Il Fatto

Ostia. Svolta nel delitto di via del Sommergibile: preso il presunto killer. Dietro l’omicidio la “lotta” per una casa popolare

8 giugno 2023 | 11:17
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L’auto del presunto killer era quella che i carabinieri trovarono poche ore dopo il delitto in via Bignami a Fiumicino piena di armi

Ostia – Svolta nell’omicidio di Francesco Vallo, ucciso a colpi di pistola nell’androne di casa a via del Sommergibile, a Ostia, a febbraio. In queste ore, infatti, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Ostia hanno arrestato il presunto killer: sull’uomo pendono le accuse di di omicidio aggravato e porto illegale di armi.

Il provvedimento, emesso dal G.I.P, arriva al termine di una lunga indagine, avviata nel febbraio 2023, dopo la brutale uccisione di Vallo, freddato nella tarda serata del 2 febbraio 2023 nell’androne del palazzo di via del Sommergibile 29 (leggi qui).

Secondo la ricostruzione dei fatti emersa dall’attività investigativa, condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Ostia coordinati dalla Procura di Roma, nel pomeriggio del 2 febbraio l’indagato avrebbe avuto una violenta lite con la vittima, culminata poche ore dopo con l’esplosione di tredici colpi di pistola a distanza ravvicinata, undici dei quali andati a segno.

Nelle fasi immediatamente successive all’omicidio, il presunto responsabile si sarebbe dato alla fuga a bordo della vettura intestata alla ex convivente e, una volta rientrato nel comune di Fiumicino, avrebbe abbandonato il veicolo a distanza dalla sua abitazione.

Dopo una breve ricerca, gli operanti hanno trovato l’auto, con all’interno diverse armi (in particolare, 6 pistole), materiale esplodente, documenti falsi, uniformi e falsi tesserini di riconoscimento dell’Arma dei Carabinieri (leggi qui). Per tali fatti, l’uomo era stato arrestato in flagranza di reato e condotto presso la casa circondariale di Civitavecchia.

Durante l’indagine, condotta anche con il supporto del Reparto Investigazioni Scientifiche Carabinieri di Roma, è stato possibile delineare anche il movente, riconducibile a dissidi tra la ex convivente dell’indagato e la vittima per l’occupazione di un alloggio popolare di Roma, in via Guido Vincon 22, culminati poi, la sera del 2 febbraio, con l’efferato delitto.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio

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