essi allineati alla cartella emessa, che dunque non considerava l’interruzione dei termini per la richiesta di quanto dovuto. Ecco ciò che realmente è accaduto, che ha gravato per un 6% rispetto a ciò che era stato fatto”.

E per evitare che accada di nuovo?
“Abbiamo commissionato a Poste un ulteriore controllo, chiedendo file certificati, che impediscano errori di scrittura. Per gli anni a venire non dovremmo trovare questi inconvenienti”.

Ma avevate pensato prima a fare controlli del sistema?
“Certamente sì. Avevamo preso un parametro di cento utenti a campione, e avevamo ricontrollato uno per uno i dati in possesso dei vari enti; in quell’occasione il margine di errore è stato di 1%”.

La paura di tutti è di non ritrovare più bollette o multe già pagate…
“Anche se la legge non lo prevede, abbiamo attivato un servizio apposito per stare vicini alle persone. Si chiama ‘Penso’, figlio della fatidica farse ‘Penso di aver pagato, ma non trovo nulla’. Basta presentarsi agli sportelli e chiedere una verifica, che viene fatta in tempo reale. Se negli archivi salta fuori la gabella già pagata, il cosiddetto discarico viene fatto in giornata, senza perdere tempo. E il servizio ‘Penso’ guarda indietro per 10 anni”.

Ma c’è comunque un aggravio per l’utente, che deve venire fino allo sportello…
“Abbiamo anche un sistema di posta elettronica che consente di non presentarsi negli uffici. Si inviano i parametri, i documenti scannerizzati, e ci pensiamo noi. Ma sia chiaro, questo vuol dire essere vicini all’utente, facilitare gli onesti; se uno però non ha pagato nulla, deve pagare. E’ una forma di rispetto della collettività oltre che di bilancio”.

Niente cartelle pazze, dunque?
“No. Qualche errore percentuale del quale, ripeto, ci scusiamo e che va sanato. Ma siamo nell’ordine percentuale che ho detto”.