Il Papa: “La fede non è un ‘devo-faccio-ottengo’, è questione di libertà e di amore”

10 ottobre 2021 | 14:14
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Il Papa: “La fede non è un ‘devo-faccio-ottengo’, è questione di libertà e di amore”

Il Pontefice all’Angelus: “La fede non è un rapporto commerciale con Dio e non può limitarsi ai precetti e ai no, perché la vita cristiana è un sì, un sì d’amore”

Città del Vaticano – La fede non è “faccio qualcosa per ottenere quel che mi serve”, non è “un rapporto commerciale con Dio, un do ut des”. Al contrario, “la fede è questione di libertà, è questione di amore”.

A dirlo è Papa Francesco durante la preghiera domenicale dell’Angelus. Affacciatosi su una piazza San Pietro gremita di fedeli dopo aver aperto il Sinodo dei Vescovi con una messa solenne nella basilica di San Pietro (leggi qui), il Pontefice spiega ai tanti pellegrini l’odierna pagina del Vangelo, che racconta l’incontro di Gesù con il “giovane ricco” (cfr Mt 19,20-22); un brano che, secondo Bergoglio, “ci permette di fare un test sulla fede”. Infatti, “quel tale esordisce con una domanda: ‘Che cosa devo fare per avere la vita eterna?’ (v. 17). Notiamo i verbi che utilizza: dover fare – per avere”.

“Ecco un primo test: che cos’è per me la fede? Se è principalmente un dovere o una moneta di scambio, siamo fuori strada, perché la salvezza è un dono e non un dovere, è gratuita e non si può comprare – spiega Francesco -. La prima cosa da fare è liberarci di una fede commerciale e meccanica, che insinua l’immagine falsa di un Dio contabile. E tante volte nella vita possiamo vivere questo rapporto di fede ‘commerciale’: io faccio questo perché Dio mi dia questo”.

In un secondo passaggio, Gesù “aiuta quel tale offrendogli il volto vero di Dio. Infatti – dice il testo – ‘fissò lo sguardo su di lui’ e ‘lo amò’ (v. 21): questo è Dio! Ecco da dove nasce e rinasce la fede: non da un dovere, non da qualcosa da fare o pagare, ma da uno sguardo di amore da accogliere”.

“La vita cristiana diventa bella – sottolinea il Papa -, se non si basa sulle nostre capacità e sui nostri progetti, ma si basa sullo sguardo di Dio. La tua fede, la mia fede è stanca? Vuoi rinvigorirla? Cerca lo sguardo di Dio: mettiti in adorazione, lasciati perdonare nella Confessione, stai davanti al Crocifisso. Insomma, lasciati amare da Lui. Questo è l’inizio della fede: lasciarsi amare da Lui, che è padre”.

Quello che manca però a quell’uomo è “il dono, la gratuità”: “Va’, vendi quello che hai, dallo ai poveri”, dice Gesù nel Vangelo odierno. Ma “è quello che forse manca anche a noi. Spesso facciamo il minimo indispensabile, mentre Gesù ci invita al massimo possibile. Quante volte ci accontentiamo dei doveri – i precetti, qualche preghiera e tante cose così – mentre Dio, che ci dà la vita, ci domanda slanci di vita! Nel Vangelo di oggi si vede bene questo passaggio dal dovere al dono; Gesù inizia ricordando i comandamenti e arriva alla proposta positiva: ‘Va’, vendi, dona, seguimi!’ (cfr v. 21). La fede non può limitarsi ai no, perché la vita cristiana è un sì, un sì d’amore”.

“Una fede senza dono, senza gratuità, è una fede incompleta, debole, ammalata. Potremmo paragonarla a un cibo ricco e nutriente a cui però manca sapore. Oggi possiamo domandarci: ‘A che punto sta la mia fede? La vivo come una cosa meccanica, come un rapporto di dovere o di interesse con Dio? Mi ricordo di alimentarla lasciandomi guardare e amare da Gesù?'”, conclude il Pontefice, il cui pensiero, dopo la benedizione, va ai nuovi beati.

“Ieri, a Napoli, è stata beatificata Maria Lorenza Longo, sposa e madre di famiglia del secolo XVI. Rimasta vedova, fondò a Napoli l’Ospedale degli Incurabili e le Clarisse Cappuccine. Donna di grande fede e di intensa vita di preghiera, si prodigò per le necessità dei poveri e dei sofferenti – racconta Francesco -. Oggi poi, a Tropea, in Calabria, è stato beatificato don Francesco Mottola, fondatore degli Oblati e delle Oblate del Sacro Cuore, morto nel 1969. Pastore zelante e instancabile annunciatore del Vangelo, fu testimone esemplare di un sacerdozio vissuto nella carità e nella contemplazione. Un applauso per questi nuovi Beati!”.

E nella Giornata Mondiale della Salute Mentale il Papa ricorda “i fratelli e le sorelle affetti da disturbi mentali e anche le vittime, spesso giovani, di suicidio. Preghiamo per loro e per le loro famiglie, affinché non vengano lasciati soli né discriminati, ma accolti e sostenuti”. Quindi, l’immancabile saluto: “A tutti auguro una buona domenica. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!”.

(Il Faro online) Foto © Vatican Media – Clicca qui per leggere tutte le notizie di Papa & Vaticano
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