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Ostia, la storica ciclofficina chiusa diventa meta di pellegrinaggio

29 gennaio 2019 | 09:27
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Ostia, la storica ciclofficina chiusa diventa meta di pellegrinaggio

Cicloamatori e clienti in pellegrinaggio alla ciclofficina chiusa da Mario Revisi. Messaggi di saluto e di gratitudine

Ostia – Messaggi di ringraziamento e di saluto tappezzano la serranda di viale della Pineta 76, la ciclofficina di Mario Revisi chiusa dopo 80 anni di attività. Come un pellegrinaggio davanti ad un luogo del cuore, ciclisti o semplici clienti sentono il dovere di esprimere il loro rammarico per la scelta di vita fatta dall’ultimo dei Revisi.

Come anticipavamo in questo articolo, la cessazione dell’attività di uno dei cicloriparatori più antichi, rappresenta una ferita la comunità degli amanti della pedalata. Così, su quella serranda abbassata, c’è chi ricorda lontane avventure e chi cerca di esprimere i suoi sentimenti attraverso una poesia. Ecco il tono dei messaggi che tappezzano la ciclofficina di viale della Pineta che non ha riaperto dopo le feste natalizie interrompendo una tradizione di famiglia e un servizio alla comunità dei cicloamatori che duravano dal 1938.

A Ostia – esordisce Davideandare dal ciclista significava andare da Marcello, Mario e poi Mario con Romolo. E non ci sia nadava esclusivamente per riparare la bici ma anche soltanto per passare del tempo in piacevole compagnia, scambiare quattro chiacchiere e, perchè no, confidarsi… Sì perchè le brave, simpatiche e oneste persone fanno questa magia. Questo ciclista artigiano ha scritto un pezzo di storia di Ostia e perciò rimarrà per sempre nei nostri cuori“.

La ciclofficina della famiglia Revisi quando era nel pieno della sua attività

La ciclofficina della famiglia Revisi quando era nel pieno della sua attività

E’ anonimo il messaggio di ringraziamento che, quasi certamente, è stato scritto da cicliste. “Un grazie di cuore – annotano – dalle ‘ragazze’ che nel lontano 1980 andarono in Sardegna in bicicletta. Nessuno, a parte voi, ci credeva che delle giovani ragazze potessero farcela: ‘ma ‘ndo andate’, ‘occhio ai camionisti’, ‘dopo 10 km tornerete indietro’ ecc. Una bici presa a noleggio, le altre di proprietà, controllate qui prima delle partenza, freni, ruote, sellino, portapacchi, tutto doveva essere perfetto. Avete condiviso la nostra emozione e vi siete divertiti ad ascoltare i racconti al nostro rientro. Che viaggio indimenticabile! tanta voglia di avventura e tanta voglia di pedalare. Grazie davvero“.

Un anonimo, convinto di fare parte della storia con il suo “cimelio“, scrive: “... ho fatto in tempo a riparare la bicicletta: un bel ricordo. Ciao grande“. “Ogni volta che passavo di qui – aggiunge Raffaellanon mancava mai un tuo saluto, un sorriso ed un forte abbraccio. Vedere questa serranda chiusa lascia un grande vuoto. Grazie per le tue semplici parole in alcuni momenti difficili della mia vita. Grazie a voi di tutto, da tuo nonno a Romolo. Sinceramete un caro saluto da Pierluigi e grazie per la vostra profonda amicizia. Grazie Mario“. “Grazie anche da parte mia! – aggiunge ManuelaOgni tot passavo, sempre con una gomma sgonfia, voi sempre sorridenti”. “Una parte dei vecchi di Ostia che non c’è più. Grazie Mario” chiude un anonimo romantico che non si rassegna alla fine di un’epoca per una città cresciuta a dismisura che, giorno dopo giorno, sempre più la sua dimensione di comunità per assumere quella di quartiere-dormitorio, periferia dimenticata della Capitale. Una città incapace di difendere tradizione, valori e patrimonio sociale.