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Urbi et Orbi, Papa Francesco: “Anche se diversi siamo tutti fratelli in umanità”

25 dicembre 2018 | 14:03
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Urbi et Orbi, Papa Francesco: “Anche se diversi siamo tutti fratelli in umanità”

Dalla loggia centrale della basilica di San Pietro, il tradizionale messaggio alla Città e al Mondo: “Senza la fraternità che Gesù Cristo ci ha donato, i nostri sforzi per un mondo più giusto hanno il fiato corto”

Città del Vaticano – “Qual è il messaggio universale del Natale? Ci dice che Dio è Padre buono e noi siamo tutti fratelli. Questa verità sta alla base della visione cristiana dell’umanità. Senza la fraternità che Gesù Cristo ci ha donato, i nostri sforzi per un mondo più giusto hanno il fiato corto, e anche i migliori progetti rischiano di diventare strutture senz’anima”.

Quello di Papa Francesco per il Natale 2018 è “un augurio di fraternità“. Lo rivolge alla Città e al Mondo nel tradizionale messaggio “Urbi et Orbi”, pronunciato, come di consueto, dalla loggia delle benedizioni della basilica vaticana.

Piazza San Pietro, baciata dal sole e addobbata a festa, è gremita da 50 mila tra fedeli e pellegrini provenienti da ogni parte del mondo: bandiere e sciarpe colorano il grande abbraccio del colonnato. Grandi e piccini scattano fotografie con cappelli da Babbo Natale in testa mentre sullo sfondo riecheggia il campanone.

Oltre le differenze

Fraternità tra persone di ogni nazione e cultura“; “tra persone di idee diverse, ma capaci di rispettarsi e di ascoltare l’altro”; “tra persone di diverse religioni“. “Gesù è venuto a rivelare il volto di Dio a tutti coloro che lo cercano”, aggiunge il Papa, sottolineando: “Il volto di Dio si è manifestato in un volto umano concreto. Non è apparso in un angelo, ma in un uomo, nato in un tempo e in un luogo”.

“Con la sua incarnazione – fa notare il Pontefice -, il Figlio di Dio ci indica che la salvezza passa attraverso l’amore, l’accoglienza, il rispetto per questa nostra povera umanità che tutti condividiamo in una grande varietà di etnie, di lingue, di culture, ma tutti fratelli in umanità!“.

Allora le nostre differenze non sono un danno o un pericolo, sono una ricchezza. Come per un artista che vuole fare un mosaico: è meglio avere a disposizione tessere di molti colori, piuttosto che di pochi!

Questo ce lo insegna la famiglia: “tra fratelli e sorelle siamo diversi l’uno dall’altro, e non sempre andiamo d’accordo, ma c’è un legame indissolubile che ci lega e l’amore dei genitori ci aiuta a volerci bene. Lo stesso vale per la famiglia umana, ma qui è Dio il ‘genitore’, il fondamento e la forza della nostra fraternità“.

Pace in Medio Oriente

Il pensiero di Bergoglio va poi a tutte quelle terre divise dai conflitti, invocando la pace in Medio oriente: “Questo Natale ci faccia riscoprire i legami di fraternità che ci uniscono come esseri umani e legano tutti i popoli. Consenta a Israeliani e Palestinesi di riprendere il dialogo e intraprendere un cammino di pace che ponga fine a un conflitto che da più di settant’anni lacera la Terra scelta dal Signore per mostrare il suo volto d’amore”.

Poi, una preghiera per l’amata e martoriata Siria: “Il Bambino Gesù permetta di ritrovare la fraternità dopo questi lunghi anni di guerra”. Quindi, un appello alla Comunità internazionale affinché “si adoperi decisamente per una soluzione politica che accantoni le divisioni e gli interessi di parte, così che il popolo siriano, specialmente quanti hanno dovuto lasciare le proprie terre e cercare rifugio altrove, possa tornare a vivere in pace nella propria patria”.

