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Il Papa “scomunica” i venditori di armi: “Il mondo sta diventando un grande arsenale”

4 novembre 2022 | 18:51
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Il Papa “scomunica” i venditori di armi: “Il mondo sta diventando un grande arsenale”
Il Papa “scomunica” i venditori di armi: “Il mondo sta diventando un grande arsenale”
Il Papa “scomunica” i venditori di armi: “Il mondo sta diventando un grande arsenale”
Il Papa “scomunica” i venditori di armi: “Il mondo sta diventando un grande arsenale”
Il Papa “scomunica” i venditori di armi: “Il mondo sta diventando un grande arsenale”

Il Papa incontra il Muslim Council of Elders e invita le religioni a usare solo “la preghiera e la fraternità” come armi: “Chi commercia le armi commercia la morte insultando il nome di Dio”

Awali – Fratellanza e preghiere. Queste devono essere le sole armi che le religioni, e ogni uomo credente, sia esso cristiano, musulmano o di un altro credo, devono usare. E’ il messaggio che ripete Papa Francesco nel grande cortile della moschea del “Sakhir Royal Palace” ad Awali, in Bahrein, dove incontra il Muslim Council of Elders.

“Non dobbiamo lasciarci tentare da altri strumenti, da scorciatoie indegne dell’Altissimo, il cui nome di Pace è insultato da quanti credono nelle ragioni della forza, alimentano la violenza, la guerra e il mercato delle armi, ‘il commercio della morte’ che attraverso somme di denaro sempre più ingenti sta trasformando la nostra casa comune in un grande arsenale”, ammonisce severamente il Santo Padre, sottolineando come ci siano “trame oscure” e “dolorose contraddizioni dietro a tutto questo!”.

Con uno sguardo alla situazione in Ucraina e nello Yemen, il pensiero del Papa va a quelle persone che “si vedono costrette a migrare dalla propria terra a causa di conflitti foraggiati dall’acquisto a prezzi contenuti di armamenti datati, per venire poi individuate e respinte presso altre frontiere attraverso apparecchiature militari sempre più sofisticate. E così la speranza viene uccisa due volte! Ebbene, davanti a questi scenari tragici, mentre il mondo insegue le chimere della forza, del potere e del denaro, noi siamo chiamati a ricordare, con la saggezza degli anziani e dei padri, che Dio e il prossimo vengono prima di ogni altra cosa, che solo la trascendenza e la fratellanza ci salvano”.

Secondo il Pontefice, è compito delle religioni “dissotterrare queste fonti di vita, altrimenti il deserto dell’umanità sarà sempre più arido e mortifero. Soprattutto, sta a noi testimoniare, più coi fatti che con le parole, che crediamo in questo, in queste due verità. Abbiamo una grande responsabilità davanti a Dio e davanti agli uomini e dobbiamo essere modelli esemplari di quanto predichiamo, non solo presso le nostre comunità e a casa nostra, non basta più, ma nel mondo unificato e globalizzato. Non possiamo avere a cuore soltanto ‘i nostri’ ma, sempre più uniti, dobbiamo rivolgerci all’intera comunità umana che abita la Terra”.

Francesco ribadisce poi che Dio, sia quello in cui credono i cristiani che i musulmani, è “il Dio della pace” e “mai conduce alla guerra, mai incita all’odio, mai asseconda la violenza. E noi, che crediamo in Lui, siamo chiamati a promuovere la pace attraverso strumenti di pace, come l’incontro, le trattative pazienti e il dialogo, che è l’ossigeno della convivenza comune”.

Vengo a voi come credente in Dio, come fratello e pellegrino di pace. Vengo a voi per camminare insieme, nello spirito di Francesco di Assisi, il quale era solito dire: «La pace che annunziate con la bocca, abbiatela ancor più copiosa nei vostri cuori» (Leggenda dei tre compagni, XIV,5: FF 1469). Mi ha colpito vedere come in queste terre sia consuetudine, nell’accogliere un ospite, non solo stringergli la mano, ma anche portarsi la mano al cuore in segno di affetto. Come a dire: la tua persona non rimane a me distante, entra nel mio cuore, nella mia vita. Porto anch’io la mano al cuore con rispettoso affetto, guardando ciascuno di voi e benedicendo l’Altissimo per la possibilità di incontrarci.

Per Francesco oggi, cristiani e musulmani hanno “sempre più bisogno di incontrarci, di conoscerci e di prenderci a cuore, di mettere la realtà davanti alle idee e le persone prima delle opinioni, l’apertura al Cielo prima delle distanze in Terra: un futuro di fraternità davanti a un passato di ostilità, superando i pregiudizi e le incomprensioni della storia in nome di Colui che è Fonte di Pace”. “D’altronde, come potranno i fedeli di religioni e culture diverse convivere, accogliersi e stimarsi a vicenda se noi restiamo estranei gli uni agli altri?”, si domanda il Papa.

“I mali sociali e internazionali, quelli economici e personali, nonché la drammatica crisi ambientale che caratterizza questi tempi provengono dall’allontanamento da Dio e dal prossimo – ammonisce il Santo Padre -. Noi, dunque, abbiamo un compito unico, imprescindibile, quello di aiutare a ritrovare queste sorgenti di vita dimenticate, di riportare l’umanità ad abbeverarsi a questa saggezza antica, di riavvicinare i fedeli all’adorazione del Dio del cielo e agli uomini per i quali Egli ha fatto la terra”.

“Tutti si pongono, almeno nel segreto del cuore, le medesime grandi domande: chi è l’uomo, perché il dolore, il male, la morte, l’ingiustizia, cosa c’è dopo questa vita? – prosegue il Papa – In molti, anestetizzati da un materialismo pratico e da un consumismo paralizzante, gli stessi quesiti giacciono assopiti, mentre in altri vengono messi a tacere dalle piaghe disumane della fame e della povertà”.

Ma “tra i motivi dell’oblio di quello che conta”, precisa Francesco, “non si annoveri però la nostra incuria, lo scandalo di impegnarci in altro e non nell’annunciare il Dio che dà pace alla vita e la pace che dà vita agli uomini. Fratelli e sorelle, sosteniamoci in questo, diamo seguito al nostro incontro odierno, camminiamo insieme! Saremo benedetti dall’Altissimo e dalle creature più piccole e deboli che Egli predilige: dai poveri, dai bambini e dai giovani, che dopo tante notti oscure attendono il sorgere di un’alba di luce e di pace”, conclude. E dopo aver salutato i presenti, il Pontefice lascia la moschea per raggiungere la cattedrale di Nostra Signora d’Arabia, per la preghiera ecumenica per la pace, ultimo appuntamento di questo secondo giorno di viaggio apostolico in Bahrein. (Foto © Vatican Media)

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