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Gigi Buffon si ritira: il Campione del Mondo dice basta al calcio giocato a 45 anni

2 agosto 2023 | 16:58
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Gigi Buffon si ritira: il Campione del Mondo dice basta al calcio giocato a 45 anni

Gigi Buffon appende i guantoni al chiodo dopo quasi 30 anni di carriera. Dagli esordi al Parma al trionfo di Berlino, la storia del numero 1 Azzurro

Roma – Sembrava una storia destinita a non finire mai, quella tra Gianluigi Buffon e la “sua” porta. Ma quando qualcosa inizio, può (anzi, nel calcio deve) avere una fine. E’ per questo che il Campione del Mondo ha deciso di appendere i guantoni al chiodo all’età di 45 anni.

E’ stato lui stesso ad annunciarlo sui social media: “È tutto gente! Mi hai dato tutto. Ti ho dato tutto. L’abbiamo fatto insieme” ha scritto, chissà se con qualche lacrima di commozione, riguardando il video allegato delle sue gesta.

That's all folks!
You gave me everything.
I gave you everything.
We did it together. pic.twitter.com/bGvIDsoFsG

— Gianluigi Buffon (@gianluigibuffon) August 2, 2023

Immediatamente dopo, in tantissimi sono corsi sui social media per lanciare il proprio ricordo, saluto, pensiero. Tra cui la Juventus che, sul proprio sito ufficiale, gli ha dedicato un lungo articolo di ringraziamento oltre che un video celebrativo: “Oggi, ancora una volta, tiringraziamo, sapendo che questo è uno di quei momenti che verranno ricordati nella storia del calcio. Perché non sei semplicemente stato il più forte, hai fatto di più. Hai dato un volto a un ruolo, sei diventato IL portiere” si legge. Chiunque volesse leggerlo nel dettaglio, può cliccare qui.

Ma anche l’account Twitter ufficiale della Nazionale ha voluto, con un semplice “Grazie” omaggiare il Campione del Mondo. Poche parole, ma efficaci. Dritte al cuore.

Buffon, il saluto della Nazionale

Gigi Buffon: dal Parma alla Juve, tra successi e dolori

Gigi Buffon iniziò la sua carriera, come detto, al Parma nel 1995, e lì rimarrà fino

Un giovanissimo Gianluigi Buffon (Foto: Twitter @Azzurri)

al 2001. Con uno score di 168 partite giocate. Chiunque, già ai tempi, poteva notare come si avesse davanti un futuro campione. In questi anni Buffon ebbe l’occasione di scontrarsi con alcuni dei più grandi giocatori esistenti, che o si avviavano verso il viale del tramonto o, al contrario, pronti ad esplodere? Qualche nome? Due su tutti: Alessandro Del Piero e Francesco Totti, con cui è legato profondi rapporti di amicizia ancora oggi. E non è difficile da credere dopo aver passato una carriera “insieme”, in un modo o nell’altro.

Una chicca: in pochi lo ricordano, ma il portierone della Nazionale nel 1999 alzò la Coppa Uefa al cielo proprio con il Parma. Squadra con cui alzò anche la sua prima Coppa Italia nel 1999.

Il grande salto arrivò nel 2001 quando la Juventus lo acquistò per circa 105 miliardi di lire, una cifre monstre a quei tempi. Un record oneroso che solo l’acquisto di Gonzalo Higuain pari a 90 milioni di euro (molti anni dopo) riuscì a superare. La società bianconera lo mise, da subito, al centro del progetto.

Gigi Buffon con la maglia della Juventus (Foto: juventus.com)

Un percorso, come si sa, fatto di grandi successi ma anche di grandi dolori. Come quando la Juventus, nel 2006, venne retrocessa in Serie B a causa dello scandalo Calciopoli, che come un terremoto distrusse il calcio italiano. Un terremoto che ai bianconeri costò anche la revoca dello Scudetto ottenuto nel 2005. Ma nonostante ciò Buffon non smetterà mai di sentirsi legato in maniera viscerale alla Juve, in cui rimarrà anche nell’anno di Serie Cadetta. Vincendola senza difficoltà, ovviamente.

Il palmares? 9 Scudetti (sarebbero 10, ma come detto uno è stato revocato), 5 Coppe Italia e 6 Supercoppe. Trofei, vinti anche (se non soprattutto) grazie ai suoi miracoli, alla sua capacità di guidare la difesa, alla sua leadership. Il dolore (sportivo, questa volta) più grande? Non c’è dubbio che siano le 3 finali di Champions League perse: la prima contro il Milan ai rigori nel 2003, la seconda contro il Barcellona che s’impose nel 2015. L’ultima, quella più dolorosa, persa contro il Real Madrid nel 2018. Ed è questo il grande tassello mancante in una carriera straordinaria: Buffon non è mai riuscito ad

Buffon nella finale di Champions League 2003

alzare la Coppa dalle Grandi Orecchie, una mancanza da molti fatta sempre “pesare”. Ma la Champions League, si sa, è una delle competizioni in cui contano più fattori: bravura, condizione fisica, fortuna. Non è un caso che tanti altri giocatori fenomenali non siano mai riusciti ad alzare quella Coppa.

