IL FATTO

Civitavecchia, il racconto dei migranti: “Guerra, torture e violenza: così siamo scappati dalla Libia”

20 febbraio 2023 | 11:43
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Civitavecchia, il racconto dei migranti: “Guerra, torture e violenza: così siamo scappati dalla Libia”

Molti naufraghi hanno raccontato ai soccorritori di essere stati reclusi arbitrariamente in Libia dove hanno subìto violenze

Civitavecchia – Si sono concluse le operazioni di sbarco, nel porto di Civitavecchia, delle 156 persone soccorse in mare dalla nave Life Support di Emergency il 16 febbraio scorso. I naufraghi provengono da Bangladesh, Pakistan, Sudan, Eritrea, Egitto, Gambia, Chad, Camerun, Senegal Mali, Nigeria, Costa d’Avorio e Guinea Konakri.

Tra di loro ci sono due donne (di cui una madre di tre bambini tra i 7 e i 10 anni) e 28 minori non accompagnati.

Molti naufraghi hanno raccontano ai soccorritori di essere stati reclusi arbitrariamente in Libia dove hanno subìto violenze.

Oggi è il primo giorno della mia vita – commenta Iusef, uno degli uomini soccorsi, che sul corpo ha i segni delle violenze subite in Libia -. Non volevo passare la mia vita a fare il soldato e far la guerra per cui ho lasciato il mio Paese dopo aver terminato le scuole superiori. Mio fratello minore ha deciso di partire con me ma purtroppo in Libia siamo stati divisi e ora non ho idea di dove sia”.

Tra i minori non accompagnati presenti a bordo anche Keda che racconta di avere “viaggiato solo per due anni”. “Sapevo che non c’era nessuno ad aiutarmi e che ero l’unico che si sarebbe preso cura di me. Molte volte ho pensato ai miei genitori, rimasti in Nigeria. Adesso mi sento addosso un’enorme responsabilità, la mia famiglia ha fatto enormi sacrifici per farmi arrivare fin qui e io ora farò altrettanto per loro”, aggiunge.

“Facciamo notare che in questo momento non c’è nessuna nave della società civile che possa prestare soccorso alle imbarcazioni in difficoltà nel Mediterraneo dei migranti che scappano dalle guerre. Noi stiamo già preparando la prossima missione, partiremo mercoledì da Civitavecchia per dirigerci verso la zona delle acque internazionali di fronte alla Libia”. Così il capo missione della nave Life Support di Emergency, Manuele Nannini, il quale spiega che “le operazioni di sbarco a Civitavecchia stanno andando bene, c’è un’ottima cooperazione tra Emergency e le autorità locali. I 156 naufraghi stanno tutti bene, c’erano tra di loro c’erano tre bambini e una trentina di minori non accompagnati. Chi aveva bisogno di cure mediche è stato attenzionato dai nostri sanitari e per fortuna non abbiamo avuto nessun caso grave. Purtroppo però in molti di loro sono evidenti i segni di tortura e delle sofferenze subite in Libia, mi viene in mente la storia di un ragazzo a cui è stata completamente fracassata la mandibola nei lager delle prigioni libiche, non parla bene e soprattutto non riesce a mangiare. Negli occhi di tutti c’è il dolore degli ultimi anni passati in Libia e il motivo per cui hanno deciso di scappare”. (Fonte: Ansa)

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