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Dal Bahrein l’ennesima stoccata del Papa a Kirill: “L’uomo religioso si oppone alla guerra e al riarmo”

4 novembre 2022 | 11:53
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Dal Bahrein l’ennesima stoccata del Papa a Kirill: “L’uomo religioso si oppone alla guerra e al riarmo”
Dal Bahrein l’ennesima stoccata del Papa a Kirill: “L’uomo religioso si oppone alla guerra e al riarmo”
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Dal Bahrein l’ennesima stoccata del Papa a Kirill: “L’uomo religioso si oppone alla guerra e al riarmo”
Dal Bahrein l’ennesima stoccata del Papa a Kirill: “L’uomo religioso si oppone alla guerra e al riarmo”

Il Pontefice chiude il Forum per il dialogo: “No alla logica dei blocchi contrapposti tra Oriente e Occidente”. E dalla massima autorità sunnita arriva un ‘apertura senza precedenti ai musulmani sciiti: “Incontriamoci a cuore aperto”

Awali – “L’uomo religioso, l’uomo di pace, si oppone alla corsa al riarmo, agli affari della guerra, al mercato della morte. Non asseconda ‘alleanze contro qualcuno’, ma vie d’incontro con tutti: senza cedere a relativismi o sincretismi di sorta, persegue una sola strada, quella della fraternità, del dialogo, della pace”.

Nel secondo giorno di Viaggio Apostolico in Bahrein, Papa Francesco lancia l’ennesima stoccata al Patriarca Kirill, rilanciando l’appello per la pace in Ucraina: “Se diversi potenti trattano tra di loro per interessi, denaro e strategie di potere, dimostriamo che un’altra via d’incontro è possibile. Possibile e necessaria, perché la forza, le armi e il denaro non coloreranno mai di pace il futuro. E qui rivolgo a tutti il mio accorato appello, perché si ponga fine alla guerra in Ucraina e si avviino seri negoziati di pace”.

L’appello arriva durante il discorso per la chiusura del “Bahrain Forum for Dialogue: East and West for Human Coexistence”. Un incontro al quale prendono parte anche il re del Bahrein, Hamad bin Isa bin Salman Al Khalifa, e il grande Imam di Al-Azhar, Ahmed Al-Tayyeb. E proprio dalla massima autorità sunnita arriva un ‘apertura senza precedenti ai musulmani sciiti. Al-Tayyeb, davanti al Pontefice, ha chiesto agli sciiti di incontrarsi “a cuore aperto”. “Rivolgo il mio appello ai miei fratelli, i giuristi musulmani di tutto il mondo, indipendentemente dalle loro sette e scuole, a tenere un dialogo ‘islamico-islamico’ serio, un dialogo a favore dell’unità, del riavvicinamento, un dialogo per la fratellanza religiosa e umana, in cui si respingono le cause della divisione, della sedizione e del conflitto settario e che si concentra sui punti di accordo e di incontro. Dovremmo perdonarci e scusarci a vicenda per le cose su cui non concordiamo, e per le conseguenze che da ciò derivano; dovremmo fermare i discorsi di odio, le provocazioni e le infedeltà, tenendo presente la necessità di superare i conflitti storici e contemporanei con tutti i loro problemi e sedimenti. Rivolgo questo invito a tutti, e in particolare ai nostri compagni musulmani sciiti. Sono pronto, insieme ai giuristi di massima autorità di Al-Azhar e al Consiglio degli anziani musulmani, a tenere un tale incontro con il cuore aperto e le mani tese. Sediamoci insieme allo stesso tavolo per superare le differenze e rafforzare la questione islamica e l’unità delle posizioni realistiche, che soddisfano gli scopi dell’Islam e della sua legge, e vietano ai musulmani di ascoltare gli appelli di divisione e discordia; e per guardarsi dal cadere nelle trappole che causano instabilità nelle nazioni, dall’uso della religione per raggiungere un fine etnico o settario, e dall’interferire negli affari interni per indebolire la sovranità degli stati o per usurparne le terre”.

