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Papa Francesco: “Il problema della fede è la tristezza: senza gioia vacilla”

31 maggio 2019 | 19:57
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Papa Francesco: “Il problema della fede è la tristezza: senza gioia vacilla”

Nella cattedrale cattolica di Bucarest la messa del Pontefice a conclusione della prima giornata di viaggio apostolico in Romania

Bucarest – “Spesso il problema della fede è la mancanza di gioia. La fede vacilla quando ci si barcamena nella tristezza e nello scoraggiamento. Quando viviamo nella sfiducia, chiusi in noi stessi, contraddiciamo la fede, perché anziché sentirci figli per i quali Dio fa grandi cose, rimpiccioliamo tutto alla misura dei nostri problemi e ci dimentichiamo che non siamo orfani: abbiamo un Padre in mezzo a noi, salvatore potente”.

E’ il monito che lancia Papa Francesco dalla Cattedrale cattolica di Bucarest, dove presiede la Santa Messa che conclude il primo giorno di viaggio apostolico in Romania, il trentesimo del suo Pontificato. Dalla piccola chiesa dedicata a San Giuseppe, alla presenza del presidente della Repubblica di Romania e di oltre mille fedeli, il Pontefice pone la Vergine Maria come modello da seguire poiché “grandifica” il Signore: “Maria, piccola e umile, nonostante i suoi problemi – che non erano pochi – sta nella gioia, perché in tutto si fida del Signore, ci ricorda che Dio può sempre compiere meraviglie se rimaniamo aperti a Lui e ai fratelli”.

Il pensiero del Santo Padre va poi ai grandi testimoni della fede romeni, “persone semplici, che si sono fidate di Dio in mezzo alle persecuzioni”.

“Non hanno posto la loro speranza nel mondo, ma nel Signore, e così sono andati avanti. Vorrei rendere grazie a questi umili vincitori, a questi santi della porta accanto che ci indicano il cammino. Le loro lacrime non sono state sterili, sono state preghiera che è salita al Cielo e ha irrigato la speranza di questo popolo”, prosegue il Papa.

Nel commentare il brano evangelico odierno, ovvero quello che narra dell’incontro tra la Madonna e sua cugina Elisabetta, Bergoglio fa notare come “contemplare Maria ci permette di rivolgere lo sguardo a tante donne, madri e nonne di queste terre che, con sacrificio e nascondimento, abnegazione e impegno, plasmano il presente e tessono i sogni del domani”.

Donazione silenziosa, tenace e inosservata, che non teme di “rimboccarsi le maniche” e caricarsi le difficoltà sulle spalle per portare avanti la vita dei propri figli e dell’intera famiglia sperando “contro ogni speranza”.

Quindi, rivolgendosi direttamente ai romeni, aggiunge: “È un ricordo vivo il fatto che nel vostro popolo vive e pulsa un forte senso di speranza, al di là di tutte le condizioni che possano offuscarla o cerchino di spegnerla. Guardando Maria e tanti volti materni, si sperimenta e si alimenta lo spazio per la speranza, che genera e apre il futuro. Diciamolo con forza: nella nostra gente c’è spazio per la speranza. Per questo Maria cammina e ci invita a camminare insieme“.

Francesco sottolinea poi, ancora una volta, l’importanza del dialogo fra nuove e vecchie generazioni: Maria incontra Elisabetta, già avanti negli anni. Ma è lei, l’anziana, a parlare di futuro, a profetizzare: ‘colmata di Spirito Santo’, la chiama ‘beata’ perché ‘ha creduto’, anticipando l’ultima beatitudine dei Vangeli: beato chi crede”.

“Ecco, la giovane va incontro all’anziana cercando le radici e l’anziana rinasce e profetizza sulla giovane donandole futuro. Così, giovani e anziani si incontrano, si abbracciano e sono capaci di risvegliare ognuno il meglio dell’altro – aggiunge -. È il miracolo suscitato dalla cultura dell’incontro, dove nessuno è scartato né etichettato, al contrario, dove tutti sono ricercati, perché necessari, per far trasparire il Volto del Signore”.

Quindi, ancora un invito affinché ognuno si adoperi per creare una “cultura dell’incontro che spinge noi cristiani a sperimentare il miracolo della maternità della Chiesa che cerca, difende e unisce i suoi figli. Nella Chiesa, quando riti diversi si incontrano, quando a venire prima non sono le proprie appartenenze, il proprio gruppo o la propria etnia, ma il Popolo che insieme sa lodare Dio, allora avvengono grandi cose”.

E conclude: “Siate voi i promotori di una cultura dell’incontro che smentisca l’indifferenza e la divisione e permetta a questa terra di cantare con forza le misericordie del Signore”.

(Il Faro online) – Foto © Vatican Media