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Vecchia stazione a Gaeta, tra la vendita del “mistero” e il silenzio stampa del Sindaco

20 novembre 2020 | 18:05
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Vecchia stazione a Gaeta, tra la vendita del “mistero” e il silenzio stampa del Sindaco

I consiglieri di minoranza De Angelis e Scinicariello ripercorrono la storia della vecchia stazione di Gaeta, arrivando fino alla recente vendita del piazzale

Gaeta – Dopo mesi di silenzio stampa, da parte della maggioranza di Gaeta sulla vendita del piazzale della vecchia stazione, i consiglieri di minoranza Franco De Angelis (gruppo misto) ed Emiliano Scinicariello (“Una nuova stagione”) hanno deciso di tornare a bussare in Municipio per avere delle risposte su quest’annosa vicenda.

“Quest’estate – spiegano i consiglieri – il tempo per informarsi, recuperare documenti e studiarli era stato troppo poco.  Ma, come promesso, non ci siamo fermati. Non vogliamo attendere che tutto cada nel dimenticatoio. Per questo, abbiamo protocollato una relazione, sollecitando risposte a chi avrebbe dovuto fornirne ed elencando e sottolineando una serie di aspetti che è bene vengano ricordati. Da tutti.”

Comune di Gaeta: diritto o non diritto di prelazione sulla vendita del piazzale?

Sicuramente, il primo punto da chiarire, riguarda il ruolo giocato dal Municipio sulla vendita (avvenuta da parte del Consorzio industriale del sud pontino a una società immobiliare locale). Il Comune ne era a conoscenza? Si, no, perché? E se ne era a conoscenza, si era informato su un possibile diritto di prelazione da parte dell’Ente stesso?

Domande a cui, però, dopo quasi 6 mesi, resta ancora difficile trovare una risposta. “A luglio – sottolineano i consiglieri – tutto questo lo chiedemmo al Comune. Come domandammo anche se l’eventuale mancata comunicazione della vendita non costituisse titolo per l’annullamento della stessa. E ancora: chiedemmo la verifica della legittimità dei frazionamenti avvenuti durante tutto l’iter.

Cosa abbiamo ottenuto in questi mesi? Zero risposte. Così, oltre a sollecitare chi di dovere, siamo andati alla ricerca di ogni informazione utile alla ricostruzione di questa vicenda.”

La cronostoria della vecchia stazione di Gaeta

Era il 21 novembre del 2003, quando, con delibera di G.R. n. 1541, la Regione approvò e adottò il progetto del Consorzio Industriale per il “Completamento delle strutture collegate al Porto di Gaeta, riattivazione del tronco ferroviario Formia-Gaeta”.

In virtù di tale provvedimento, ovviamente di carattere pubblico, il Consorzio industriale, con propria nota (n.693) il 16 marzo del 2003 richiedeva, quindi, a “RFI”, di acquistare il tratto di rete ferroviaria che ricadeva nel Comune di Gaeta, in quanto di carattere essenziale al porto commerciale. “Qualche dubbio – spiegano i consiglieri – sulla finalità di tale richiesta sicuramente nasce, ma può essere superata dalla circostanza che nella zona ci sono anche delle industrie che potevano e forse potranno beneficiare di tale necessario servizio portuale”.

Poi, arriva il 30 giugno del 2004. Il c.d.a. di RFI, allora proprietaria unica di tutta la tratta in questione, delibera la soppressione dell’esercizio della linea ferroviaria Formia-Gaeta. La nota viene sottoposta all’attenzione del Ministero che, successivamente, con D.M. prot. 518 del 24.06.09 conferma la dismissione di tale ramo ferroviario. Nelle more dell’emissione di tale provvedimento RFI concede in locazione al Consind alcune parti della tratta compresi alcuni terreni.

Nel frattempo, i Comuni di Formia e di Gaeta, rispettivamente con delibere di Consiglio numero 85/06 e 45/06, approvano il progetto preliminare per la riattivazione della rete ferroviaria e avviano le procedure per pervenire all’adozione delle varianti ai propri PRG.

Nello specifico, il comune di Gaeta approva il progetto preliminare dei lavori e sottolineava che l’intervento era di “…pubblica utilità […] e pubblico interesse”.  E, per questo, ordinava che “…la progettazione definitiva…” tenesse conto del fatto che “…nella sistemazione dell’area […] deve essere conservata la memoria dell’antico tracciato ferroviario fino all’esterno del dismesso complesso industriale.” “Ciò – sottolineano i consiglieri – significava che probabilmente i binari che attraversano via Mazzini sarebbero dovuti restare in loco”.

