Il grido del Papa da Kinshasa: “Basta sfruttare o saccheggiare: giù le mani dall’Africa”

31 gennaio 2023 | 20:34
Share0
Il grido del Papa da Kinshasa: “Basta sfruttare o saccheggiare: giù le mani dall’Africa”
Il grido del Papa da Kinshasa: “Basta sfruttare o saccheggiare: giù le mani dall’Africa”
Il grido del Papa da Kinshasa: “Basta sfruttare o saccheggiare: giù le mani dall’Africa”
Il grido del Papa da Kinshasa: “Basta sfruttare o saccheggiare: giù le mani dall’Africa”
Il grido del Papa da Kinshasa: “Basta sfruttare o saccheggiare: giù le mani dall’Africa”
Il grido del Papa da Kinshasa: “Basta sfruttare o saccheggiare: giù le mani dall’Africa”

Dal giardino del Palais de la Nation” di Kinshasa, Papa Francesco tuona contro l’Occidente colonizzatore: “L’Africa sia protagonista del suo destino! Il mondo faccia memoria dei disastri compiuti lungo i secoli a danno delle popolazioni locali e non dimentichi questo Paese e questo Continente. L’Africa, sorriso e speranza del mondo, conti di più: se ne parli maggiormente, abbia più peso e rappresentanza tra le Nazioni!”

Kinshasa – “Giù le mani dalla Repubblica Democratica del Congo, giù le mani dall’Africa! Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare. L’Africa sia protagonista del suo destino!”.

Un grido d’accusa contro l’Occidente colonizzatore: inizia così il 40mo Viaggio Apostolico di Papa Francesco, atterrato poco prima delle 15 a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, dove vi resterà per tre giorni prima di partire alla volta del Sud Sudan.

“Il mondo faccia memoria dei disastri compiuti lungo i secoli a danno delle popolazioni locali e non dimentichi questo Paese e questo Continente. L’Africa, sorriso e speranza del mondo, conti di più: se ne parli maggiormente, abbia più peso e rappresentanza tra le Nazioni!”, dice ancora Francesco nel primo degli otto discorsi previsti, pronunciato nel giardino del “Palais de la Nation” alla presenza delle Autorità locali, della Società Civile e del Corpo Diplomatico.

Francesco elogia le bellezze naturali del Paese, mettendo subito in evidenza come questa terra sia intrisa di sangue: “Se la geografia di questo polmone verde è tanto ricca e variegata, la storia non è stata altrettanto generosa: tormentata dalla guerra, la Repubblica Democratica del Congo continua a patire entro i suoi confini conflitti e migrazioni forzate, e a soffrire terribili forme di sfruttamento, indegne dell’uomo e del creato. Questo Paese immenso e pieno di vita, questo diaframma d’Africa, colpito dalla violenza come da un pugno nello stomaco, sembra da tempo senza respiro”. Il Santo Padre fa sue le parole del presidente congolese Félix Antoine Tshisekedi Tshilombo, che poco prima aveva parlato di un “genocidio dimenticato”.

La guerra, in realtà, è stata al centro della giornata del Papa fin dall’alba, quando, prima di lasciare il Vaticano ha incontrato a Santa Marta un gruppo di rifugiati provenienti proprio dal Congo e dal Sud Sudan. Giunto all’aeroporto di Fiumicino, fa fermare l’auto per pregare davanti al Monumento ai Caduti di Kindu, i 13 aviatori italiani uccisi in Congo l’11 novembre 1961 (leggi qui).

“Io vengo a voi – spiega Bergoglio -, nel nome di Gesù, come pellegrino di riconciliazione e di pace. Ho tanto desiderato essere qui e finalmente giungo a portarvi la vicinanza, l’affetto e la consolazione di tutta la Chiesa, e a imparare dal vostro esempio di pazienza, di coraggio e di lotta”. Paragona quindi “la luminosa bellezza di questa terra” a un “diamante”. Pietre preziose comunemente rare che proprio “qui abbondano. Se ciò vale per le ricchezze materiali nascoste sotto terra, vale a maggior ragione per quelle spirituali racchiuse nei cuori. Ed è proprio a partire dai cuori che la pace e lo sviluppo restano possibili perché, con l’aiuto di Dio, gli esseri umani sono capaci di giustizia e di perdono, di concordia e di riconciliazione, di impegno e di perseveranza nel mettere a frutto i talenti ricevuti”.

E ammonisce: “Dall’inizio del mio viaggio desidero dunque rivolgere un appello: ciascun congolese si senta chiamato a fare la propria parte! La violenza e l’odio non abbiano più posto nel cuore e sulle labbra di nessuno, perché sono sentimenti antiumani e anticristiani, che paralizzano lo sviluppo e riportano indietro, a un passato oscuro”.

