Il Papa a L’Aquila apre la Porta Santa di Collemaggio: “La pace si costruisce col perdono”

28 agosto 2022 | 15:29
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Francesco è il primo Pontefice a presiedere il rito che dà il via alla Perdonanza. E, come il suo predecessore, si ferma in preghiera davanti al tomba di Celestino V, il primo Papa “dimissionario” della storia (oggi santo).

L’Aquila – Tre colpi di bastone d’ulivo del Getsemani e la Porta Santa della basilica di Collemaggio si spalanca, per la prima volta, davanti a un Papa. Francesco dà così inizio al Giubileo Celestiniano. In 728 edizione, è il primo Pontefice a farlo. Il Santo Padre, seguito dai vescovi, dai sacerdoti e dai fedeli, varca poi in sedia a rotelle il portone per fermarsi a pregare sulla tomba di Celestino V, il Primo pontefice ad avere rinunciato alla sua carica.

Il rito avviene, come da tradizione, al termine della celebrazione eucaristica. Una messa, quella presieduta dal Papa nel piazzale antistante la basilica, alla quale hanno preso parte migliaia di persone, aquilani e non, che accolgono il Pontefice con applausi e sventolando la bandiera bianco e gialla.

Il capoluogo abruzzese reca ancora i segni del sisma dell’aprile del 2009: il Papa lo sa, lo ha visto poco prima nel saluto ai famigliari delle vittime del terremoto (leggi qui). E nell’omelia i riferimenti a quel giorno tremendo non mancano. Bergoglio prende spunto da quell’evento: “Ognuno nella vita, senza per forza vivere un terremoto, può, per così dire, fare esperienza di un ‘terremoto dell’anima’, che lo mette in contatto con la propria fragilità, i propri limiti, la propria miseria. In questa esperienza si può perdere tutto, ma si può anche imparare la vera umiltà”.

A braccio racconta poi dell’atterraggio “difficoltoso” avvenuto in mattinata: “Era tutto scuro” e “non si poteva atterrare” per “la fitta nebbia, il pilota dell’elicottero girava, girava, girava alla fine ha visto un piccolo buco ed è entrato lì ed è riuscito. Un maestro. Ho pensato alla miseria – prosegue il Santo Padre -. Con la propria miseria succede lo stesso. Tante volte, guardando chi siamo, meno di niente, giriamo, giriamo. Ma il Signore fa un piccolo buco e ci dice: ‘Mettiti lì dentro, sono le piaghe del Signore’. Ed è lì la misericordia. Nella tua miseria c’è il buco che il Signore fa per poter entrare. Misericordia che viene della tua, nella mia, nella nostra miseria”.

“Cari fratelli e care sorelle, voi avete sofferto molto a causa del terremoto, e come popolo state provando a rialzarvi e a rimettervi in piedi. Ma chi ha sofferto deve poter fare tesoro della propria sofferenza, deve comprendere che nel buio sperimentato gli è stato fatto anche il dono di capire il dolore degli altri”, aggiunge il Pontefice. Che così continua rivolgendosi direttamente agli aquilani: “Voi potete custodire il dono della misericordia perché conoscete cosa significa perdere tutto, veder crollare ciò che si è costruito, lasciare ciò che vi era più caro, sentire lo strappo dell’assenza di chi si è amato. Voi potete custodire la misericordia perché avete fatto l’esperienza della miseria”.

Misericordia. Un concetto molto caro al Papa e molto importante per tutti gli esseri umani, oggi provati, in ogni parte del pianeta, dalla guerra: “Che questo tempio sia sempre luogo in cui ci si possa riconciliare, e sperimentare quella Grazia che ci rimette in piedi e ci dà un’altra possibilità. Sia un tempio del perdono, non solo una volta all’anno, ma sempre. È così, infatti, che si costruisce la pace, attraverso il perdono ricevuto e donato”. Francesco invita poi il capoluogo abruzzese a essere “davvero capitale di perdono. L’Aquila, da secoli, mantiene vivo il dono che proprio Papa Celestino V le ha lasciato. È il privilegio di ricordare a tutti che con la misericordia, e solo con essa, la vita di ogni uomo e di ogni donna può essere vissuta con gioia”.

Quindi l’invito ad abbracciare la “rivoluzione” del Vangelo e la libertà che ne deriva per far tacere le guerre nel mondo. “Troppe volte si pensa di valere – sottolinea – in base al posto che si occupa in questo mondo. L’uomo non è il posto che detiene, ma è la libertà di cui è capace e che manifesta pienamente quando occupa l’ultimo posto, o quando gli è riservato un posto sulla Croce. Il cristiano sa che la sua vita non è una carriera alla maniera di questo mondo, ma una carriera alla maniera di Cristo, che dirà di sé stesso di essere venuto per servire e non per essere servito”. E, col pensiero implicitamente rivolto verso l’Ucraina, avverte: “Finché non comprenderemo che la rivoluzione del Vangelo sta tutta in questo tipo di libertà, continueremo ad assistere a guerre, violenze e ingiustizie, che altro non sono che il sintomo esterno di una mancanza di libertà interiore. Lì dove non c’è libertà interiore, si fanno strada l’egoismo, l’individualismo, l’interesse, la sopraffazione”.

Il Papa a L’Aquila abbraccia i familiari delle vittime del terremoto

Infine, il ricordo di Celestino V, il Pontefice passato alla storia per la sua rinuncia. “Erroneamente ricordiamo la sua figuraì come ‘colui che fece il gran rifiuto’, secondo l’espressione di Dante nella Divina Commedia; ma Celestino V non è stato l’uomo del ‘no’, è stato l’uomo del ‘sì’. Infatti, non esiste altro modo di realizzare la volontà di Dio che assumendo la forza degli umili”. “Proprio perché sono tali, gli umili appaiono agli occhi degli uomini deboli e perdenti, ma in realtà sono i veri vincitori, perché sono gli unici che confidano completamente nel Signore e conoscono la sua volontà”, conclude il Pontefice che, dopo l’apertura della Porta Santa, sosta qualche minuto in preghiera davanti l’urna che contiene le spoglie di Celestino V. Su questo momento tanto si è speculato nei mesi scorsi ricordando come Benedetto XVI, nella sua visita del 2009, aveva lasciato, come omaggio, sulla tomba di Celestino V il pallio che gli era stato imposto ad inizio di pontificato. Un gesto che, per molti, aveva anticipato la sua decisione del 2013, quella di rinunciare al suo ruolo.

Che cos’è la Perdonanza Celestiniana

Il rito solenne della Perdonanza è l’indulgenza plenaria perpetua che Celestino V, la sera stessa della sua incoronazione a pontefice, concesse a tutti i fedeli di Cristo. Prima di salire al soglio pontificio, Pietro Angeleri, questo era il suo nome secolare, aveva trascorso molti anni di vita eremitica, in special modo in una grotta sul monte Morrone, sopra Sulmona, ricevendo dai suoi devoti l’appellativo di Pietro del Morrone. Con il rito dell’apertura della Porta Santa, Papa Francesco ha dato inizio alla 728esima Perdonanza Celestiniana, l’indulgenza plenaria che
Papa Celestino V ha concesso a quanti pentiti e confessati si recano nel luogo di culto dai vespri del 28 agosto a quelli del giorno dopo. Il 12 dicembre 2019, a Bogotà, l’Unesco ha riconosciuto la Perdonanza Celestiniana dell’Aquila Patrimonio culturale immateriale.

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