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Disabile uccisa a Tor San Lorenzo, il figlio indagato della morte in silenzio davanti al Giudice

6 ottobre 2021 | 12:06
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Disabile uccisa a Tor San Lorenzo, il figlio indagato della morte in silenzio davanti al Giudice

Ieri l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Velletri

Ardea – E’ comparso ieri davanti al Giudice delle indagini preliminari del tribunale di Velletri Giuseppe Boccarrato, per l’interrogatorio di garanzia Fabrizio Rocchi indagato per l’omicidio della mamma, la 68enne di Ardea Graziella Bartolotta, trovata cadavere nella sua villetta del residence Verdemare il 28 settembre scorso.

Rocchi, difeso dagli avvocati Michele Natale e Daniele Sormanti ha scelto di restare in silenzio davanti al magistrato. Eppure la posizione dell’uomo dalle risultanze investigative si sarebbe aggravata a seguito dell’esame autoptico svolto sulla salma della 68enne disabile. Sotto le unghie della donna sarebbero state trovate tracce di dna dell’indagato. Un rinvenimento che ha indotto gli investigatori a ritenere che la pensionata, uccisa con più colpi alla testa, si sia difesa.

Resta ancora l’incognita sull’arma utilizzata. Nessuna traccia, da parte degli investigatori, di un corpo contundente che sia corrispondente alle ferite riscontrate dal medico legale incaricato dal sostituto procuratore che coordina le indagini – ieri presente in aula per l’interrogatorio – Vincenzo Bufano. Si tratterebbe di un oggetto cilindrico di circa quindici centimetri di diametro.

L’idea degli inquirenti, ancora da verificare, è che quella busta nera immortalata dalle telecamere di videosorveglianza nel momento in cui Rocchi usciva di casa per andare a lavoro potesse contenere l’arma del delitto.

La Procura ha comunque ritenuto in base ai gravi, precisi, plurimi e concordanti indizi di colpevolezza raccolti di chiedere l’applicazione della misura restrittiva dell’indagato il quale, su disposizione del giudice, è stato ristretto in carcere il 2 ottobre scorso (leggi qui).

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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