Passano gli anni. Si arriva al 10 luglio del 2009, quando si chiude la procedura di “Conferenza Dei Servizi” con l’approvazione, per finalità pubbliche, del progetto definitivo per la “Riattivazione ed elettrificazione della Linea ferroviaria Formia-Gaeta con le fermate e i nodi di scambio”.

A novembre dello stesso anno, il Comune di Gaeta, con la delibera n. 80, procede all’approvazione del progetto definitivo con la relativa variante al PRG comunale. Il Municipio adotta anche una variante, proposta da RFI, ancora proprietaria delle aree, su iniziativa del Consorzio, che prevede un diverso utilizzo di tutto il piazzale della ferrovia da dividersi in due parti (mediante la realizzazione di una strada che attraversa trasversalmente il piazzale e congiunge via Cavour-Atratina a Via Garibaldi).

È lecito chiedersi: cosa comportava tale divisione? “Tale divisione – spiegano i consiglieri – comporta la costruzione di una nuova stazione sulla parte destra del piazzale, osservato provenendo da Via Cavour-Atratina, e un parcheggio sul suo lato sinistro fino alla piazza della stazione e via Mazzini. Quindi, in linea con quanto già fissato nella precedente delibera di Consiglio.

La realizzazione dell’intervento complessivo, però, necessitava di una variante al PRG, che avrebbe interessato solo una parte dell’ampio piazzale, precisamente quella che dovrebbe risultare delimitata da una linea blu”.

Ma non tutto fila liscio. All’epoca dei fatti, il consigliere Giuseppe Matarazzorileva che, durante un Consiglio comunale, emerge che chi dovrebbe coordinare il tutto non è più il Consorzio, bensì la Regione. Una modifica di cui non si capisce né l’origine né le motivazioni.

Non solo. Nella relazione allegata al progetto si legge: “La nuova stazione viene realizzata in posizione differente rispetto a quella esistente, che verrà destinata ad altre attività, sempre nell’ambito della sede ferroviaria, ma in posizione tale da consentire una migliore fruizione della piazza, anche per il necessario collegamento con il servizio autobus. Completa la sistemazione della piazza della stazione la creazione di un parcheggio semi interrato destinato ad accogliere 140 vetture. Tale parcheggio, diviso in due comparti è ubicato anche sulla base delle indicazioni del Comune, nella piazza adiacente il vecchio fabbricato della stazione…”

Insomma, si hanno sia il progetto definitivo che la variante al Prg, che “consiste nell’aver trasformato l’intera Zona S e parte della sottozona B1 in viabilità e parcheggi, servizi ferroviari (SF) e verde pubblico attrezzato (a) con previsione di parcheggi interrati”. Eppure, durante la discussione consiliare viene deciso di eliminare la dizione verde pubblico attrezzato e l’adozione della variante veniva racchiusa nella sola zona delimitata con il blu, per cui erano fuori dal procedimento parte della zona “S” e tutta la parte della sottozona B1.

I primi dubbi

Insomma, arrivati a questo punto il mistero si infittisce. In primis, chi è il soggetto coordinatore? Il Consorzio, che l’ha proposto, o la Regione, che avrebbe avocato a sé tutta la procedura? E attraverso quali atti sarebbe avvenuto questo passaggio?

“Al momento – spiegano i due consiglieri d’opposizione -, pur avendo cercato, non è stata reperita la delibera che avrebbe dovuto approvare la variante e terminare il procedimento…”

Ma viene anche da chiedersi: se l’area adiacente la “Vecchia Stazione” è stata stralciata dalla variante già citata, e non ha avuto alcuna espressa destinazione, seppure in costanza di evidente dismissione, la piazza, unitamente a quella già esistente per ricreare l’ambiente storico di collegamento della linea ferroviaria con lo stabilimento AVIR, poteva essa stessa essere frazionata dall’Ente proprietario e poi venduta?

La questione dei frazionamenti

Si poteva o non si poteva frazionare? Ebbene, quando, nel 2016, l’ente proprietario, in pendenza dell’atto preliminare di compravendita, promise di vendere (e poi effettivamente vendette, nel dicembre del 2017) al Consorzio industriale, pareva di si.

Tant’è che proprio Ferrovie dello Stato, presentò un frazionamento dell’area. Risultato: partendo da un’unica particella, la n. 186, si assisteva alla creazione della part. n. 85 dei circa 20.000 metri quadrati sottratti alla part. n. 186; a seguito di ulteriore frazionamento in data 15.09.16 venivano create 10 particelle, precisamente: particelle numero 3204, 3205, 3206, 3216, 3218, 3219, 3220, 3222, 3224, 3225, interessanti una superficie totale di 1.884 metri quadrati.