Contemplando il Dio Bambino, che sprigiona luce nell’umiltà del presepe, possiamo diventare anche noi testimoni di umiltà, tenerezza e bontà. #Natale

— Papa Francesco (@Pontifex_it) 24 dicembre 2018

La preghiera del Papa si estende anche allo Yemen, “con la speranza che la tregua mediata dalla Comunità internazionale possa finalmente portare sollievo ai tanti bambini e alle popolazioni stremate dalla guerra e dalla carestia”.

Tacciano le armi nel mondo

Francesco prega poi per l’Africa, “dove milioni di persone sono rifugiate o sfollate e necessitano di assistenza umanitaria e di sicurezza alimentare”.

Il Divino Bambino, Re della pace, faccia tacere le armi e sorgere un’alba nuova di fraternità in tutto il continente, benedicendo gli sforzi di quanti si adoperano per favorire percorsi di riconciliazione a livello politico e sociale.

Quindi, un augurio di fraternità per l’estremo oriente: “Il Natale rinsaldi i vincoli fraterni che uniscono la Penisola coreana e consenta di proseguire il cammino di avvicinamento intrapreso e di giungere a soluzioni condivise che assicurino a tutti sviluppo e benessere”. Poi, una preghiera per il Sud America:

Questo tempo di benedizione consenta al Venezuela di ritrovare la concordia e a tutte le componenti sociali di lavorare fraternamente per lo sviluppo del Paese e per assistere le fasce più deboli della popolazione. Davanti al Bambino Gesù si riscoprano fratelli gli abitanti del caro Nicaragua, affinché non prevalgano le divisioni e le discordie, ma tutti si adoperino per favorire la riconciliazione e costruire insieme il futuro del Paese.

Infine, un augurio di pace per l’amata Ucraina, “ansiosa di riconquistare una pace duratura che tarda a venire. Solo con la pace, rispettosa dei diritti di ogni nazione, il Paese può riprendersi dalle sofferenze subite e ristabilire condizioni di vita dignitose per i propri cittadini. Sono vicino alle comunità cristiane di quella regione, e prego che si possano tessere rapporti di fraternità e di amicizia“.

Contro le colonizzazioni ideologiche

Il pensiero del Pontefice va poi a quei popoli “che subiscono colonizzazioni ideologiche, culturali ed economiche vedendo lacerata la loro libertà e la loro identità, e che soffrono per la fame e la mancanza di servizi educativi e sanitari”.

Cristo è nato per noi! Venite, voi tutti che cercate il volto di Dio: eccolo, in quel Bambino, deposto in una mangiatoia.

— Papa Francesco (@Pontifex_it) 25 dicembre 2018

La preghiera di pace si estende poi “ai nostri fratelli e sorelle che festeggiano la Natività del Signore in contesti difficili, per non dire ostili, specialmente là dove la comunità cristiana è una minoranza, talvolta vulnerabile o non considerata. Il Signore doni a loro e a tutte le minoranze di vivere in pace e di veder riconosciuti i propri diritti, soprattutto la libertà religiosa”.

Il Bambino piccolo e infreddolito che contempliamo oggi nella mangiatoia protegga tutti i bambini della terra ed ogni persona fragile, indifesa e scartata. Che tutti possiamo ricevere pace e conforto dalla nascita del Salvatore e, sentendoci amati dall’unico Padre celeste, ritrovarci e vivere come fratelli!

Infine, il tradizionale saluto rivolto alle migliaia di persone che affollano la piazza: “Vi ringrazio per la vostra presenza in questo giorno nel quale contempliamo l’amore di Dio, apparso nel mondo con la nascita di Gesù. Questo amore favorisca lo spirito di collaborazione per il bene comune, ravvivi la volontà di essere solidali, doni a tutti la speranza che viene da Dio. Buon e Santo Natale!“.

(Il Faro online)