L'intervento |
Papa & Vaticano
/

Pedofilia, il mea culpa del Papa: “Non aver fatto ciò che avremmo dovuto ha scandalizzato”

5 maggio 2023 | 13:05
Share0
Pedofilia, il mea culpa del Papa: “Non aver fatto ciò che avremmo dovuto ha scandalizzato”

Il Pontefice incontra in Vaticano la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, Bergoglio: “E’ il momento di riparare al danno fatto. L’incapacità di agire correttamente per fermare questo male e di venire in aiuto alle sue vittime ha deturpato la nostra stessa testimonianza dell’amore di Dio”

Città del Vaticano – “Non aver fatto ciò che avremmo dovuto, soprattutto da parte dei leader della Chiesa, ha scandalizzato molti, e negli ultimi anni la consapevolezza di questo problema si è estesa a tutta la Comunità cristiana”.

Nella lotta alla pedofilia nella Chiesa, Papa Francesco fa nuovamente mea culpa. Consapevole che la piaga degli abusi è ancora sanguinante, proprio oggi che in Italia ricorre la Giornata Nazionale contro la Pedofilia e la Pedopornografia, il Pontefice incontra i membri della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, l’organismo della Curia Romana istituito proprio da Bergoglio nel marzo del 2014, appena un anno dopo la sua elezione. Da allora molte cose sono successe e molti i cambiamenti che si sono susseguiti, a partire dalle tante lettere di perdono e pentimento scritte dal Pontefice argentino (leggi qui), passando per il summit contro la pedofilia (leggi qui) fino all’abolizione del segreto pontificio (leggi qui) e all’obbligo per preti e vescovi di denunciare (leggi qui).

L’elenco sarebbe in realtà molto più lungo. Tanto è stato fatto in questi anni da Papa Francesco per tentare di fermare questa ferita sanguinante della Chiesa. Ma per andare avanti bisogna “fermarci un momento a riflettere sul passato”, afferma il Papa.

“L’abuso sessuale di minori da parte del clero e la sua cattiva gestione da parte dei leader ecclesiastici sono stati una delle sfide più grandi per la Chiesa del nostro tempo. La crisi degli abusi sessuali è particolarmente grave per la Chiesa perché mina la sua capacità di abbracciare in pienezza la presenza liberatrice di Dio e di esserne testimone”, ammonisce Bergoglio, che aggiunge: “L’incapacità di agire correttamente per fermare questo male e di venire in aiuto alle sue vittime ha deturpato la nostra stessa testimonianza dell’amore di Dio. Nel Confiteor noi chiediamo perdono non solo per i torti commessi, ma anche per il bene che non abbiamo fatto. Può essere facile dimenticare i peccati di omissione, perché in un certo senso sembrano meno reali; ma essi sono molto concreti e feriscono la comunità quanto gli altri, se non di più”.

Poi, il mea culpa, l’ennesimo: “Non aver fatto ciò che avremmo dovuto, soprattutto da parte dei leader della Chiesa, ha scandalizzato molti, e negli ultimi anni la consapevolezza di questo problema si è estesa a tutta la Comunità cristiana”. Allo stesso tempo, però, fa notare Francesco, “non siamo rimasti in silenzio o inattivi”. Bergoglio ricorda che recentemente ha confermato il Motu Proprio Vos estis lux mundi, che ora è un regolamento permanente (leggi qui). Bergoglio pone l’accento sull’articolo 2, nel quale si sollecita la predisposizione di luoghi per l’accoglienza delle accuse e la cura di coloro che dicono di essere stati danneggiati: “Sicuramente ci sono miglioramenti che vi si possono apportare sulla base dell’esperienza, con le Conferenze Episcopali e i singoli Vescovi”.

Oggi nessuno può dire onestamente di non essere toccato dalla realtà degli abusi sessuali nella Chiesa.

Nella lotta alla pedofilia, il Papa chiede di “teneste a mente tre principi, considerandoli come parte di una spiritualità di riparazione”.

“In primo luogo, laddove la vita è stata ferita, siamo chiamati a ricordare il potere creativo di Dio di far emergere la speranza dalla disperazione e la vita dalla morte”. E ammonisce: “Il terribile senso di perdita provato da tanti a causa degli abusi può sembrare a volte troppo pesante da sopportare. Anche i leader della Chiesa, che condividono un comune senso di vergogna per l’incapacità di agire, sono stati sminuiti, e la nostra stessa capacità di predicare il Vangelo è stata ferita. Ma il Signore può ridare vita alle ossa inaridite. Perciò anche quando il cammino da percorrere è arduo e faticoso, vi esorto a non bloccarvi, a continuare a tendere la mano, a cercare di infondere fiducia in coloro che incontrate e che condividono con voi questa causa comune. Non scoraggiatevi quando sembra che poco stia cambiando in meglio. Perseverate, andate avanti!”.