Un concetto, ripreso poi anche dal Pontefice, che nel suo intervento ha denunciato: “Viviamo tempi in cui l’umanità, connessa come mai prima, risulta molto più divisa che unita. Ci troviamo affacciati su due mari dal sapore opposto: da una parte il mare calmo e dolce della convivenza comune, dall’altra quello amaro dell’indifferenza, funestato da scontri e agitato da venti di guerra, con le sue onde distruttrici sempre più tumultuose, che rischiano di travolgere tutti. E, purtroppo, Oriente e Occidente assomigliano sempre più a due mari contrapposti. Noi, invece, siamo qui insieme perché intendiamo navigare nello stesso mare, scegliendo la rotta dell’incontro anziché quella dello scontro”.

Un paradosso colpisce: mentre la maggior parte della popolazione mondiale si trova unita dalle stesse difficoltà, afflitta da gravi crisi alimentari, ecologiche e pandemiche, nonché da un’ingiustizia planetaria sempre più scandalosa, pochi potenti si concentrano in una lotta risoluta per interessi di parte, riesumando linguaggi obsoleti, ridisegnando zone d’influenza e blocchi contrapposti. Sembra così di assistere a uno scenario drammaticamente infantile: nel giardino dell’umanità, anziché curare l’insieme, si gioca con il fuoco, con missili e bombe, con armi che provocano pianto e morte, ricoprendo la casa comune di cenere e odio.

“Desideriamo che le liti tra Oriente e Occidente si ricompongano per il bene di tutti, senza distrarre l’attenzione da un altro divario in costante e drammatica crescita, quello tra Nord e Sud del mondo – l’auspicio del Pontefice -. L’emergere dei conflitti non faccia perdere di vista le tragedie latenti dell’umanità, come la catastrofe delle disuguaglianze, per cui la maggior parte delle persone che popolano la Terra sperimenta un’ingiustizia senza precedenti, la vergognosa piaga della fame e la sventura dei cambiamenti climatici, segno della mancanza di cura verso la casa comune”.

Cruciale, in queste battaglie, il ruolo della religione: “È nostro compito incoraggiare e aiutare l’umanità, tanto interdipendente quanto disconnessa, a navigare insieme”, dice il Papa lanciando un monito agli altri leader religiosi.

Il pericolo maggiore, sottolinea il Santo Padre, “non risiede nelle cose, nelle realtà materiali, nelle organizzazioni, ma nell’inclinazione dell’essere umano a chiudersi nell’immanenza del proprio io, del proprio gruppo, dei propri interessi meschini. Ecco perché la preghiera, l’apertura del cuore all’Altissimo è fondamentale per purificarci dall’egoismo, dalla chiusura, dall’autoreferenzialità, dalle falsità e dall’ingiustizia. Chi prega, riceve nel cuore la pace e non può che farsene testimone e messaggero; e invitare, anzitutto attraverso l’esempio, i propri simili a non diventare ostaggi di un paganesimo che riduce l’essere umano a ciò che vende, compra o con cui si diverte, ma a riscoprire la dignità infinita che ciascuno porta impressa”.

L’uomo religioso, l’uomo di pace è colui che, camminando con gli altri sulla terra, li invita, con dolcezza e rispetto, a elevare lo sguardo al Cielo. E porta nella sua preghiera, come incenso che sale verso l’Altissimo, le fatiche e le prove di tutti.

Ma, perché ciò possa avvenire, fa notare Papa Bergoglio, “una premessa è indispensabile: la libertà religiosa. Ma non è sufficiente concedere permissioni e riconoscere la libertà di culto, occorre raggiungere la vera libertà di religione. E non solo ogni società, ma ogni credo è chiamato a verificarsi su questo. È chiamato a chiedersi se costringe dall’esterno o libera dentro le creature di Dio; se aiuta l’uomo a respingere le rigidità, la chiusura e la violenza; se accresce nei credenti la vera libertà, che non è fare quel che pare e piace, ma disporsi al fine di bene per cui siamo stati creati”.

