Abusi sui chierichetti del Papa, i teste: “Un processo frutto di una vendetta”

14 aprile 2021 | 20:48
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Abusi sui chierichetti del Papa, i teste: “Un processo frutto di una vendetta”

L’attuale rettore: “Nessuno, nessuno, né vescovi, né sacerdoti, preseminaristi o donne di servizio hanno mai accennato problemi sessuali”

Città del Vaticano – Un processo frutto di una vendetta: è quello che sostengono i teste ascoltati oggi dal Tribunale vaticano nell’ambito del processo sui presunti abusi ai cosiddetti “chierichetti del Papa” (leggi qui). Una vendetta dell’ex allievo polacco del Preseminario che era stato mandato via a causa dei suoi comportamenti.

“Aveva meditato una vendetta profonda”, “se l’era legata al dito, aveva promesso di vendicarsi in tutti i modi e purtroppo l’ha fatto”, ha detto ai giudici il testimone don Angelo Magistrelli, responsabile dell’Opera don Folci dalla quale dipende il Preseminario San Pio X.

L’ex studente polacco è di fatto colui che fa scoppiare, nel 2017, il caso sui media. Ma anche l’ex preside del liceo Sant’Apollinare (la scuola frequentata da chi vive nel Preseminario vaticano, ndr.), don Enzo Pacelli, punta i fari su quell’ex allievo affermando che “era un po’ psicopatico, stava sempre sulle sue, non era un ragazzo solare”. Il giovane polacco, lo ricordiamo, non è la vittima in questo processo, ma un testimone, ed era stato sentito nell’udienza precedente del 26 marzo (leggi qui). In quell’occasione disse di aver assistito a “decine di abusi”.

Tra i teste ascoltati oggi dal Tribunale di Oltretevere anche don Luigi Portarulo, ex allievo del Preseminario e, una volta diventato sacerdote, ex vicerettore dello stesso. Come don Magistrelli e don Pacelli nega di aver mai sentito di presunti abusi al San Pio X. “Assolutamente no”, risponde deciso.

La deposizione di don Magistrelli

Don Magistrelli, che prima dell’inizio dell’udienza si è lamentato della presenza di alcuni giornalisti, ha confermato le due dichiarazioni rese al termine della investigatio previa disposta dal vescovo di Como, Diego Coletti, il 13 febbraio 2018, e dal Promotore di Giustizia il 21 febbraio 2018.

Magistrelli frequentava spesso il Preseminario, dove era in contatto diretto con i ragazzi. Dice però di non essere mai venuto a conoscenza di abusi nel periodo 2006-2012, ma di aver appreso tali notizie solo successivamente e principalmente dai media. “Nessuno, nessuno, né vescovi, né sacerdoti, preseminaristi o donne di servizio hanno mai accennato problemi sessuali”.

Nel 2013 fu informato dall’allora rettore, Enrico Radice, dell’esistenza di una lettera anonima indirizzata al Papa in cui lo stesso Radice veniva accusato di pedofilia e don Gabriele Martinelli di atti omosessuali nei confronti di altri compagni coetanei. Radice era stato informato della lettera dal cardinale Angelo Comastri: “Don Enrico telefonò una sera molto angosciato, piangeva… Partimmo per Roma insieme ad altri membri dell’Opera Don Folci per dargli confronto. L’incontro avvenne nella casa Bonus Pastor. Radice ci disse che era stato contattato dalla Segreteria di Stato per verificare i contenuti della lettera. Lasciammo che fosse lui a gestire tutta la situazione”. Magistrelli dice poi di non aver mai parlato direttamente con la Segreteria di Stato, pur avendo garantito “tutta la disponibilità” a collaborare.

