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Pedofilia, dal Vaticano un vademecum per contrastare la piaga degli abusi nella Chiesa

16 luglio 2020 | 16:18
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L’obiettivo è fornire un “manuale di istruzioni” per condurre correttamente le cause che riguardano diaconi, presbiteri e vescovi accusati di abuso su minore

Città del Vaticano – Continua senza sosta la lotta di Papa Francesco all’aberrante piaga degli abusi nella Chiesa. E dopo i mea culpa (leggi qui) e il summit in Vaticano (leggi qui) su un tema così scottante, oggi, per la prima volta, dalla Santa Sede arriva un “codice” per indicare la strada da seguire nel caso di segnalazione di un abuso sessuale su un minore da parte di un prete.

Un vero e proprio vademecum, pubblicato dalla Congregazione della Dottrina della Fede, nel solco della tolleranza zero voluta dal Pontefice argentino, ma già avviata da Benedetto XVI, che ricorda come “la tipologia del delitto è molto ampia e può comprendere rapporti sessuali (consenzienti e non ); contatto fisico a sfondo sessuale, esibizionismo, masturbazione, produzione di pornografia, induzione alla prostituzione, conversazioni e/o proposte di carattere sessuale anche mediante mezzi di comunicazione”.

Il testo, rivolto alle autorità ecclesiali di tutto il pianeta, traccia le linee guida da seguire quando arriva un’informazione su un possibile delitto: “Talvolta, – segnala il vademecum – la notizia ’de delictò può giungere da fonte anonima, ossia da persone non identificate o non identificabili. L’anonimato del denunciante non deve far ritenere falsa in modo automatico tale notizia; tuttavia, per ragioni facilmente comprensibili, è opportuno usare molta cautela nel prendere in considerazione tale tipo di notizia, che non va assolutamente incoraggiato. Allo stesso modo, non è consigliabile scartare aprioristicamente la notizia che perviene da fonti la cui credibilità può sembrare, ad una prima impressione, dubbia. Approfondire sempre, anche le notizie vaghe e poco circostanziate”.

CLICCA QUI per leggere il testo completo del Vademecum 

Il vademecum dell’ex Sant’Uffizio ricorda poi che “una notizia di delictum gravius appresa in confessione è posta sotto lo strettissimo vincolo del sigillo sacramentale. Occorrerà pertanto che il confessore che, durante la celebrazione del Sacramento, viene informato di un delictum gravius, cerchi di convincere il penitente a rendere note le sue informazioni per altre vie, al fine di mettere in condizione di operare chi di dovere”.

La denuncia dei casi di pedofilia da parte di uomini di Chiesa dovrà essere inoltrata dai vescovi alle autorità civili se questo è previsto dalle normative locali. Comunque, “anche in assenza di un esplicito obbligo normativo, l’autorità ecclesiastica presenti denuncia alle autorità civili competenti ogni qualvolta ritenga che ciò sia indispensabile per tutelare la persona offesa o altri minori dal pericolo di ulteriori atti delittuosi”, si legge nel vademecum.

Il segretario della Congregazione, mons. Giacomo Morandi, spiega a Vatican News: “Su questo punto le Conferenze episcopali nazionali hanno predisposto linee guida che tengono conto delle normative locali. Non si può dare una risposta univoca. In alcuni Paesi la legge prevede già questo obbligo, in altri no”. In ogni caso qualora le autorità giudiziarie civili chiedano documenti su un caso il vescovo “dovrà cooperare con le Autorità civili”, sottolinea il vademecum.

“Il desiderio è che questo strumento – si spiega – possa aiutare le diocesi, gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, le conferenze episcopali e le diverse circoscrizioni ecclesiastiche a meglio comprendere e attuare le esigenze della giustizia su un delictum gravius che costituisce, per tutta la Chiesa, una ferita profonda e dolorosa che domanda di essere guarita”.

