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Giornata Mondiale della Pace, il Papa: “Ogni guerra è un fratricidio che distrugge la vera vocazione dell’uomo”

12 dicembre 2019 | 13:21
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Giornata Mondiale della Pace, il Papa: “Ogni guerra è un fratricidio che distrugge la vera vocazione dell’uomo”

Il Pontefice: “Non vi sarà mai vera pace se non saremo capaci di costruire un più giusto sistema economico”

di FABIO BERETTA

Città del Vaticano – “Ogni guerra, in realtà, si rivela un fratricidio che distrugge lo stesso progetto di fratellanza, inscritto nella vocazione della famiglia umana”.

Papa Francesco torna a condannare la brutalità della guerra. L’occasione è il tradizionale messaggio scritto in occasione della Giornata Mondiale della Pace, ricorrenza che la Chiesa celebra ogni anno il 1 di gennaio. Il documento, intitolato “La Pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica”, si divide in cinque paragrafi, pubblicato oggi, reca in calce la data dell’8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione.

Francesco, in piena linea con la dottrina cattolica, ribadisce che “la pace è un bene prezioso al quale aspira tutta l’umanità”.  “La nostra comunità umana porta, nella memoria e nella carne, i segni delle guerre e dei conflitti che si sono succeduti, con crescente capacità distruttiva, e che non cessano di colpire specialmente i più poveri e i più deboli”, aggiunge il Pontefice, sottolineando come “intere nazioni stentano a liberarsi dalle catene dello sfruttamento e della corruzione, che alimentano odi e violenze”.

Le terribili prove dei conflitti civili e di quelli internazionali, aggravate spesso da violenze prive di ogni pietà, segnano a lungo il corpo e l’anima dell’umanità. Ogni guerra, in realtà, si rivela un fratricidio che distrugge lo stesso progetto di fratellanza, inscritto nella vocazione della famiglia umana.

Imparare a vivere nel perdono accresce la nostra capacità di diventare donne e uomini di #pace. https://t.co/G0IPiuw5y3

— Papa Francesco (@Pontifex_it) December 12, 2019

All’origine della guerra

Bergoglio spiega poi le origini della guerra: “comincia spesso con l’insofferenza per la diversità dell’altro, che fomenta il desiderio di possesso e la volontà di dominio. Nasce nel cuore dell’uomo dall’egoismo e dalla superbia, dall’odio che induce a distruggere, a rinchiudere l’altro in un’immagine negativa, ad escluderlo e cancellarlo.

La guerra si nutre di perversione delle relazioni, di ambizioni egemoniche, di abusi di potere, di paura dell’altro e della differenza vista come ostacolo; e nello stesso tempo alimenta tutto questo.

In altre parole, “sfiducia e paura aumentano la fragilità dei rapporti e il rischio di violenza, in un circolo vizioso che non potrà mai condurre a una relazione di pace. In questo senso, anche la dissuasione nucleare non può che creare una sicurezza illusoria”.

“Come rompere la logica morbosa della minaccia e della paura? Come spezzare la dinamica di diffidenza attualmente prevalente?”, si domanda il Pontefice. La risposta: “Dobbiamo perseguire una reale fratellanza, basata sulla comune origine da Dio ed esercitata nel dialogo e nella fiducia reciproca. Il desiderio di pace è profondamente inscritto nel cuore dell’uomo e non dobbiamo rassegnarci a nulla che sia meno di questo”.

Memoria e speranza

Il Pontefice pone poi l’accento sull’importanza della memoria, per ricordare alle generazioni future gli orrori che furono commessi in passato: “La memoria è l’orizzonte della speranza: molte volte nel buio delle guerre e dei conflitti, il ricordo anche di un piccolo gesto di solidarietà ricevuta può ispirare scelte coraggiose e persino eroiche, può rimettere in moto nuove energie e riaccendere nuova speranza nei singoli e nelle comunità”.

La pace, in effetti, si attinge nel profondo del cuore umano e la volontà politica va sempre rinvigorita, per aprire nuovi processi che riconcilino e uniscano persone e comunità.

Il mondo, fa notare il Santo Padre, “non ha bisogno di parole vuote, ma di testimoni convinti, di artigiani della pace aperti al dialogo senza esclusioni né manipolazioni”. Infatti, aggiunge, “non si può giungere veramente alla pace se non quando vi sia un convinto dialogo di uomini e donne che cercano la verità al di là delle ideologie e delle opinioni diverse.

Il processo di pace è quindi “un impegno che dura nel tempo”, “è un lavoro paziente di ricerca della verità e della giustizia, che onora la memoria delle vittime e che apre, passo dopo passo, a una speranza comune, più forte della vendetta”.

Un cammino di riconciliazione…

Francesco, citando la Bibbia, ricorda come l’altro “non va mai rinchiuso in ciò che ha potuto dire o fare, ma va considerato per la promessa che porta in sé. Solo scegliendo la via del rispetto si potrà rompere la spirale della vendetta e intraprendere il cammino della speranza”.

Un cammino “di riconciliazione” che “ci chiama a trovare nel profondo del nostro cuore la forza del perdono e la capacità di riconoscerci come fratelli e sorelle. Imparare a vivere nel perdono accresce la nostra capacità di diventare donne e uomini di pace”.

Quello che è vero della pace in ambito sociale, è vero anche in quello politico ed economico, poiché la questione della pace permea tutte le dimensioni della vita comunitaria: non vi sarà mai vera pace se non saremo capaci di costruire un più giusto sistema economico.

… e di conversione ecologica

Un paragrafo è poi dedicato alla cura del creato. Il Papa invita tutti i credenti a “una conversione ecologica”. Fa riferimento al recente Sinodo sull’Amazzonia (leggi qui) “ci spinge a rivolgere, in modo rinnovato, l’appello per una relazione pacifica tra le comunità e la terra, tra il presente e la memoria, tra le esperienze e le speranze”.

Abbiamo bisogno di un cambiamento nelle convinzioni e nello sguardo, che ci apra maggiormente all’incontro con l’altro e all’accoglienza del dono del creato, che riflette la bellezza e la sapienza del suo Artefice.

Da qui, fa notare il Pontefice, scaturiscono “motivazioni profonde e un nuovo modo di abitare la casa comune, di sviluppare il bene comune dell’intera famiglia umana”.

La conversione ecologica alla quale fa appello il Santo Padre porta dunque “a un nuovo sguardo sulla vita, considerando la generosità del Creatore che ci ha donato la Terra e che ci richiama alla gioiosa sobrietà della condivisione”.

Questa conversione, spiega poi Bergoglio, “va intesa in maniera integrale, come una trasformazione delle relazioni che intratteniamo con le nostre sorelle e i nostri fratelli, con gli altri esseri viventi, con il creato nella sua ricchissima varietà, con il Creatore che è origine di ogni vita”.

Si ottiene tanto quanto si spera

“Il cammino della riconciliazione richiede pazienza e fiducia. Non si ottiene la pace se non la si spera”, è il monito finale del Papa. Che sottolinea: “La paura è spesso fonte di conflitto. È importante, quindi, andare oltre i nostri timori umani”.

La cultura dell’incontro tra fratelli e sorelle rompe con la cultura della minaccia. Rende ogni incontro una possibilità e un dono dell’amore generoso di Dio. Ci guida ad oltrepassare i limiti dei nostri orizzonti ristretti, per puntare sempre a vivere la fraternità universale, come figli dell’unico Padre celeste.

“Che ogni persona, venendo in questo mondo, possa conoscere un’esistenza di pace e sviluppare pienamente la promessa d’amore e di vita che porta in sé”, conclude il Papa.

(Il Faro online)