Nel luglio 2013, l’allora vescovo di Como Coletti, che aveva ricevuto anch’egli la lettera anonima in questione, aveva incaricato Magistrelli di redigere una relazione sula missiva. In un primo momento, l’attuale rettore aveva pensato che queste lettere – considerata anche la tempistica – fossero il frutto di una frattura interna al Preseminario provocata dal “gruppo dell’Aquila”, ovvero due sacerdoti aquilani entrati nel San Pio X che caldeggiavano il progetto di un ampliamento dell’istituto a giovani universitari. Un progetto naufragato dopo che il cardinale Comastri espresse la sua contrarietà: “Comastri disse che era meglio non procedere trattandosi di sacerdoti in rotta di collisione col proprio vescovo, che usano voi per andare via dalla diocesi ed entrare in Vaticano. Al Consiglio dell’Opera Don Folci dissi ‘il cardinale non vuole’, andammo a Roma per incontrare i protagonisti”.

Durante la riunione ci furono “forti grida” da parte dei sacerdoti contro monsignor Radice, accusato di aver fatto fallire il progetto. Dopo quella riunione le piccole tensioni presenti nella équipe educativa del Preseminario sono diventati veri e propri “ostacoli”, anche perché il progetto di ampliamento dell’istituto era fortemente sostenuto dall’allora vicerettore don Ambrogio Marinoni e dal padre spirituale don Marco Granoli (morto lo scorso anno per Covid). “I contrasti sono stati così forti che il Consiglio dell’Opera Don Folci ha deciso di cambiare la direzione del Preseminario, e subentrò dopo un anno come rettore don Bruno Moneta”.

Magistrelli ha scoperto solo tempo dopo che a scrivere la lettera anonima al Papa era stato un ex alunno del Preseminario, studente nella struttura per un solo anno. Lo stesso ragazzo lo aveva ammesso durante la sua testimonianza nel processo.

Magistrelli ha detto di aver “sofferto tantissimo” per le trasmissioni tv sul caso del Preseminario nel 2017: “Volevamo evitare i risvolti verso gli adolescenti ancora presenti che si sono sentiti violentati dalla non verità, dalla cattiveria. Anche molti genitori ci hanno scritto e io stesso scrissi al Papa per dire: ‘Vogliamo la verità, siamo i primi ad essere infangati. Vogliamo prove sincere, testimoni certi!'”.

Dopo quel clamore, ci fu una riunione interna con la Segreteria di Stato: presenti l’allora sostituto Giovanni Angelo Becciu, l’ex capo della Gendarmeria Domenico Giani, il comandante delle Guardie svizzere. “Ci chiesero cosa volevamo fare perché c’erano tutte le condizioni per procedere ad una causa civile per danni”. Fu Martinelli però a bloccare ogni denuncia: “Noi – ha detto Magistrelli – eravamo pronti a denunciare, ma don Gabriele disse: ‘Non ho fatto nulla, ma non me la sento di denunciare nessuno’. Su di lui sono state dette falsità incredibili, che era un prete pedofilo quando invece era coetaneo degli altri ragazzi. Non ha voluto però denunciare. Intuii che il vescovo aveva suggerito di non esporsi”.

L’attuale rettore del Preseminario si è poi soffermato a lungo sul giovane polacco espulso dall’istituto che al momento sarebbe l’unico testimone oculare degli abusi compiuti da Martinelli sulla presunta vittima: “Era un personaggio complesso”. In particolare, il sacerdote ha fornito dettagli sulla fuga del ragazzo nel 2013 a Treviso per andare a trovare un altro ragazzo “al quale era legato affettivamente”.

La mamma di questo inviò al rettore un sms del polacco dove c’era scritto: “Se non mi lasci vedere tuo figlio mi ammazzo, perché non posso vivere senza di lui”. I superiori interpellarono la Polizia ferroviaria che individuò il ragazzo e lo riportò a Roma. Fu anche avvertito il padre che partì dalla Polonia. “Radice si intenerì”, ha detto Magistrelli, e offrì al giovane polacco il suo “perdono” riammettendolo nel Preseminario, obbligandolo però a sottoscrivere un documento in dieci punti in italiano e polacco in cui si impegnava a rispettare alcune regole, come un dialogo schietto e sereno col rettore e una migliore integrazione nella comunità.

