Violenze dei cattolici sugli indigeni canadesi, il mea culpa del Papa: “Qui la Chiesa ha fallito”

28 luglio 2022 | 19:30
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Violenze dei cattolici sugli indigeni canadesi, il mea culpa del Papa: “Qui la Chiesa ha fallito”
Violenze dei cattolici sugli indigeni canadesi, il mea culpa del Papa: “Qui la Chiesa ha fallito”
Violenze dei cattolici sugli indigeni canadesi, il mea culpa del Papa: “Qui la Chiesa ha fallito”
Violenze dei cattolici sugli indigeni canadesi, il mea culpa del Papa: “Qui la Chiesa ha fallito”
Violenze dei cattolici sugli indigeni canadesi, il mea culpa del Papa: “Qui la Chiesa ha fallito”
Violenze dei cattolici sugli indigeni canadesi, il mea culpa del Papa: “Qui la Chiesa ha fallito”

Nel Santuario di Sant’Anna, a Quebec, l’inizio della messa è segnato dalla protesta degli indigeni che chiedono l’abolizione della Dottrina della Scoperta. Il Pontefice: “Avvertiamo il peso del fallimento della Chiesa”

Quebec – “Che cosa è successo? Perché è successo? Come è potuto succedere? Sono gli interrogativi scottanti che questa Chiesa pellegrina in Canada sta facendo risuonare nel suo cuore in un faticoso cammino di guarigione e di riconciliazione. Anche noi, dinanzi allo scandalo del male e al Corpo di Cristo ferito nella carne dei nostri fratelli indigeni, siamo piombati nell’amarezza e avvertiamo il peso del fallimento”.

Nel quinto giorno di Viaggio Apostolico in Canada, Papa Francesco celebra messa nel Santuario di Sant’Anna, a Quebec e rinnova il mea culpa per le violenze subite dagli indigeni da parte dei cattolici. Tra i banchi anche il primo ministro Trudeau e centinaia di indigeni con indosso copricapo di piume e i propri abiti tradizionali. Al suo arrivo in papamobile, il Pontefice si concede un bagno di folla nella piazza antistante il santuario prima di entrare in chiesa e iniziare il rito. Francesco arriva in presbiterio seduto sulla sedia a rotelle ma quello che salta subito agli occhi è la “protesta” di alcuni indigeni che espongono uno striscione con la scritta “Cancella la Dottrina” (leggi qui).

La sicurezza li allontana e il Santo Padre non ne fa alcun accenno nell’omelia, pronunciata in spagnolo e tradotta in lingua inglese per i presenti. Il Papa parla esplicitamente del “fallimento” della Chiesa in Canada. Ma, come i discepoli di Emmaus, è ora di compiere un percorso di riconciliazione che riporti “la speranza”.

“Pur essendo la comunità del Risorto, può trovarsi a vagare smarrita e delusa dinanzi allo scandalo del male e alla violenza del Calvario. Essa allora non può fare altro che stringere tra le mani il senso del fallimento e chiedersi: che cosa è successo? Perché è successo? Come è potuto succedere?”, si domanda Bergoglio, aggiungendo: “Fratelli e sorelle, sono le domande che ciascuno di noi pone a sé stesso; e sono anche gli interrogativi scottanti che questa Chiesa pellegrina in Canada sta facendo risuonare nel suo cuore in un faticoso cammino di guarigione e di riconciliazione. Anche noi, dinanzi allo scandalo del male e al Corpo di Cristo ferito nella carne dei nostri fratelli indigeni, siamo piombati nell’amarezza e avvertiamo il peso del fallimento”.

Permettetemi allora di accompagnarvi come Chiesa in queste domande che nascono dal cuore pieno di dolore: perché è accaduto tutto questo? Come ciò è potuto avvenire nella comunità di coloro che seguono Gesù?

