“Sta per dimettersi”. La (vecchia) fake news su Papa Francesco torna alla ribalta sui social

6 giugno 2022 | 19:00
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“Sta per dimettersi”. La (vecchia) fake news su Papa Francesco torna alla ribalta sui social

Voci su una presunta “rinuncia” da parte di Bergoglio al ministero petrino si rincorrono in queste ore dopo l’annuncio di una visita lampo in Abruzzo

Città del Vaticano – L’annuncio di una visita lampo di Papa Francesco in Abruzzo (leggi qui) fa tornare alla ribalta sui social una (vecchia) fake news secondo la quale sarebbero imminenti le dimissioni del Pontefice argentino, che copierebbe, in tutto, il suo predecessore.

La chiave di lettura sta nel luogo che Bergoglio visiterà a fine agosto: la basilica di Collemaggio. Fondata nel 1288 per volere di Pietro da Morrone, qui incoronato Papa con il nome di Celestino V (che rinunciò al ruolo di Vicario di Cristo dopo appena quattro mesi di Pontificato) il 29 agosto 1294, è sede di un giubileo annuale, il primo della storia, e noto con il nome di Perdonanza Celestiniana.

Francesco, che ha fatto del concetto di misericordia uno dei pilastri del suo pontificato, va dunque nella celebre basilica per aprire la Porta Santa della basilica che custodisce al suo interno le spoglie del Pontefice che la volle realizzare alla fine del 1200.

Nel 2009, a pochi giorni dal terremoto che distrusse L’Aquila, Benedetto XVI si recò in preghiera nelle zone colpite dal sisma, per portare la sua vicinanza alle famiglie delle 309 vittime e far sentire il sostengo (suo e di tutta la Chiesa) ai cittadini aquilani. Nell’occasione, Raztinger visitò anche la basilica di Collemaggio, quasi completamente rasa al suolo dalla furia della natura, entrando dalla Porta Santa. Il Papa tedesco ha quindi venerato l’urna di Celestino V, deponendovi come omaggio il Pallio (ovvero la striscia di lana bianca che gli arcivescovi indossano durante le celebrazioni liturgiche come segno di pastore che tiene sulle spalle le pecore) che gli è stato imposto nella celebrazione di inizio del Pontificato.

Va fatta una precisazione: Celestino è stato il sesto, dopo Clemente I, Ponziano, Silverio, Benedetto IX e Gregorio VI a rinunciare al ministero petrino. Dopo di lui Gregorio XII e Benedetto XVI. A distanza di anni, qualcuno ha visto nel gesto di Papa Ratzinger un segno premonitore delle sue “dimissioni” (termine tecnicamente errato poiché, essendo quella dello Stato della Città del Vaticano una monarchia assoluta, è più corretto parlare di abdicazione). Anche se viene difficile pensare che Benedetto XVI riflettesse già su un addio al ruolo di capo della Chiesa cattolica già quattro anni prima dell’annuncio ufficiale.

L’ex direttore dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, in un editoriale di prima pagina intitolato “Il futuro di Dio”, che accompagna l’apertura proprio sull’addio al pontificato di Benedetto XVI proprio dell’11 febbraio 2013, scrisse che la decisione era stata presa “da molti mesi, dopo il viaggio in Messico e a Cuba, in un riserbo che nessuno ha potuto infrangere” (il viaggio del Papa a Cuba e Messico si svolse poco meno di un anno prima della declaratio fatta ai cardinali, dal 23 al 29 marzo 2012).

Il sillogismo per cui Papa Francesco va a Collemaggio e poi si dimette non ha dunque senso. Né, tanto meno, precedenti. E’ vero che il problema al ginocchio continua a dargli problemi (le uscite in carrozzina o col bastone e la decisione di far presiedere le celebrazioni al cardinal Re ne sono la conferma), ma la sua volontà di restare al timone della barca di Pietro è evidente: gli imminenti viaggi in Africa e in Canada, il probabile viaggio in Kazakistan per incontrare Kirill, l’impegno diplomatico per fermare il conflitto nell’est Europa ne sono la prova. E ci sono anche le sue parole a testimoniarlo. Solo pochi mesi fa, in un’intervista a una radio spagnola aveva detto: “Dimettermi? Non mi è nemmeno passato per la mente, non so dove hanno preso che stavo per presentare le mie dimissioni! Quando un Papa è malato, si alza sempre un vento o un uragano di Conclave”.

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