Parentesi al Psg e ritorni a Torino e Parma

Buffon lasciò la Juventus nel 2018 in quello che sembrava, a tutti gli effetti, un addio con tanto di giro di campo e standing ovation. Appunto, sembrava

Ad ogni modo, il portierone cedette alle avances di Parigi e decise di accettare l’offerta del Paris Saint-Germain. Con l’obiettivo di alzare la tanto decantata Champions League alla veneranda età di 40 anni. La “trasferta” francese non va però così bene. In continua

Buffon con la maglia del PSG (Foto: en.psg.fr)

competizione con il giovane Alphonse Areola e soprattutto “causa”, in parte, dell’eliminazione precoce del Psg in Champions di quell’anno. Un brutto errore contro il Manchester United agli ottavi di finale diede il via alla rimonta dei Reds, che poi riuscirono a trionfare. Insomma, un’esperienza non indimenticabile dove però, almeno, vinse un Campionato di Francia.

“Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi, poi ritornano” cantava Antonello Venditti e chissà che Buffon non l’abbia effettivamente ascoltata. Scottato dall’esperienza a Parigi, Buffon decise di fare il suo ritorno alla Juventus, seppur con un ruolo più marginale (in fondo l’età avanza per tutti…). Accettò, infatti, di fare il vice di Sczesny, a quei tempi difficilmente sostituibile. Si ritagliò il suo spazio, come effettivamente voleva, e riuscì ad aggiungere al suo palmares altri trofei: nei 3 anni di “nuova” permanenza vinse Scudetto, Supercoppa e Coppa Italia.

Lascerà di nuovo il club bianconero nel 2021 per tornare a dove tutto iniziò. Tornò infatti al Parma, ormai relegata tra Serie A e B e lontani sembrano i tempi delle vittorie in Europa. Ma ciò a Buffon non importò: lì ha scoperto una nuova giovinezza. Idolo dei tifosi e leader della squadra, è stato grande protagonista della cavalcata ai playoff, dove però non è stato raggiunto il tanto agognato ritorno in Serie A. Tutto questo fino ad arrivare ad oggi, data ormai ufficiale del ritiro.

Il trionfo di Berlino

C’è stata un’altra enorme costante nella sua carriera: il suo sentirsi un tutt’uno con la maglia Azzurra della Nazionale, di cui è stato colonna portante per decenni. e’ uno dei calciatori ad aver indossato più volte la maglia azzurra, ben 176 volte. E ne ha viste di tutte: grandi tonfi ma anche imprese, delusioni ma anche sorprese. E ciò che rimane nel cuore dei tifosi, ma forse di tutto il popolo italiano, è il Mondiale 2006. Edizione disputata in Germania con i padroni di casa grandi favoriti insieme a Brasile e Argentina, l’Italia non partì di certo con i favori del pronostico. L’infortunio di Totti mise a dura prova la tenuta della

Buffon con la Coppa del Mondo (Foto: Twitter @Azzurri)

Nazionale, le scorie di Calciopoli erano ancora troppo recenti e Lippi si trovò nell’occhio del ciclone di tifosi e stampa. Ma ciònonostante, la cavalcata Azzurra fu incredibile. E fu in quell’edizione che Buffon si aizzò come portiere più forte del mondo. Chiunque ricorda la sua semifinale contro la Germania, o la parata sul colpo di testa in finale di Zinedine Zidane, che consentì agli Azzurri di alzare al cielo la Coppa del Mondo per la quarta volta nella storia.

Dopo quel trionfo però tante sconfitte, in qualche caso anche clamorose: l’Italia non superò più nemmeno i gironi dei Mondiali e agli Europei non riuscimmo a trionfare in nessun’occasione. Fino a cadere nel baratro nel 2017 quando, perdendo con la Svezia, alla Coppa del Mondo di Russia 2018 non ci qualificammo neppure. L’anno dopo Buffon annunciò il suo ritiro dalla maglia Azzurra.

Insomma, una carriera sportiva straordinaria, costellata anche da qualche sregolatezza. In molti ricordano gli insulti all’arbitro Oliver durante un quarto di finale di Champions con il Real Madrid, o dichiarazioni discutibili sul gol fantasma di Muntari. Prendere o lasciare, Buffon è (o meglio, è stato) questo. E sono solo le cose più importanti…(Foto: figc.it)