Il vero nodo della questione, però, è capire a cosa servono questi frazionamenti. “Solo a fare confusione o – sottolineano i consiglieri – ad aprire qualcosa che prima o poi si chiuderà a discapito proprio dell’interesse pubblico che ha mosso tutto il procedimento?”

La vendita al privato

Una domanda questa, che, se avrebbe risposte, forse, spiegherebbe quanto successo in seguito. Sul finire del 2017, infatti, il Consorzio industriale, acquista, da Ferrovie dello Stato, tutta l’area (anche se frazionata).

Dal 2017 arriviamo al 2020. “In una qualche data – sottolineano i consiglieri – il Consorzio decide di pubblicare un bando pubblico per vendere la palazzina della vecchia stazione. La pubblicità dell’atto è risibile (sembrerebbe infatti che sia rimasta pubblicata per un tempo insufficiente).

L’atto di vendita all’unico partecipante alla gara, la Cavour S.r.l., che si aggiudica non solo la palazzina della vecchia stazione, ma anche un’area esterna di circa 2737 metri quadrati, sempre allo stesso prezzo, è avvenuto il 15 gennaio 2020.

La scoperta della vendita

Per mesi, insomma, la vendita effettuata è passata sotto silenzio. Fino a giugno. Quando il consigliere De Angelis la scopre e svela l’arcano. “Credendo di fare il mio dovere – spiega De Angelis – , subito dopo tale scoperta, ho ufficialmente segnalato la questione al Sindaco (era il 3 luglio del 2020).”

Sul caso, viene convocata prima una commissione trasparenza e dopo un Consiglio Comunale. “In sede di commissione garanzia – spiega il Consigliere – mi vengono chieste notizie sulla questione: ovviamente non ero io a doverle fornire. Così, dietro espressa domanda, il Sindaco e la dirigente Stefania Della Notte dichiarano che dell’avvenuta compravendita non è mai pervenuta al Comune alcuna comunicazione…

Non solo. La Della Notte, insieme a Monacelli, sottolineano che il consorzio ha valutato non necessario, per quanta riguarda la vendita, il coinvolgimento del Comune, aggiungendo che comunque il Municipio non avrebbe potuto acquistarlo poiché erano vigenti norme sul contenimento e la riduzione della spesa pubblica…

E ancora: sulla questione della legittimità, sia del frazionamento che della vendita, Della Notte e Monacelli sostengono che siano entrambe possibili, mentre le valutazioni in merito al possibile sequestro del bene non è di loro competenza …”

Sei mesi di silenzio stampa

Una situazione che appare paradossale. Un bene sito su un’area demaniale e di utilizzo pubblico (parcheggio) viene venduto e il Comune non ne sa nulla. Ma, soprattutto, non fa nulla. “Emblematica di questa mancanza – sottolineano i consiglieri -, è l’inerzia dimostrata in occasione delle contestazioni rivolte ai dirigenti e al Sindaco. Anche ammesso che Mitrano abbia scoperto da De Angelis dell’atto di vendita, cosa ha fatto dopo? A quanto pare, nulla.

A tutto ciò, si aggiunge il sospetto che il frazionamento operato da parte della RFI inizialmente sia stato realizzato proprio al fine di sottrarre il bene, stazione e particelle adiacenti, alla sua destinazione che è pubblica sia perché è bene demaniale, sia perché ad oggi svolge tale attività seppure come parcheggi e strade, sia perché lo stesso Consiglio Comunale, deriso e sbeffeggiato dal Consorzio e da coloro che lo rappresentano, aveva insistito nelle richiamate delibere n.45/2006 e 80/2009.

Sospetto a cui si aggiunge la realtà dei fatti: nei vari atti che si sono avuti tra RFI e Consorzio, e tra CONSID e il privato, mai si è parlato della zona B1, compresi i certificati di destinazione urbanistica, anzi questi hanno scritto che i terreni della ferrovia, seppure individuati come pascolo, o comunque agricoli in genere, non percorsi dal fuoco, sono privi di opere di urbanizzazione. Quando invece i pascoli sicuramente non ci sono, ma ci sono le opere di urbanizzazione, ci sono parcheggi pubblici che, se nulla si fa, potrebbero diventare privati!

Un’altra mancanza – concludono i due consiglieri- da parte dell’Ufficio Urbanistica, che aveva il dovere di procedere alla denuncia degli autori dei frazionamenti. Ma noi non ci fermiamo. Continueremo la nostra ricerca di verità.”

In foto: una veduta del piazzale

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