Quindi tuona contro quell’Occidente colonizzatore che ha ideato il “motto che esce dall’inconscio di tante culture e tanta gente: ‘L’Africa va sfruttata’, questo è terribile! Dopo quello politico, si è scatenato infatti un ‘colonialismo economico’, altrettanto schiavizzante. Così questo Paese, ampiamente depredato, non riesce a beneficiare a sufficienza delle sue immense risorse: si è giunti al paradosso che i frutti della sua terra lo rendono ‘straniero’ ai suoi abitanti. Il veleno dell’avidità ha reso i suoi diamanti insanguinati. È un dramma davanti al quale il mondo economicamente più progredito chiude spesso gli occhi, le orecchie e la bocca”.

Da qui il grido “Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare. L’Africa sia protagonista del suo destino! Il mondo faccia memoria dei disastri compiuti lungo i secoli a danno delle popolazioni locali e non dimentichi questo Paese e questo Continente. L’Africa, sorriso e speranza del mondo, conti di più: se ne parli maggiormente, abbia più peso e rappresentanza tra le Nazioni!”.

Il Pontefice auspica “una diplomazia dell’uomo per l’uomo, dei popoli per i popoli, dove al centro non vi siano il controllo delle aree e delle risorse, le mire di espansione e l’aumento dei profitti, ma le opportunità di crescita della gente. Guardando a questo popolo, si ha l’impressione che la Comunità internazionale si sia quasi rassegnata alla violenza che lo divora. Non possiamo abituarci al sangue che in questo Paese scorre ormai da decenni, mietendo milioni di morti all’insaputa di tanti”.

Tornando poi all’immagine del diamante, il Santo Padre fa notare come esso sia costituito da “semplici atomi di carbonio i quali però, se legati diversamente tra loro, formano la grafite: in pratica, la differenza tra la luminosità di un diamante e l’oscurità della grafite è data dal modo in cui i singoli atomi sono disposti all’interno del reticolo cristallino. Fuor di metafora, il problema non è la natura degli uomini o dei gruppi etnici e sociali, ma il modo in cui si decide di stare insieme: la volontà o meno di venirsi incontro, di riconciliarsi e di ricominciare segna la differenza tra l’oscurità del conflitto e un avvenire luminoso di pace e prosperità”.

Il questa prospettiva è importante il ruolo delle religioni che, precisa Bergoglio, “sono chiamate a contribuirvi, nel quotidiano sforzo di rinunciare a ogni aggressività, proselitismo e costrizione, mezzi indegni della libertà umana. Quando si degenera nell’imporsi, andando a caccia di seguaci in modo indiscriminato, con l’inganno o con la forza, si saccheggia la coscienza altrui e si voltano le spalle al vero Dio”.

Un monito poi per le Autorità che lo applaudono: “Chi detiene responsabilità civili e di governo è dunque chiamato a operare con limpidezza cristallina, vivendo l’incarico ricevuto come un mezzo per servire la società. Il potere, infatti, ha senso solo se diventa servizio. Quant’è importante operare con questo spirito, fuggendo l’autoritarismo, la ricerca di guadagni facili e l’avidità del denaro”. “Non ci si lasci manipolare né tantomeno comprare da chi vuole mantenere il Paese nella violenza, per sfruttarlo e fare affari vergognosi: ciò porta solo discredito e vergogna, insieme a morte e miseria. Fa bene invece accostarsi alla gente, per rendersi conto di come vive. Le persone si fidano quando sentono che chi le governa è realmente vicino, non per calcolo né per esibizione, ma per servizio”, aggiunge il Papa, che mette in luce anche la problematica della scolarizzazione: “L’educazione è fondamentale: è la via per il futuro, la strada da imboccare per raggiungere la piena libertà di questo Paese e del Continente africano. In essa è urgente investire, per preparare società che saranno consolidate solo se ben istruite, autonome solo se pienamente consapevoli delle proprie potenzialità e capaci di svilupparle con responsabilità e perseveranza. Ma tanti bambini non vanno a scuola: quanti, anziché ricevere una degna istruzione, vengono sfruttati! Troppi muoiono, sottoposti a lavori schiavizzanti nelle miniere. Non si risparmino sforzi per denunciare la piaga del lavoro minorile e porvi fine. Quante ragazze sono emarginate e violate nella loro dignità! I bambini, le fanciulle, i giovani sono il presente di speranza, sono la speranza: non permettiamo che venga cancellata, ma coltiviamola con passione!”.

Terminato l’incontro, il Papa fa rotta verso la Nunziatura Apostolica, dove soggiornerà in questi giorni. Domani è atteso all’Aeroporto di N’dolo, situato sulle rive del fiume Funa. Qui, alle ore 9, celebrerà messa (in lingua francese e lingala), secondo il Messale romano per le diocesi dello Zaire, per la pace e la giustizia. (Foto © Vatican Media)

Il Faro online – Clicca qui per leggere tutte le notizie di Papa & Vaticano
ilfaroonline.it è su TELEGRAM. Per iscriverti al canale Telegram con solo le notizie di Papa & Vaticano, clicca su questo link.
ilfaroonline.it è anche su GOOGLE NEWS. Per essere sempre aggiornato sulle nostre notizie, clicca su questo link e seleziona la stellina in alto a destra per seguire la fonte