Francesco mette poi in guardia dalla “tentazione della fuga”: “Fuggire, fare la strada all’indietro, scappare dal luogo dove i fatti sono avvenuti, tentare di rimuoverli, cercare un ‘posto tranquillo’ pur di dimenticarli. Non c’è cosa peggiore, dinanzi ai fallimenti della vita, che quella di fuggire per non affrontarli. È una tentazione del nemico, che minaccia il nostro cammino spirituale e il cammino della Chiesa: vuole farci credere che quel fallimento sia ormai definitivo, vuole paralizzarci nell’amarezza e nella tristezza, convincerci che non c’è più niente da fare e che quindi non vale la pena di trovare una strada per ricominciare”.

Invece, fa notare il Papa, “il Vangelo ci rivela che proprio nelle situazioni di delusione e di dolore, proprio quando sperimentiamo attoniti la violenza del male e la vergogna della colpa, quando il fiume della nostra vita si inaridisce nel peccato e nel fallimento, quando spogliati di tutto ci sembra di non avere più nulla, proprio lì il Signore ci viene incontro e cammina con noi”.

Il Papa ricorda quindi la storia che ha interessato il terreno sul quale è costruito il Santuario di Sant’Anna, tra i più importanti del Canada: “Su questo stesso terreno vi furono in precedenza tre templi; e vi furono coloro che non fuggirono davanti alle difficoltà, tornarono a sognare malgrado gli errori propri e altrui; non si lasciarono vincere dal devastante incendio di cent’anni fa e, con coraggio e creatività, costruirono questo tempio. E quanti condividono l’Eucaristia dalle vicine Pianure di Abramo, possono pure percepire l’animo di quelli che non si lasciarono prendere in ostaggio dall’odio della guerra, dalla distruzione e dal dolore, ma seppero nuovamente progettare una città e un paese”.

Poi, un nuovo elogio della donna: “In questa Basilica, dove ricordiamo la madre della Vergine Maria, e in cui si trova anche la cripta dedicata all’Immacolata Concezione, non possiamo che evidenziare il ruolo che Dio ha voluto dare alla donna nel suo piano di salvezza. Sant’Anna, la Santissima Vergine Maria, le donne del mattino di Pasqua ci indicano una nuova via di riconciliazione: la tenerezza materna di tante donne ci può accompagnare – come Chiesa – verso tempi nuovamente fecondi, in cui possiamo lasciare alle spalle tanta sterilità e tanta morte, e rimettere al centro Gesù, il Crocifisso Risorto”.

Infine, una preghiera: “Signore Gesù, nostra via, nostra forza e consolazione, ci rivolgiamo a Te come i discepoli di Emmaus: ‘Resta con noi, Signore, perché si fa sera’ (Lc 24,29). Resta con noi, Signore, quando tramonta la speranza e scende oscura la notte della delusione. Resta con noi perché con Te, Gesù, la direzione del cammino cambia marcia e dai vicoli ciechi della sfiducia rinasce lo stupore della gioia. Resta con noi, Signore, perché con Te la notte del dolore si cambia nel mattino radioso della vita. Semplicemente diciamo: resta con noi, Signore, perché se Tu cammini al nostro fianco il fallimento si apre alla speranza di una vita nuova. Amen”.

La visita al centro anziani malati di Aids e affetti da dipendenze

Lungo la strada di ritorno a Quebec dal Santuario di Sainte-Anne-de-Beaupré, Papa Francesco si è poi fermato ad incontrare gli ospiti del centro di accoglienza e spiritualità Fraternité St Alphonse. Accolto nel giardino della struttura dagli ospiti permanenti e da coloro che frequentano abitualmente il centro, in totale circa 50 persone, tra cui anziani, persone che soffrono di varie dipendenze e malati di Hiv/Aids, e dal direttore responsabile, il padre André Morency, il Papa si è intrattenuto informalmente con loro, ascoltando le loro storie e raccogliendo le loro preghiere. Al termine, nel salutarli, ha donato loro un’icona della vergine “Santissima Signora di Gerusalemme”.

(Il Faro online) Foto © Vatican Media – Clicca qui per leggere tutte le notizie di Papa & Vaticano
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