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Partito lo sgombero dell’Area F del campo rom di Castel Romano

25 marzo 2021 | 14:23
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Partito lo sgombero dell’Area F del campo rom di Castel Romano

Erano presenti solo nove nuclei familiari che, sottolinea il Campidoglio, non hanno mai collaborato nel processo di inclusione previsto dal Piano Rom

Roma – Sono iniziate nella mattinata di oggi, 25 marzo, le operazioni di sgombero dell’Area F all’interno del campo rom di Castel Romano, così come disposto dall’ordinanza della Sindaca di Roma Virginia Raggi.

L’obiettivo è ripristinare le condizioni ambientali e igienico sanitarie a tutela della salute pubblica. Il campo di Castel Romano ad oggi è ancora sottoposto a sequestro preventivo da parte dell’Autorità giudiziaria.

“Con lo sgombero di questa mattina – ha detto la sindaca di Roma, Virginia Raggi – facciamo un altro passo in avanti nel percorso di superamento e chiusura dei campi rom presenti a Roma. Abbiamo già chiuso i campi rom di Camping River, Foro Italico e l’insediamento di Schiavonetti. Siamo in fase avanzata sui campi di Barbuta e Monachina, che dal 2017 a oggi sono stati svuotati del 70%. Questi sono fatti. La nostra strategia è chiara: pugno duro contro chi delinque, e assistenza per chi ha bisogno realmente di aiuto“.

Sono sette i nuclei familiari residenti nel campo che hanno firmato il Patto di Responsabilità Solidale, previsto dal Piano Rom, Sinti e Camminanti: di questi, quattro sono già stati trasferiti in via temporanea in alloggi popolari dedicati al cohousing destinati all’emergenza abitativa, come prevede il progetto “Alloggi Erp di transito – Dal campo al condominio”. Degli altri due nuclei familiari firmatari del Patto, uno è in affitto e altri due sono in fase di trasferimento.

“Il processo di uscita dal campo delle famiglie residenti nell’Area F – spiega la delegata all’inclusione di Roma Capitale, Monica Rossinon è un atto improvviso, né una eccezione normativa. È il frutto di un lavoro costante e quotidiano svolto sul territorio dall’Ufficio Rsc con il supporto degli enti, in un progetto integrato e complesso di cui l’abitare è una componente essenziale”.

“La metodologia del piano Rom – prosegue Rossi – è quella di rendere autonome le persone che abitano nei campi, promuovendo il loro accesso a tutti i diritti di cittadinanza. Rompiamo la logica del campo con delle alternative. Le misure abitative non sono limitate all’accesso negli alloggi Erp, ma declinate secondo una pluralità di forme. Le strade adoperate sono quelle previste dal piano Rom e dalle norme vigenti. Le famiglie sono in parte in co-housing, in parte in affitto”.

“Un’operazione congiunta importante, nel segno della legalità e della trasparenza, che ci vede al fianco di Roma Capitale”, commenta il sindaco di Pomezia, Adriano Zuccalà. “La vicinanza del campo rom di Castel Romano con la nostra città negli anni è stata oggetto di preoccupazione per i frequenti episodi di vandalismo, rapine agli automobilisti, aggressioni sui mezzi pubblici o roghi tossici. Oggi facciamo un ulteriore passo avanti per superare tali criticità tutelando la sicurezza e la salute pubblica. Ringraziamo il Comune di Roma e la Sindaca Virginia Raggi per la concretezza delle azioni intraprese”.

“Il lavoro delle operatrici e degli operatori del progetto di Fuoriuscita dal Villaggio attrezzato di Castel Romano – aggiunge l’associazione Arci Onlus – sta portando all’inserimento abitativo di tutti i nuclei familiari firmatari del Patto di Responsabilità Solidale residenti nell’area F del Villaggio. Le famiglie hanno trovato sistemazione in appartamenti del Comune dedicati al co-housing e in alloggi reperiti sul mercato privato. Questo risultato è stato possibile grazie al costante lavoro di orientamento e inserimento socio-lavorativo che ha prodotto anche la regolarizzazione dello status giuridico per chi ne era sprovvisto e ha contribuito al contenimento dei possibili effetti della pandemia”.

Nelle scorse settimane, nove famiglie che risiedevano nel campo, tra l’Area F e l’Area Ex Tor Pagnotta, si sono allontanate spontaneamente e altre due hanno raggiunto l’assegnazione definitiva della casa popolare. Dunque, al momento dello sgombero erano presenti solo nove nuclei familiari che, sottolinea il Campidoglio, non hanno mai collaborato nel processo di inclusione previsto dal Piano Rom. Presente anche la Sala Operativa Sociale per assicurare loro assistenza e proporre, a ricorrere dai presupposti e compatibilmente con la disponibilità di posti, l’accoglienza presso le strutture del circuito cittadino dell’emergenza.

Successivamente alle attività di allontanamento dei nuclei, viene avviata la rimozione dei moduli abitativi liberati e la pulizia e la bonifica dei luoghi. Le attività per superare e chiudere il campo di Castel Romano sono state avviate da tempo. L’emergenza Covid ha influito sulla tempistica delle operazioni: la normativa nazionale, infatti, prevedeva un blocco degli sgomberi fino al 31 dicembre 2020.

Corrotti (Lega): “Le famiglie rom in alloggi popolari a discapito di quelle già in graduatoria”

“Dopo anni di annunci e soldi dei cittadini investiti in un piano Rom inefficace, vediamo finalmente lo sgombero del campo rom di Castel Romano”, si legge in una nota diffusa da Laura Corrotti, consigliere Lega in Regione Lazio e responsabile regionale Lega del Dipartimento Politiche Sociali.

“Ora le famiglie rom saranno sistemate in alloggi popolari a discapito delle migliaia di famiglie in attesa in graduatoria, grazie ad una legge regionale voluta dal Pd e dal Movimento 5 Stelle”, attacca Corrotti.

Con che coraggio la Sindaca criticherà l’operato di Zingaretti in Regione Lazio e l’alleanza con il Pd del suo partito regionale se proprio grazie ad essa è riuscita a raggiungere, dopo cinque anni, un minimo obiettivo nella risoluzione delle problematiche dei campi rom?”, conclude.

Politi (Lega): “Raggi affronti le vere emergenze di Roma”

“Assurdo che il Sindaco rivendichi di aver dato le case popolari ai nomadi senza aver affrontato nessuna vera emergenza della città”. Lo dichiara in una nota, Maurizio Politi capogruppo Lega in Assemblea Capitolina.

“Non parliamo poi delle vuote parole di Ferrara – prosegue Politi -, la cui presenza politica è limitata all’essere megafono delle iniziative sconclusionate della Raggi, dovrebbe riprendere fiato e spiegare come lo sgombero di trenta persone possa contribuire a risolvere le emergenze sistematiche di un campo nomadi enorme.

Una volta che ha chiarito questo passaggio – conclude Politi -, ci spieghi cosa ha fatto questa amministrazione, o quel che ne resta, per risolvere la vicenda nomadi, visto che il Sindaco è in carica da praticamente 5 anni e non ci pare proprio si sia distinto in alcun modo sull’argomento. Presto cambieremo rotta: si aiuta che ne ha diritto e si persegue chi nulla aggiunge al bene della comunità”.

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