In secondo luogo, “l’abuso sessuale ha portato lacerazioni nel nostro mondo e non solo nella Chiesa. Tante vittime rimangono avvilite per il fatto che un abuso avvenuto molti anni fa crea ancora oggi ostacoli e spaccature nelle loro vite. Le conseguenze degli abusi possono verificarsi tra coniugi, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, tra amici e colleghi. Le comunità sono sconvolte; la natura insidiosa dell’abuso abbatte e divide le persone, nel loro cuore e tra di loro”. Eppure, fa notare Francesco, “la nostra vita non è destinata a rimanere divisa. Ciò che si è infranto non deve rimanere a pezzi. Laddove dunque la vita si è spezzata, vi chiedo di contribuire concretamente a ricongiungerne i pezzi, nella speranza che quanto è frantumato si possa ricomporre”.

Il Papa racconta che recentemente ha incontrato un gruppo di sopravvissuti da abusi, che hanno chiesto di incontrare la direzione dell’istituto religioso che gestiva la scuola da loro frequentata circa 50 anni fa: “Ne parlo perché loro l’hanno riferito apertamente. Erano tutte persone anziane e alcune di loro, consapevoli dello scorrere veloce del tempo, hanno espresso il desiderio di vivere in pace gli ultimi anni della vita. E la pace, per loro, significava riprendere la relazione con la Chiesa che li aveva offesi, volevano chiudere non solo con il male subito, ma anche con le domande che da allora portavano dentro di sé. Volevano essere ascoltati, creduti, volevano qualcuno che li aiutasse a capire. Abbiamo parlato insieme e hanno avuto il coraggio di aprirsi”.

Francesco racconta di essere rimasto colpito dalle parole della figlia di uno degli abusati, che ha parlato dell’impatto che l’esperienza del padre ha avuto su tutta la loro famiglia: “Riparare i tessuti lacerati della storia è un atto redentivo. Questa è la via della riparazione e della redenzione: la via della croce di Cristo. Nel caso specifico, posso dire che per questi sopravvissuti c’è stato un vero dialogo durante gli incontri, al termine dei quali hanno detto di essersi sentiti accolti da fratelli e di aver recuperato un senso di speranza per il futuro”.

In terzo luogo, il Papa esorta “a coltivare in voi il rispetto e la gentilezza di Dio”. Ora, tuona Bergoglio, “è il momento di rimediare al danno fatto alle generazioni che ci hanno preceduto e a coloro che continuano a soffrire. Questa stagione pasquale è segno che si prepara per noi un nuovo tempo, una nuova primavera fecondata dal lavoro e dalle lacrime condivisi con chi ha patito. Per questo è importante che non smettiamo mai di andare avanti”.

Voi impegnate le vostre capacità e la vostra competenza per contribuire a riparare una terribile piaga della Chiesa, mettendovi a servizio delle diverse Chiese particolari. Dalla vita ordinaria di una diocesi nelle sue parrocchie e nel suo seminario, alla formazione dei catechisti, degli insegnanti e di altri operatori pastorali, l’importanza della tutela dei minori e delle persone fragili dev’essere una norma per tutti; e in questo senso, nella vita religiosa e apostolica, la novizia di clausura deve attenersi agli stessi standard ministeriali del fratello anziano che ha passato una vita intera a insegnare ai giovani.

Per il Pontefice, “i principi del rispetto della dignità di tutti, della buona condotta e di uno stile di vita sano devono diventare una norma universale, indipendentemente dalla cultura e dalla situazione economica e sociale delle persone. Tutti i ministri della Chiesa devono mostrarli nel servire i fedeli, e a loro volta devono essere trattati con rispetto e dignità da chi guida la comunità. Del resto, una cultura della tutela avrà luogo solo se ci sarà una conversione pastorale in tal senso tra i suoi leader”.

Infine, il Papa si è detto contento dei piani approntati per affrontare le disuguaglianze all’interno della Chiesa, in termini di formazione e di servizio alle vittime, in Africa, Asia e America Latina: “Non è giusto che le aree più prospere del pianeta possano contare su programmi di tutela ben formati e ben finanziati, in cui le vittime e le loro famiglie sono rispettate, mentre coloro che vivono in altre parti del mondo soffrono in silenzio, magari respinti o stigmatizzati quando cercano di farsi avanti per raccontare gli abusi subiti. Anche in quest’ambito, la Chiesa deve sforzarsi di diventare un esempio di accoglienza e di buon modo di agire”.

“L’impegno per migliorare le linee guida e gli standard di comportamento del clero e dei religiosi deve continuare. Mi aspetto di ricevere informazioni su questo impegno e un rapporto annuale su ciò che ritenete stia funzionando bene e su ciò che non funziona, in modo da poter apportare le opportune modifiche”, conclude Francesco. (Foto © Vatican Media)

Il Faro online, il tuo quotidiano sempre con te –  Clicca qui per leggere tutte le notizie di Papa & Vaticano
ilfaroonline.it è su TELEGRAM. Per iscriverti al canale Telegram con solo le notizie di Papa & Vaticano, clicca su questo link.
ilfaroonline.it è anche su GOOGLE NEWS. Per essere sempre aggiornato sulle nostre notizie, clicca su questo link e seleziona la stellina in alto a destra per seguire la fonte