L’altra grande sfida riguarda l’educazione, poiché, come è scritto nella Dichiarazione del Regno del Bahrein, “l’ignoranza è nemica della pace”. “Se l’ignoranza è nemica della pace, l’educazione è amica dello sviluppo, purché sia un’istruzione veramente degna dell’uomo, essere dinamico e relazionale: dunque non rigida e monolitica, ma aperta alle sfide e sensibile ai cambiamenti culturali”. E soprattutto, non deve trattare le crisi come conflitti: una crisi, infatti, fa notare il Papa, “ci aiuta a pensare e a maturare. È infatti indegno della mente umana credere che le ragioni della forza prevalgano sulla forza della ragione. Così si educa la mente dell’uomo, alimentando la comprensione reciproca. Perché non basta dirsi tolleranti, occorre fare veramente spazio all’altro, dargli diritti e opportunità. È una mentalità che comincia con l’educazione e che le religioni sono chiamate a sostenere”.

In questa prospettiva, il Santo Padre sottolinea tre urgenze educative: in primo luogo “il riconoscimento della donna in ambito pubblico: l’educazione è la via per emanciparsi da retaggi storici e sociali contrari a quello spirito di solidarietà fraterna che deve caratterizzare chi adora Dio e ama il prossimo”. Il secondo è “la tutela dei diritti fondamentali dei bambini”, perché “essi crescano istruiti, assistiti, accompagnati, non destinati a vivere nei morsi della fame e nei rimorsi della violenza. Educhiamo, ed educhiamoci, a guardare le crisi, i problemi, le guerre, con gli occhi dei bambini: non è ingenuo buonismo, ma lungimirante sapienza, perché solo pensando a loro il progresso si specchierà nell’innocenza anziché nel profitto, e contribuirà a costruire un futuro a misura d’uomo”.

L’ultima delle sfide riguarda la guerra: “Quando si predicano odio, violenza e discordia si dissacra il nome di Dio”. “Chi è religioso – dice lanciando ancora una stoccata al Patriarca Kirill – rigetta questo, senza alcuna giustificazione. Con forza dice “no” alla bestemmia della guerra e all’uso della violenza. E traduce con coerenza, nella pratica, tali ‘no’. Perché non basta dire che una religione è pacifica, occorre condannare e isolare i violenti che ne abusano il nome”.

“E nemmeno è sufficiente prendere le distanze dall’intolleranza e dall’estremismo, bisogna agire in senso contrario – ammonisce concludendo il Pontefice -. Il Creatore ci invita ad agire, specialmente a favore di troppe sue creature che non trovano ancora abbastanza posto nelle agende dei potenti: poveri, nascituri, anziani, ammalati, migranti… Se noi, che crediamo nel Dio della misericordia, non prestiamo ascolto ai miseri e non diamo voce a chi non ha voce, chi lo farà? Stiamo dalla loro parte, adoperiamoci per soccorrere l’uomo ferito e provato!”.

Francesco, al termine del discorso, ha firmato il libro d’onore. Questo il suo messaggio del Pontefice: “Dal Regno del Bahrein, ’terra dei due mari’, prego l’Altissimo affinché, dal mare agitato dei conflitti, l’umanità approdi a quello pacifico della convivenza, seguendo la rotta dell’incontro e ritrovando la bussola della fraternità. Grazie per il vostro esempio”. Quindi il ritorno alla residenza papale per il pranzo. Nel pomeriggio il Pontefice si recherà nella moschea del Sakhir Royal Palace per l’incontro con il Muslim Council of Elders, quindi farà rotta verso la cattedrale di Nostra Signora d’Arabia per l’incontro ecumenico e Preghiera per la Pace (Foto © Vatican Media).

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