“Alla fine di quell’anno però nessuno dei dieci punti fu rispettato e allora il ragazzo fu allontanato. Fui io – ha detto Magistrelli – a chiedere a Radice di dimetterlo. Ci fu una telefonata e uno scambio epistolare, il polacco si sentiva offeso di essere stato dimesso in modo indegno e diceva di avere il diritto di restare per finire gli studi. Gli spiegai che per i suoi comportamenti non poteva essere più riammesso. Se l’è legata al dito e ha promesso di vendicarsi. Infatti è successo il finimondo, una vendetta feroce che ha portato il polacco fino a Mediaset”.

Il rettore ha affermato che il Preseminario vive negli ultimi quattro anni il suo periodo d’oro: “Più le trasmissioni parlavano male di noi, più ricevevamo richieste. Il Preseminario non è mai stato così florido: al momento abbiamo 16 adolescenti, 10 universitari ed una équipe educativa bellissima”.

Le parole di don Pacelli

“Non c’era nessuna differenza tra i ragazzi del Preseminario e gli altri di Roma che frequentavano la scuola” dice don Enzo Pacelli, ex preside del Sant’Apollinare nel suo interrogatorio. E sul polacco: “Lo avevo rimproverato perché contestava un insegnante di religione, aveva un atteggiamento polemico, gli chiesi di smetterla. Aveva un atteggiamento chiuso, parlava con una-due persone”.

Davanti al promotore di Giustizia il 6 marzo 2018 don Pacelli aveva detto che “il giovane polacco ha tendenze da psicopatico, una fragilità di carattere, è inadatto a proseguire il percorso del Preseminario”. Alla domanda di un giudice a latere se confermasse quei termini pesanti, ha risposto: “Sì, era un po’ psicopatico nel senso che era chiuso, sempre sulle sue, non un ragazzo solare”.

Pacelli ha detto di non aver mai ricevuto denunce di ragazzi su abusi da parte di Martinelli. E sulla presunta vittima  ha aggiunto: “Era un ragazzo senza infamia e senza lode. Nel primo quadrimestre aveva sempre qualche insufficienza che poi recuperava nel secondo”.

La posizione di don Portarulo

Don Luigi Portarulo (classe 1987), ex allievo del Preseminario e poi da sacerdote vicerettore del Preseminario, ha detto invece che Martinelli “aveva un carattere forte, era determinato, e che cercava di svolgere i servizi migliori nella liturgia che amava molto. Era giusto visto la sua esperienza”.

Portarulo ha parlato di Martinelli sempre e solo in collegamento con don Francesco Vicini, anche lui oggi sacerdote e vicerettore, allora compagno di Preseminario di Martinelli. “Avevano gli stessi compiti e prerogative, nessuno predominava sull’altro”.

I turni dei chierichetti per le cerimonie in basilica, ha aggiunto il giovane prete, “li faceva sempre il rettore. Io o Gabriele o Francesco (Vicini) lo aiutavamo come assistenti a scriverli perché don Radice non sapeva usare il computer”. Su don Radice ha confermato che “era sempre presente, quando un ragazzo aveva un problema era sempre disponibile ad ascoltare, con la porta del suo studio sempre aperta”. Alla domanda se avesse mai avuto notizie o confidenze sui presunti abusi, ha risposto: “Assolutamente no. Non c’era nulla di anomalo”.

La prossima udienza è fissata al 27 aprile per sentire altri due testi don Francesco Vicini, attuale vicerettore, allievo negli stessi anni di Martinelli, e il responsabile dei servizi della Basilica di San Pietro. Dopo loro restano da ascoltare, in udienze successive, altri dieci testimoni (più due che non erano previsti ma che il Tribunale vaticano vorrebbe convocare). Nel decidere la data della prossima udienza il Promotore di Giustizia ha ricordato che in quei giorni “c’è Moneyval” (la plenaria che deve pronunciarsi sullo stato di avanzamento delle riforme del Vaticano, come era stato annunciato ad ottobre). Non si preannunciano dunque tempi rapidi per una sentenza.

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