Ladaria: un testo che sarà aggiornato con il contributo delle Chiese del mondo

“Il ‘Vademecum su alcuni punti di procedura nel trattamento dei casi di abuso sessuale di minori commessi da chierici’ nasce dalle numerose richieste, giunte alla Congregazione per la Dottrina della Fede da parte di Vescovi, Ordinari, Superiori degli Istituti di vita consacrata e Società di vita apostolica, di avere a disposizione uno strumento che li possa aiutare nel delicato compito di condurre correttamente le cause che riguardano diaconi, presbiteri e vescovi quando vengono accusati di abuso su minore”, spiega il cardinale Luis Francisco Ladaria Ferrer, S.I., Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Aggiungendo: “La storia recente attesta la maggiore attenzione della Chiesa a questa piaga. La strada della giustizia non può da sola esaurire l’azione della Chiesa, ma è necessaria per giungere alla verità dei fatti. Si tratta di una strada articolata, che si addentra nel fitto bosco delle norme e della prassi, di fronte alla quale Ordinari e Superiori si trovano talvolta nell’incertezza della direzione da seguire”.

“Ecco dunque il Vademecum, scritto innanzitutto per loro, oltre che per gli operatori del diritto che li aiutano nella trattazione dei casi. Non si tratta di un testo normativo: nessuna nuova legge viene promulgata, nessuna nuova norma emanata. Si tratta invece di un “manuale di istruzioni”, che intende prendere per mano chi deve trattare concretamente i casi dall’inizio alla fine, ovvero dalla prima notizia di un possibile delitto (notitia de delicto) alla conclusione definitiva della causa (res iudicata). Tra questi due estremi vi sono tempi da osservare, passaggi da compiere, comunicazioni da attivare, decisioni da prendere, prosegue il porporato.

“La richiesta di questo strumento è stata formalizzata nell’incontro dei Presidenti delle Conferenze episcopali del mondo sulla tutela dei minori nella Chiesa (21-24 febbraio 2019). In quella occasione il S. Padre ha consegnato 21 punti di riflessione per indirizzare i lavori, il primo dei quali recitava: ‘Elaborare un vademecum pratico nel quale siano specificati i passi da compiere a cura dell’autorità in tutti i momenti chiave dell’emergenza di un caso’. La proposta è stata raccolta e rilanciata dai partecipanti, così che nella conferenza stampa finale l’elaborazione del testo
è stata assunta tra le proposte concrete da attuare”, fa notare Ladaria.

“Le fonti di questo testo sono sia giuridiche che pratiche – spiega il cardinale -. A livello normativo i riferimenti principali sono i Codici vigenti, le Norme sostanziali e processuali sui delitti riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede promulgate con il motu proprio Sacramentorum Sanctitatis Tutela (2001, aggiornate nel 2010 da Benedetto XVI), e il più recente motu proprio Vos estis lux mundi (2019). Accanto alle norme si pone l’altra fonte del Vademecum: la prassi della Congregazione, maturata nel corso degli anni, in particolare dal 2001, anno della prima normativa dedicata specificamente ai delitti più gravi. Si è avvalsa del contributo di numerosi canonisti, interni ed esterni alla Congregazione, dei Tribunali locali e delle diocesi che negli anni hanno condotto indagini e processi su mandato della Congregazione. Questa prassi si è nel tempo consolidata e ora è giunta a una sua maturità”.

“Il Vademecum viene oggi consegnato nella sua prima versione, chiamata “1.0”: un numero che prevede futuri aggiornamenti. Essendo un ‘manuale’, esso dovrà seguire gli eventuali sviluppi della normativa canonica, adattandosi ad essa. Dovrà inoltre dare una risposta alle nuove sfide che l’esperienza offrirà alla trattazione giuridica dei casi in questione – conclude il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Dovrà infine fare tesoro delle considerazioni che giungeranno dalle diverse realtà ecclesiali: diocesi, istituti, facoltà ecclesiastiche, centri di ascolto istituiti a livello diocesano e interdiocesano. Il loro contributo qualificato contribuirà a correggere, integrare, precisare e chiarire quei punti che, come è naturale, esigeranno una più approfondita riflessione”.

(Il Faro online)