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“Seguire i Comandamenti alla lettera è inutile se non si apre il cuore a Dio”

21 novembre 2018 | 13:10
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“Seguire i Comandamenti alla lettera è inutile se non si apre il cuore a Dio”

Papa Francesco: “È vano pensare di purificare il nostro cuore in uno sforzo titanico della nostra sola volontà: questo non è possibile. Bisogna aprirsi alla relazione con Dio”

Città del Vaticano – “È vano pensare di purificare il nostro cuore in uno sforzo titanico della nostra sola volontà: questo non è possibile. Bisogna aprirsi alla relazione con Dio, nella verità e nella libertà: solo così le nostre fatiche possono portare frutto, perché c’è lo Spirito Santo che ci porta avanti”.

Papa Francesco si avvia verso la conclusione del ciclo di catechesi dedicato ai Dieci Comandamenti, riflettando sull’ultimo precetto del Decalogo: “Non desiderare il coniuge altrui; non desiderare i beni altrui“.

“Queste non sono solo le ultime parole del testo, ma molto di più – precisa il Pontefice -: sono il compimento del viaggio attraverso il Decalogo, toccando il cuore di tutto quello che in esso è consegnato”.

Ai tanti pellegrini che affollano piazza San Pietro, fa notare che questi due versi “non aggiungono un nuovo contenuto”, al contrario “sono perlomeno latenti nei comandi sull’adulterio (leggi qui) e sul furto (leggi qui)”.

Il senso della Legge

“Qual è allora la funzione di queste parole?”, domanda Francesco. Poiché “tutti i comandamenti hanno il compito di indicare il limite oltre il quale l’uomo distrugge sé stesso e il prossimo, guastando il suo rapporto con Dio”, “attraverso quest’ultima parola viene messo in risalto il fatto che tutte le trasgressioni nascono da una comune radice interiore: i desideri malvagi“.

E sottolinea: “Tutti i peccati nascono da un desiderio malvagio. Tutti. Lì incomincia a muoversi il cuore, e uno entra in quell’onda, e finisce in una trasgressione. Ma non una trasgressione formale, legale: in una trasgressione che ferisce sé stesso e gli altri“.

Tutto il percorso fatto dal Decalogo non avrebbe alcuna utilità se non arrivasse a toccare questo livello, il cuore dell’uomo. Il Decalogo si mostra lucido e profondo su questo aspetto: il punto di arrivo di questo viaggio è il cuore, e se questo, se il cuore non è liberato, il resto serve a poco. Questa è la sfida: liberare il cuore da tutte queste cose malvagie e brutte.

Smascherare il cuore

I precetti di Dio possono ridursi ad essere solo la bella facciata di una vita che resta comunque un’esistenza da schiavi e non da figli – avverte il Papa -. Spesso, dietro la maschera farisaica della correttezza asfissiante si nasconde qualcosa di brutto e non risolto“.

Compito del cristiano è quello di lasciarsi “smascherare da questi comandi sul desiderio, perché ci mostrano la nostra povertà, per condurci a una santa umiliazione”. Secondo Bergoglio, tra i desideri malvagi ci sono l’invidia, la cupidigia, le chiacchiere.

E precisa: “L’uomo ha bisogno di questa benedetta umiliazione, quella per cui scopre di non potersi liberare da solo, quella per cui grida a Dio per essere salvato. È vano pensare di poter correggere sé stessi senza il dono dello Spirito Santo – spiega il Santo Padre -. È vano pensare di purificare il nostro cuore in uno sforzo titanico della nostra sola volontà: questo non è possibile. Bisogna aprirsi alla relazione con Dio, nella verità e nella libertà: solo così le nostre fatiche possono portare frutto, perché c’è lo Spirito Santo che ci porta avanti”.

Portare l’uomo alla verità

In questa prospettiva, “il compito della Legge biblica non è quello di illudere l’uomo che un’obbedienza letterale lo porti a una salvezza artefatta e peraltro irraggiungibile”, bensì quello di portarlo “alla sua verità, ossia alla sua povertà, che diventa apertura autentica, apertura personale alla misericordia di Dio, che ci trasforma e ci rinnova”.

Dio è l’unico capace di rinnovare il nostro cuore, a patto che noi apriamo il cuore a Lui: è l’unica condizione; Lui fa tutto, ma dobbiamo aprirgli il cuore.

Le ultime parole del Decalogo, fa notare Francesco, “educano tutti a riconoscersi mendicanti“, poiché “aiutano a metterci davanti al disordine del nostro cuore, per smettere di vivere egoisticamente e diventare poveri in spirito, autentici al cospetto del Padre, lasciandoci redimere dal Figlio”.

Cita infine il testo delle Beatitudini, e aggiunge: “Sì, beati quelli che smettono di illudersi credendo di potersi salvare dalla propria debolezza senza la misericordia di Dio, che sola può guarire. Solo la misericordia di Dio guarisce il cuore. Beati coloro che riconoscono i propri desideri malvagi e con un cuore pentito e umiliato non stanno davanti a Dio e agli altri uomini come dei giusti, ma come dei peccatori”.

E conclude: “Questi sono coloro che sanno avere compassione, che sanno avere misericordia degli altri, perché la sperimentano in sé stessi”.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media