Gli occhi della mafia ancora aperti sugli appalti pubblici del litorale romano

2 febbraio 2019 | 06:30
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Gli occhi della mafia ancora aperti sugli appalti pubblici del litorale romano

Preoccupazione su Fiumicino. La relazione del Comune alza il livello di allarme nel Piano Triennale anti-corruzione

Fiumicino – Non è certo una novità che i tentacoli di Cosa nostra si estendano oltre i confini della Sicilia. Come non lo è che mafia e corruzione siano ben radicate nel tessuto sociale ed economico di Roma. E del litorale romano.

Gli ingenti business che innescano gli scali – marittimi e aerei – della Capitale, assieme all’espansione urbana e al crescente sviluppo turistico della costa, sono diventati preda della cupola.

Da Anzio a Civitavecchia, passando per Ostia e Fiumicino, il territorio metropolitano di Roma rappresenta per le organizzazioni criminali un importante area di snodo logistico internazionale di sostanze stupefacenti. Non solo Cosa nostra, ma anche Camorra e ‘Ndrangheta risultano essere particolarmente interessate alla provincia della Capitale.

Appalti pubblici e traffico di droga sono le principali fonti di guadagno per le cosche mafiose che da diverso tempo hanno scelto la costa laziale come base logistica. Chiacchiere da bar o semplici voci di corridoio per qualcuno, che trovano però conferma nel “Piano triennale 2018-2020 di prevenzione della corruzione e per la trasparenza”, approvato dalla Giunta comunale di Fiumicino il 30 gennaio 2018 e reso noto nei giorni scorsi.

Le preoccupazioni su Fiumicino

Quello che in molti Comuni d’Italia è un documento che va redatto per legge, nelle località dell’area metropolitana di Roma che si affacciano sul mare non è un semplice atto dovuto. Nelle 247 pagine che compongono il documento, infatti, si afferma che “il contesto esterno del Comune di Fiumicino è caratterizzato da un altissimo rischio corruzione“.

Il documento, dunque, impegna le Istituzioni ad una vera e propria lotta alla criminalità che, se non arginata a dovere, rischia di insinuarsi nel seno di quelle stesse Istituzioni che la combattono.

Il testo pubblicato dal Comune di Fiumicino fa riferimento alla “Relazione sull’attività delle forze di polizia, sullo stato dell’ordine e della sicurezza pubblica e sulla criminalità organizzata”, trasmessa dal Ministro dell’Interno alla Presidenza della Camera dei Deputati il 14 gennaio 2016, nella quale si fa notare come le organizzazioni criminali, “disponendo di cospicui capitali che necessitano di un ‘lavaggio’, si camuffano, rilevando e sanando imprese in fortissime difficoltà economiche”.

Le mafie, dunque, subentrano in aziende pulite ma in situazione di criticità, puntando soprattutto al settore della ristorazione e, vista la presenza dell’Aeroporto di Fiumicino e del Porto di Civitavecchia, “emergono infiltrazioni nei settori economico-finanziari, tra i quali spiccano quelli del commercio di autoveicoli, di preziosi e della ristorazione, con meccanismi di reimpiego dei capitali anche in attività immobiliari”.

Anche le famiglie mafiose cercano di investire nella maggior parte dei casi in ristoranti ed esercizi commerciali, sia nella Capitale sia sul litorale romano tra Ostia e Fiumicino, laddove hanno, di fatto, monopolizzato buona parte della ristorazione. In merito, si segnalano le famiglie storiche Cuntrera/Caruana, attraverso la famiglia Triassi, i Fasciani e gli Spada.

Nel caso specifico di Cosa nostra, invece, da anni è “interessata alla realizzazione di opere pubbliche, sia lungo la fascia della litoranea che nelle zone interne, con particolare riferimento a Roma ed al litorale a sud della Capitale, soprattutto nel tratto compreso tra Fiumicino e Anzio”.

(Il Faro online)