Il Fatto

Dopo la rissa all’Axa scatta la spedizione punitiva: due ragazzi sequestrati e pestati dal branco

11 giugno 2021 | 13:35
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Sotto ricatto uno dei due giovani, dopo essere stato picchiato con una mazza ferrata, è stato costretto ad aprire la porta di casa dove è stato derubato dei suoi averi

Ostia – Prima la rissa nel centro commerciale, poi la spedizione punitiva per vendetta. Per questo motivo gli agenti della Polizia di Stato del X Distretto Lido hanno dato esecuzione alla misura di custodia cautelare in carcere nei confronti di 6 persone (leggi qui). Provvedimento emesso dal Tribunale di Roma sezione GIP per i reati di rapina in concorso, lesioni, sequestro di persona ed estorsione in danno a due stranieri residenti in Italia.

La vicenda

Tutto ha avuto inizio nel corso di una rissa, per futili motivi, avvenuta presso il centro commerciale Eschilo. Dopo la violenza, uno degli indagati, aiutato da alcuni amici, del tutto estranei alla rissa – ma tutti con precedenti penali -, ha organizzato una spedizione punitiva nei confronti dei contendenti, riuscendo a rintracciarne due.

Prima è stato rintracciato uno dei due fuggitivi, attirato con l’inganno ad un appuntamento da un amico infedele che, invece di presentarsi, ha fatto giungere il gruppo dei violenti. Successivamente, la stessa vittima è stata costretta, sotto minaccia, a tradire l’altro ragazzo ricercato dal branco, consegnandolo al gruppo con un appuntamento telefonico.

Quest’ultimo, riconosciuto dall’organizzatore della spedizione punitiva come uno dei ragazzi della rissa, è stato picchiato ripetutamente con una mazza ferrata. Poi è stato costretto ad aprirgli la porta di casa e derubato. Successivamente, sotto ricatto, sempre con violenza, è stato portato a un bancoposta ed obbligato a prevelare del denaro contante. Soltanto il mancato funzionamento del bancoposta ha impedito che si concretizzasse l’operazione di sportello automatico, anche se le telecamere di sorveglianza riprendevano perfettamente la scena.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.
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